NON E’ VERO CHE AL CUORE NON SI COMANDA

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Al cuore non si comanda? Forse non è così vero. Sembra infatti che il peso dell’approvazione o disapprovazione altrui sia molto maggiore di quanto non ci si aspetterebbe a prima vista. Il fatto più sorprendente è che non siamo attenti solo alle opinioni di parenti e amici, ma anche il pensiero di persone a noi completamente sconosciute ha un suo peso sulle nostre decisioni amorose. E, colmo dei colmi, il temperamento dei genitori ha addirittura un ruolo nell’arrivo, atteso o meno, di una cicogna in famiglia.

Insomma, in amore il nostro carattere ha un peso più “leggero” di quanto non immaginiamo, visto che in amore gli “ordini” degli estranei valgono anche più di quelli di amici di vecchia data, per non parlare dei familiari. La scoperta arriva dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’Indiana University, negli Usa. L’esperimento pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Evolution and Human Behavior” ha tutti i numeri per mettere in crisi le convinzioni dei romantici più incalliti. Gli scienziati hanno mostrato a due gruppi di volontari di ambo i sessi una video-clip di “corteggiamenti” virtuali. Gli esperti hanno notato una regola costante: uomini e donne si lasciavano guidare nella loro scelta dal parere di soggetti a loro del tutto estranei. Commenta Skyler Place, autore dello studio: “Solitamente le persone pensano che sia importante sapere cosa pensano amici e familiari del nostro lui o della nostra lei. Ma sorprendentemente abbiamo dimostrato che anche i completi estranei guidano la scelta”.

ARTICOLO COMPLETO AL SEGUENTE INDIRIZZO:
http://www.tgcom.mediaset.it/perlei/articoli/articolo483553.shtml

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

SE UNA RELAZIONE FINISCE SOFFRE DI PIU’ L’UOMO

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Le cose con il partner non funzionano e il menage va a rotoli? Non bisogna lasciarsi abbagliare dalle apparenze: anche se è più portato a fare la faccia dura e a tirare innanzi, è l’uomo quello che, dei due, a parità di situazioni soffre di più. E, soprattutto, è meno “attrezzato” ad affrontare e a gestire il suo dispiacere.

Lo afferma uno studio della Wake Forest University, negli Usa, che dimostra come i maschietti siano effettivamente più provati delle loro colleghe donne quando si trovano alle prese con la fine o con una crisi importante della loro love story. Tra le varie ragioni che mettono gli uomini in condizioni di svantaggio rispetto alle partner donne ci sono alcuni elementi legati al carattere: ad esempio gli uomini hanno maggiori difficoltà a confidarsi e condividere con altri i loro problemi, mentre le donne sono più naturalmente portate a farlo e sono più aperte con amici e familiari.

Secondo lo studio pubblicato sul Journal of Health and Social Behavior, gli uomini hanno anche una maggiore tendenza a lasciarsi andare e a “buttarsi giù”, da cui possono derivare problemi anche seri, come una maggiore frequenza nell’abuso di alcolici. In condizioni analoghe, invece, il disagio emotivo femminile particolarmente grave si manifesta con forme di depressione, spiega l’autore della ricerca, Robin Simon, mentre gli uomini hanno reazioni più problematiche. Al contrario, spiega ancora la ricerca, quando tutto fila liscio gli uomini sono quelli che traggono dal rapporto i maggiori benefici.

ARTICOLO COMPLETO AL SEGUENTE INDIRIZZO:

http://www.tgcom.mediaset.it/perlei/articoli/articolo483748.shtml

 

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L’UOMO SOFFRE DI PIU’ PER AMORE IN VACANZA

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Là dove il giudizio femminile è impietoso e parziale, la scienza riabilita il maschio innamorato: a sorpresa sarebbe lui il più incline a somatizzare la fine di una relazione. Stando ai risultati di una ricerca americana e di un sondaggio italiano, il sesso forte tanto forte poi non è, e la sua fragilità emerge tutta alla fine delle vacanze, condannando i cuori romantici al “mal d’amore”. Soprattutto quando a finire sono le relazioni nate nel periodo delle vacanze.

I primi a spezzare una lancia a favore dei maschi sono i ricercatori della Wake Forest University 1 del North Carolina, secondo cui sono proprio gli uomini a risentire maggiormente, a livello psichico, degli “alti e bassi” propri di una relazione. L’indagine, pubblicata sul Journal of Health and Social Behavior, ha preso in considerazione la salute mentale di mille giovani adulti di sesso maschile e femminile dai 18 ai 23 anni d’età, tutti non sposati. Secondo la sociologa che ha guidato lo studio, Anne Barrett, “gli uomini sono vittime di un fraintendimento di base: il malessere per un rapporto amoroso che va a rotoli lo esprimono in maniera non convenzionale. Ma nel loro intimo soffrono di più”. Questo anche perché, spiegano gli esperti, spesso la partner è l’unica persona con cui instaurano una relazione di confidenza e amicizia, mentre le ragazze sono molto più abituate a parlare con amiche e genitori.

Questa dipendenza si rispecchia anche nel modo in cui gli uomini vivono la fine dei rapporti nati in vacanza o finiti subito dopo il periodo estivo. E qui si entra nel territorio virtuale. Secondo un’indagine condotta su 1.500 utenti di forum, community e siti web tra i 18 e i 55 anni, per 6 italiani su 10 è infatti molto più facile innamorarsi in ferie che in qualunque altro periodo dell’anno. Ma ahimè la delusione è dietro l’angolo: nel 74% dei casi, a dispetto di un’innovazione tecnologica sempre più accorcia-distanze, le relazioni “vacanziere” non superano i due mesi di vita. E questa brevità si traduce in un “mal d’amore” che da settembre in poi ammorba un italiano su due”, spiega una ricerca svolta da Meta Comunicazione e promossa da Pasqua, Vigneti e Cantine. A soffrire di più sarebbero gli uomini (54%), soprattutto se giovanissimi (64%) o single (58%). Una situazione che nei casi più lievi porta a depressione (87%), ansia (74%) e sbalzi d’umore (59%), in quelli più gravi a disturbi alimentari (13%).

“Gli uomini vivono le relazioni nate in vacanza con uno slancio estremo”, spiega lo psicologo Roberto Cavaliere, creatore del sito www.maldamore.it ed esperto di problemi di coppia. “La passione acuta e momentanea è il loro sbocco naturale nel vivere i sentimenti. E con la stessa velocità e intensità con cui si innamorano, poi soffrono della perdita subìta. Per le donne è diverso: hanno bisogno di costruire il rapporto nel tempo, ed è per questo che spesso sono loro a chiudere una relazione alla fine delle vacanze, perché si tratta di rapporti lontani dalla concezione femminile del percorso sentimentale”.

articolo completo su www.repubblica.it

 

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COME GLI UOMINI SCELGONO LA PROPRIA DONNA

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Qual è la prima cosa che un uomo osserva quando cerca una compagna, il corpo o il volto? Secondo una ricerca apparsa sulla rivista Evolution and Human Behavior, la risposta è legata al tipo di relazione che l’uomo ha intenzione di intraprendere.
Se l’uomo è alla ricerca di un rapporto stabile e duraturo, infatti, tenderà a osservare maggiormente i lineamenti del viso femminile, mentre se è alla ricerca di un rapporto “mordi e fuggi” darà più importanza alle curve. “Le priorità di un uomo cambiano a seconda di cosa cerca in un rapporto”, conferma Jaime Confer, ricercatore presso l’Università del Texas ad Austin e coautore dello studio. Il corpo di una donna fornisce validi indizi sulla sua fertilità mentre il viso è indicatore del valore riproduttivo a lungo termine. Secondo i ricercatori, pertanto, i risultati dello studio suggeriscono che gli uomini in cerca di una relazione breve sono più psicologicamente propensi a cercare partner più fertili e in grado di dare alla luce un figlio in breve tempo.
Jaime Confer e i colleghi hanno mostrato a 375 studenti del college una serie di volti e corpi di donne, presentate come potenziali partner a breve o a lungo termine. Per ogni fotografia, gli studenti potevano scegliere se visualizzare il fisico o il volto della donna, ma mai le due parti del corpo assieme. Come risultato, il 25% dei giovani chiamati a valutare le donne come potenziali compagne a lungo termine osservava il fisico, che veniva invece osservato dal 51% dei ragazzi che erano chiamati a scegliere una compagna a breve termine.
Come ulteriore ricerca da effettuare in futuro, i ricercatori sono intenzionati a chiedere ai giovani di valutare la bellezza del volti e del fisico di alcuni potenziali rivali in amore. Ciò potrebbe rivelare se gli uomini e le donne si sentono più minacciati da un (o una) rivale più attraente di volto piuttosto che di fisico.

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IL MARITO SI SCEGLIE IN BASE AL PROPRIO PADRE

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Quante volte abbiamo sentito dire che noi donne scegliamo il nostro uomo secondo caratteristiche riconoscibili nei nostri padri? Fino ad ora sembrava essere solo frutto di un mix tra saggezza popolare da una parte e psicologia freudiana dall’altra. Certo i tratti comportamentali dei nostri genitori possono essere il frutto di un nostro modo di scegliere o meno un uomo: chi ha un padre violento può cercare un partner altrettanto violento; al contrario chi ha avuto un padre poco presente, cercherà un uomo più grande e dallo spiccato senso di protezione. Ora sembra esserci qualcosa di più.
Tuttavia uno studio condotto dalla University of Pecs in Ungheria avrebbe dimostrato che le donne tendono a scegliere partner somiglianti ai loro padri, sì, ma soprattutto nell’aspetto fisico. La medesima osservazione vale inoltre al contrario: anche gli uomini cercherebbero donne che somiglino fisicamente alle loro madri.
La spiegazione di questo fenomeno sarebbe da ricercare nel fatto che in quanto esseri umani, abbiamo impressi nella mente i tratti dei nostri genitori fin da piccolissimi, e che questi tratti sono per noi sinonimo di qualcosa se non di rassicurante, di molto importante, che ci spingerebbe poi a ricercarli continuamente anche crescendo, nella vita fuori casa. Insomma il tutto si spiegherebbe a causa di un imprinting presente nella psiche di tutti noi.

articolo completo al seguente indirizzo http://oggisposi.tgcom.it/wpmu/2010/10/04/il-marito-si-sceglie-in-base-al-proprio-padre-uno-studio-segue-la-tesi-freudiana/

per approfondimenti http://www.maldamore.it/scelta_del_partner.asp

 

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CHI SI SOMIGLIA SI PIGLIA

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Che i detti popolari abbiano un fondo di verità è un sentore comune. Un gruppo di ricerca della statunitense Michigan State University ha indagato quale possa essere il fondamento del chi si somiglia si piglia.
Secondo lo studio pubblicato su Personality and Individual Differences se due partner alla lunga si assomigliano, non è perché lo stare insieme faciliti l’allineamento di gusti e personalità, ma perché i due, già in fase di scelta, condividevano interessi e inclinazioni.
Una teoria che contrasta con la scuola di pensiero secondo cui gli opposti si attraggono. Come spiega Mikhila Humbad, dottoranda in psicologia clinica: «Ricerche condotte in precedenza mostrano che due sposi sono più simili rispetto a uomini e donne presi a caso all’interno di un gruppo di persone. Questo potrebbe dipendere dal fatto che dopo le nozze i due partner si influenzano l’un l’altro, oppure dal fatto che già prima del matrimonio si somigliavano e che per questo si sono attratti. Il nostro obiettivo era proprio quello di capire quale delle due ipotesi trova maggiore riscontro nella realtà».
Gli studiosi hanno analizzato dati relativi a 1.296 coppie di coniugi, coinvolte in un’indagine del Minnesota Center for Twin and Family Research. Gli scienziati sono giunti alla conclusione che gli effetti da livellamento nel matrimonio sono molto sopravvalutati. Secondo la Humbad «Sposare una persona che ci somiglia aumenta le probabilità di trasmettere ai figli i tratti più caratteristici della personalità, comuni ai due partner».

FONTE http://www.sanihelp.it/news/11255/studio-amore-si-somiglia-si-piglia/1.html

PER APPROFONDIMENTI http://www.maldamore.it/scelta_del_partner.asp

 

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UN TEST PER SCOPRIRE QUANTO DURERA’ UN AMORE

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SETTE anni fa Beigbeder Frédéric distrusse l’orizzonte cuoriforme degli innamorati dando alle stampe il bestseller “L’amore dura tre anni” (Feltrinelli, 139 p.). Nel suo libro lo scrittore e pubblicitario francese dimostrò, tra statistiche, biochimica ed esperienza personale, come l’innamoramento somigli più a un vasetto di yogurt che a un calice d’ambrosia, e abbia una data di scadenza. Se le sue conclusioni vi sono sembrate esagerate, preparatevi a quelle dell’ultimo studio dei ricercatori dell’università di Rochester, pubblicato sulla rivista Psychological Science: secondo il team dello psicologo Ronald Rogge, che ha condotto l’indagine, l’amore non solo ha una scadenza, ma è possibile stabilire quando gli innamorati si diranno addio. Gli annales delle storie d’amore pullulano di relazioni in cui apparentemente tutto fila liscio ma che poi scoppiano perché uno dei due, senza rendersene conto, comincia a non sentirsi felice come prima. Lo studio del professor Rogge è partito da qua, arrivando a sviluppare un test che fa venir fuori i “dubbi inconfessabili” e permette di calcolare quanto resta al cervello prima di sbottare e metter fine alla relazione.
Il test fa in modo che i componenti delle coppie rivelino ciò che pensano reciprocamente senza rendersene conto, così da dare risposte spontanee. Il risultato permette di comprendere se, nel profondo, c’è qualcosa che non va. Gli esami condotti fino a oggi su questo argomento, spiegano i ricercatori, si basavano sul chiedere direttamente alle persone un giudizio sul proprio partner, dando vita a risposte razionali e controllate, e quindi poco rivelatrici. “La difficoltà principale in una coppia – spiega Rogge – è che il rapporto presuppone che entrambi i componenti della coppia siano felici, ma non sempre è così. E spesso molte persone non vogliono ammettere che stanno iniziando a sentirsi meno bene all’interno del rapporto”.
Lo studio è durato 12 mesi e ha coinvolto decine di coppie per un totale di 222 volontari felicemente fidanzati o ammogliati. Tutti sono stati sottoposti a due prove: nella prima uomini e donne dovevano premere la barra della tastiera quando vedevano comparire su un monitor combinazioni tra parole positive e sostantivi da loro stessi collegati al partner, mentre nella seconda dovevano premere quando comparivano combinazioni tra parole negative e altre da legare al compagno. L’obiettivo dell’esperimento era quello di andare a stimolare reazioni automatiche, così da ottenere risposte immediate e dettate esclusivamente dall’inconscio. I risultati hanno mostrato che i volontari che hanno trovato più facile svolgere il secondo esercizio, associando al proprio partner parole negative e azioni difficili, avevano probabilità sette volte più alte di separarsi entro l’anno successivo. “Ciò che mi ha emozionato di più – spiega il professor Rogge – è che il nostro test è riuscito a interpretare lo stato di salute delle relazioni molto meglio delle parole dei partecipanti”. La tecnica in realtà non è nuova ma è innovativo il modo in cui è stata utilizzata e l’interpretazione che è stata data ai risultati. Finora, infatti, test come questo sono stati usati per individuare pregiudizi legati al razzismo o fobie nascoste, ma mai per stabilire le possibilità di durata di una relazione.
Non tutte le storie d’amore, comunque, sono destinate a finire. Un altro studio americano, pubblicato sulla Review of General Psychology, spiega infatti che la coppia può conservare il sentimento dei primi tempi, definito dagli scienziati “un mix di intensità, coinvolgimento e chimica sessuale”, anche nei rapporti duraturi. Gli ingredienti fondamentali sono comprensione e condivisione, ammettendo cosa va e cosa no. Secondo lo psicologo Roberto Cavaliere, esperto di problematiche legate alla coppia e responsabile del sito Maldamore.it, il test messo a punto dall’università americana va utilizzato come strumento di prevenzione. “Nella società di oggi siamo abituati a non usare i pezzi di ricambio, a gettar via una cosa quando non ci va più bene – spiega – Le coppie, per vari motivi, stanno perdendo la capacità di recuperare e riparare ciò che non va. Questo test potrebbe servire per aiutare due che si amano a non arrivare al punto di non ritorno”. L’esperto spiega che spesso si arriva alla terapia di coppia quando ormai non c’è più nulla da fare, e quello che manca è soprattutto un percorso di elaborazione personale. “Lo studio americano – continua Cavaliere – mette in evidenza come spesso chi ha un problema col partner non riesca a identificarlo, né tanto meno a confessarlo. A volte è difficile ammetterlo a se stessi, figuriamoci alla persona che ci sta accanto. Ma un percorso di autoanalisi è fondamentale. Solo dopo aver capito cosa ci da fastidio potremo affrontare il problema”. A quel punto, conclude lo psicologo, l’ultimo step è quello del dialogo: “La comunicazione è fondamentale. Senza, non c’è battaglia che possa essere vinta o relazione che si possa riparare”.
Una posizione in linea con quella di Bauman Zygmunt, che nel suo “Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi” (Laterza, 219 p.) sintetizzò l’universo delle problematiche amorose spiegando che non c’è nulla di programmabile in esse, se non la loro precarietà. Già nel 2003 il sociologo e psicologo polacco aveva definito l’amore “un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile”, arrivando con anni di anticipo a conclusioni poi confermate da studi scientifici come questo: nel solco della convinzione che l’unico modo per prevedere il futuro di una relazione sia viverla.

Dott. Roberto Cavaliere

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DONNE E UOMINI: STESSO PIANETA IN AMORE ?

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BUTTARE via il vecchio per lasciar spazio al nuovo: la tradizione che accompagna l’anno nuovo non vale solo per noie e grattacapi ma anche per qualcosa di più concreto come i libri di neuroscienze. Uno studio dello University College London pubblicato su PLoS One suggerisce infatti di liberarsi dalle teorie del bestseller di John Gray, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”, in favore di una visione meno pessimistica del rapporto tra i due sessi. I neurobiologi Semir Zeki e John Romaya hanno infatti dimostrato che, quando si innamora, il cervello degli uomini funziona esattamente come quello delle donne: niente Marte e niente Venere, dunque, ma stesso pianeta, con buona pace di chi finora ha spiegato le incomprensioni di coppia dando la colpa ai neuroni. Per capirlo gli studiosi hanno chiesto a 24 volontari tra i 19 e i 47 anni (uomini e donne, eterosessuali e omosessuali) di osservare le immagini del proprio partner (tutti con una relazione sentimentale duratura, dai 4 mesi ai 23 anni), di amici e di persone a loro indifferenti. Analizzando le reazioni cerebrali tramite risonanza magnetica, è emerso un comportamento identico delle attività del cervello in risposta alla sensazione d’amore.

 

L’amore attiva dunque, nel cervello, un senso di appagamento comune a uomini e donne. Ma non bisogna dimenticare che una relazione è composta da più fasi sentimentali. “Anche sotto il profilo sociologico – spiega lopsicologo Roberto Cavaliere – nella fase dell’innamoramento il maschile e il femminile vivono il sentimento nella stessa maniera, ma nel prosieguo le differenze dovute ai sessi emergono in pieno. E non sono dovute alle strutture cerebrali, che possono essere simili nell’uomo e nella donna, ma ai condizionamenti di genere, culturali e sociali, appresi nell’arco della vita”.

articolo completo al seguente indirizzo:http://www.repubblica.it/scienze/2011/01/06/news/altro_che_marziani_e_venusiane_donne_e_uomini_stesso_pianeta-10763067/

 

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LA SERENITA’ DI COPPIA IN CINQUE REGOLE

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Secondo gli studiosi dell’University of Alabama di Birmingham (Usa), infatti, sono sufficienti 5 mosse per mantenere una relazione forte e felice.

«Mantenere l’amore in un rapporto significa capire le esigenze dell’altro partner e lavorare molto duramente per mantenere le linee di comunicazione aperte», spiega Josh Klapow.

Secondo Klapow, infatti, un rapporto è destinato a finire quando non si basa sulla comunicazione e sul dialogo.

«Molto spesso le piccole cose, i problemi di ogni giorno e le decisioni che le coppie devono prendere portano a problemi più grandi, imparare a prendere decisioni insieme è fondamentale per la sopravvivenza del vostro rapporto», continua l’esperto.

Ma come discutere serenamente e affrontare discorsi che a volte potrebbero apparire un po’ più complicati? Klapow, lo sintetizza in cinque – semplici – regole sa seguire.
Prima regola, concentrarsi su un obiettivo specifico
«Cosa desiderate? Siate precisi nel chiederlo. Andare a mangiare fuori, per esempio, non si può considerare un obiettivo specifico. Andare in un ristorante dove si può avere una bistecca e il vostro partner può richiedere gamberetti alla griglia e rilassarsi in una stanza tranquilla, è specifico. Più siete precisi meglio è».
Seconda regola, monitorare la discussione
«Quando state discutendo e, venendo al dunque, assicuratevi che si stia continuando sulla strada tracciata. Spesso le coppie cominciano a discutere senza concentrarsi sul vero obiettivo sfornando qualche altro argomento, tutto questo può portare alla frustrazione. Quindi, se notate che voi stessi o il vostro coniuge si sta allontanando dal problema, tornate verso l’obiettivo specifico».
Terza regola, concentrarsi sul successo
«Le decisioni non si riescono a prendere bene quando si è stanchi, affamati, con poco tempo a disposizione o pre-occupati in altre faccende. Prima di iniziare la discussione, assicuratevi che ciascuno di voi sia nel giusto stato d’animo e che abbiate tempo. In caso contrario, rimandate la discussione in quanto è probabile che vada storta o fallisca».
Quarta regola, Sostenetevi a vicenda
«Se non riuscite a trovare un compromesso perché volete vincere per forza, allora non state prendendo una decisione collettiva; state combattendo una battaglia. Ricordate l’un l’altra che siete una squadra e che ci si trova per vincere collettivamente, non necessariamente individualmente».
Quinta regola, i gesti d’affetto
«Festeggiate il successo di una decisione presa insieme. Un abbraccio, un premio celebrativo, tutto ciò che ricorda che insieme avete compiuto questo passo vi aiuterà a essere di nuovo motivati a prendere decisioni insieme».

articolo completo al seguente indirizzo: http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/lifestyle/articolo/lstp/387954/

 

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ABBRACCI PER SALVARE LA RELAZIONE

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Secondo un nuovo studio dell’Università della California (Usa), il tocco delicato e amorevole del partner è in grado di ridurre lo stress accumulato, diminuire il dolore e rafforzare il legame familiare.

Sono sufficienti quattro abbracci distribuiti nell’arco della giornata per garantirsi un matrimonio duraturo – Sempre che il rispettivo coniuge non faccia altrettanto con qualche amico/a, perché allora le cose si complicherebbero un pochino…

A ogni modo, oltre ai vantaggi per il rapporto a due, ne beneficia anche la salute: difatti, tenendo la mano del partner o avere di fronte lo sguardo dolce del proprio amato sembra diminuire l’intensità del dolore, sia esso fisico che psicologico.
Per arrivare a queste conclusioni sono stati presi in esame 25 volontari di entrambi i sessi, precedentemente esposti a ustioni lievi. Il dolore si riduceva anche solo alla vista della foto del rispettivo partner.
I risultati sono stati ancora migliori quando hanno preso la mano del loro partner: anche l’angoscia e il disagio diminuivano velocemente.
Per tale motivo lo psicologo Ludwig Lowenstein sostiene che abbracciarsi anche solo quattro volte al giorno possa essere il segreto per un matrimonio felice. A questi si possono aggiungere cene a lume di candela, sorprese e passeggiate romantiche che miglioreranno significativamente la propria vita coniugale.
articolo completo al seguente indirizzo: