PIU’ FELICI IN AMORE SE SI E’ CON ALTRE COPPIE

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La solitudine non fa bene alle coppie. Anzi, sembra le logori ogni giorno di più. Per vivere serenamente un rapporto di coppia che duri negli anni, la cosa migliore è coltivare diverse amicizie con altre coppie dato che, a quanto pare, la compagnia e il confronto sono utili per mantenere vivo un rapporto. Questo perlomeno è quanto suggerisce uno studio condotto dalla Wayne State University.

È lo psicologo B. Slatcher, del College WSU di Liberal Arts and Sciences ha consigliare alle coppie di passare più tempo possibile insieme ad altre persone per migliorare il proprio rapporto amoroso.

Per fare una simile affermazione ha scelto di condurre lo studio su 60 coppie che si potevano incontrare in un ambiente realizzato e controllato dal team di ricerca. Questo allo scopo di comprendere come si formano i rapporti affettivi e come le relazioni sociali possano incidere su questi.
A ogni coppia è stata assegnata un’altra coppia e a tutti è stato detto indicativamente l’argomento o gli argomenti di cui parlare insieme. A un gruppo è stato detto di interagire al massimo con l’altra coppia – quasi come se si trattasse di amici; all’altro è stato consigliato di parlare della vita quotidiana in maniera molto leggera: del più e del meno, in pratica.
«Con questo studio abbiamo scoperto che gli amanti si sentivano più vicini alle coppie con cui interagivano, e avevano più probabilità di incontrarsi di nuovo con loro nel mese successivo», spiega Slatcher. «Abbiamo anche scoperto che queste coppie sentivano che questa amicizia aveva messo una scintilla nei loro rapporti, e si sono sentiti molto più vicini ai loro [rispettivi] partner».
Il gruppo che interagiva di più mostrava un numero maggiore di sentimenti positivi dopo l’incontro imparando, allo stesso tempo, più cose sui propri partner. Nel gruppo più “leggero” tutto questo non è accaduto e la coppia non si è più incontrata dopo lo studio.
«Questo studio suggerisce che se la vostra relazione sentimentale è in stato di stasi, divertirsi con un’altra coppia può aiutare a rendere il vostro rapporto più soddisfacente», conclude Slatcher.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

DOPO I 40 ANNI L’AMORE SI TROVA SU INTERNET

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Trovare un amore o ricominciare tutto daccapo quando una storia è finita non è affatto semplice, soprattutto se a cercare l’amore sono persone di mezza età.
Vuoi che sia un po’ per il tenore di vita, un po’ perché si ha poca voglia di rimettersi in discussione, ma riuscire nell’intento spesso diventa proprio difficile.
In seguito all’avvento di Internet però, trovare l’anima gemella è diventato più semplice e sono sempre più le persone che attendono che cupido scagli su di loro la freccia dell’amore.
Questo è quanto suggerisce un recente studio condotto dall’Università di Oxford che ha fatto compilare un semplice questionario a ben 12.000 coppie di età compresa tra i 18 e i 70 anni. È stato dal sondaggio che è emerso che ben il 36 percento delle persone di mezza età (tra i 40 e i 69 anni) erano riusciti a trovare l’amore proprio grazie alla Rete.
Il portavoce di Relationships Scotland, Gay Hickey, afferma che il web è particolarmente utile per le persone di mezza età che non hanno altro modo per avere rapporti sociali utili alla ricerca di un nuovo amore o anche per quelle persone che sono troppo timide per farlo di persona.
«E’ abbastanza scoraggiante per le persone di una certa età esporsi al giudizio altrui, in particolare se è tutto si basa sulle apparenze e non hanno la possibilità di esprimere la propria personalità in anticipo – spiegano gli autori dello studio – Internet può dare la possibilità alla gente che non avrebbe mai risposto a un annuncio personale su un giornale o addirittura di andare al bar e al club alla ricerca di un rapporto romantico. Quindi, in generale, è una buona cosa».
«Trovare il proprio partner online una volta era considerato un po’ una novità, ma questo studio suggerisce che è diventato un modo comune, se non dominante, della ricerca di nuovi partner, soprattutto se siete tra i 40 ei 70 anni», commenta, l’altro autore dello studio, Bernie Hogan.
È bene comunque precisare che il sondaggio ha rivelato che ci sono persone di qualsiasi età che cercano un compagno su Internet: quasi un terzo delle persone che utilizza internet, infatti, ha dichiarato di essersi iscritto a un sito di incontri online e un quarto, persone dai 18 ai 40 anni, ammette di aver iniziato una relazione d’amore proprio grazie a Internet.
La crescita, poi, negli ultimi anni è stata decisamente esponenziale. Se nel 2007 si registrava un misero 6% di incontri online, nel 2009 si era arrivati già al 30%.
Ma non tutto è perso – per fortuna – perché dal sondaggio è emerso che rimangono in pole position ancora i rapporti “reali”, quindi gli incontri a casa di amici, al bar o nei club.

Dott. Roberto Cavaliere

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IL MANUALE D’AMORE SCRITTO DAGLI SCIENZIATI

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ROMA – È un vero e proprio manuale d’amore perché promette di dare i consigli adatti per trovare la persona giusta e perché la storia vada avanti solida. La specialità del libro – uscito a gennaio negli Usa con il titolo “Attached. The New Science of Adult Attachment and How it Can Help You Find, and Keep, Love” – è però che l’autore non è un qualche “esperto” da rotocalco, ma due signori scienziati – Amir Levine, psichiatra e neuroscienziato, e Rachel Heller, psicologa alla Columbia University – che esplorano le relazioni tra adulti e sostengono che sia l’esatta comprensione del ruolo che si assume in un rapporto ad aiutare a trovare e a sostenere l’amore.

Gli ansiosi – Quanto al tipo di attaccamento, il libro divide i partner in tre categorie: ansioso, sicuro, evitante. Gli ansiosi (circa il 21% delle persone) vogliono una relazione intima,  vivono preoccupandosi della qualità del proprio rapporto e della capacità del proprio partner di continuare ad amare. Hanno perlopiù un carattere indeciso, scarsa autostima, paure e insicurezza rispetto alle proprie scelte.
Gli ‘evitanti’ – circa il 25% delle persone – sono distaccati, esprimono autostima in forma narcisistica e forte disagio sociale, per cui equiparano l’intimità con altri a una perdita di indipendenza e per questo cercano costantemente di ridurre la vicinanza. È come se, di volta in volta, “negoziassero” la propria presenza in un rapporto.
I sicuri – il 54% delle persone – invece godono di una forte autonomia, della capacità di gestire e di affermare la propria autostima; questo tipo di soggetto vive a proprio agio con l’intimità ed è spesso coinvolto in relazioni. Il 4% infine è costituito da persone che incrociano i vari profili.
Una volta compreso a quale gruppo si appartiene (un test aiuta a farlo 1) bisogna interpretare i segnali di fumo, scrivono gli autori, comprendere cioè se l’altro ha uno stile di attaccamento evitante, ansioso o sicuro. “È come cercare un posto di lavoro – dicono Levine ed Heller – : bisogna fare le domande giuste, non vaghe e indirette, per capire se quell’occupazione è la più adatta al proprio profilo professionale. Non c’è niente di male”. La domanda da porsi a questo punto è: “Il mio benessere può essere una priorità per questa persona?”. E la risposta è nei comportamenti. Per capire se il partner è ‘evitante’, ad esempio, basta stare attenti a come usa le parole: il plurale per un’azione presente e il singolare per un progetto futuro. Oppure si può guardare al passato ed alle difficoltà che ha avuto per mantenere una relazione stabile e duratura.
Attenzione, però, la diversità non è necessariamente un ostacolo. Se c’è chiarezza al primo appuntamento, o se si cerca durante il rapporto, Amir Levine e Rachel Heller sono convinti: “È possibile cambiare l’altro. Ma i tempi generalmente non coincidono con quelli desiderati. Una persona su quattro infatti muta il proprio stile di attaccamento nell’arco quattro anni”. Perché questo succeda il rapporto deve avere l’effetto di un terremoto sulle convinzioni d’amore dell’uno o dell’altro. “Se sei un tipo ‘sicuro’ e stai con una persona ‘ansiosa’ – dicono gli autori di “Attached” – si ha una buona possibilità di cambiare l’altro. Al contrario, è molto difficile che un ‘ansioso’ muti il carattere di un ‘evitante’ o viceversa”. Insomma una relazione è come un passo a due, perché duri bisogna ballare insieme, e assicurarsi che l’altro abbia intenzione di impegnarsi a farlo.
“E se le cose vanno – scrivono gli autori – ne beneficia anche la salute. Il circuito di ‘attaccamento’ parte dal cervello, per cui è legato al nostro sistema nervoso autonomo, quello che governa il respiro, il sonno, la fame, la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna. Insomma una relazione serena coincide con il benessere fisico”. Viceversa, sono numerose le ricerche che dimostrano che la fine di una storia lascia delle ferite nel cervello e causano un dolore reale, paragonabile a quello di una frattura. E a chi chiede agli studiosi di sintetizzare il proprio lavoro in una frase, Levine ed Heller rispondono con un consiglio sia per single che per le coppie. La domanda giusta da porsi all’inizio di un rapporto, o quando le cose non vanno, non è “Mi piace davvero?”. Ma: “Ha la stoffa adatta a me?”.

Dott. Roberto Cavaliere

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DIPENDE DAL CERVELLO L’AMORE PER SEMPRE

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A quanto pare non siamo in mano solo alla coscienza, all’amore e alla comprensione del nostro partner. A incidere sulla scelta e a decretare il successo del “finché morte non ci separi”, sono semplicemente due sostanze chimiche presenti nel cervello. Sono queste le vere responsabili del comportamento degli amanti impeccabili o dei latin lover.
Ecco quanto suggerisce un nuovo studio condotto da uno degli antropologi più famosi al mondo: Helen Fisher. Fischer studia da quasi trent’anni il comportamento umano e i suoi rapporti amorosi. Anche l’attrazione per un partner o l’altro, secondo Fischer, è solo una questione di chimica.
In pratica, esistono, secondo l’antropologa, quattro tipi di personalità: gli esploratori, i costruttori, i direttori e i negoziatori. Ma ognuno di loro è diverso dall’altro solo a causa della solita chimica cerebrale. Parliamo di sostanze che conosciamo tutti molto bene: la dopamina e la serotonina. Queste due sostanze sarebbero implicate con il ruolo svolto da testosterone ed estrogeni.
La persona che è sotto l’effetto della serotonina, quindi, può comportarsi in maniera molto tranquilla, fedele, e può essere considerata come personalità “costruttiva”. Se invece è presente in maggior quantità la dopamina, è possibile che la sua personalità non sia affatto tranquilla e che sia sempre alla ricerca, per così dire, di novità.
Chi presenta elevati livelli di estrogeni, invece, può avere una personalità molto fantasiosa ed essere molto socievole; chi invece contiene livelli alti di testosterone mostra una mentalità più rigida e decisiva.
«Ci sarà sempre la magia di amare, ma la conoscenza è potere. Se sai chi sei, cosa cerchi e come puoi amare gli altri, è possibile catturare quella magia, trovare e mantenere il vero amore, e realizzare i tuoi sogni», conclude Fisher.
Niente di più vero. Le sostanze prodotte dal nostro cervello influiscono senz’altro sulla nostra personalità, ma sta a noi trovare la vera magia dell’amore e del nostro modo di essere.
articolo completo al seguente indirizzo:

Dott. Roberto Cavaliere

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LE DONNE RIMPIANGONO PIU’ DEGLI UOMINI L’AMORE PERDUTO

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A sentenziare che la donna è più soggetta a rimpiangere il perduto amor sono stati gli esperti della famosa scuola americana di management Kellogg School of Management, guidati dal professor Neal Roese.

Lo studio ha coinvolto oltre 400 americani di età compresa tra i 20 e gli 80 anni. I soggetti sono stati intervistati telefonicamente e dovevano rispondere a una serie di domande tra cui fare un elenco dei loro più grandi rimpianti riguardo la propria vita.
A sorpresa i maggiori rimpianti non riguardavano – che so – la carriera ma i sentimenti, l’amore. La maggioranza dei partecipanti allo studio, infatti, ha espresso rammarico proprio per le occasioni mancate, le storie d’amore finite o mai iniziate.
Ed eccoci arrivati alle donne. Sono proprio loro che nel 44% dei casi ha detto di avere come il più grande rimpianto nella vita l’amore. Questa percentuale si scontra contro il misero 19% degli uomini che, invece, avrebbero qualche rimpianto in più riguardo il lavoro.
E visto che abbiamo accennato al lavoro, a questo riguardo i rimpianto ce l’hanno solo il 27% delle donne contro il 34% degli uomini.
Ora, pensare che vivere di rimpianti possa essere non proprio la cosa migliore verrebbe spontaneo ma, come spiegano i ricercatori, questo non è del tutto vero, anzi. Eh sì, il fatto di avere rimpianti, a detta del prof. Roese, può essere buona cosa perché può spronare la persona a fare meglio la prossima volta.
«Il rimpianto è qualcosa che può spingere le persone a aver maggiore successo in futuro. E’ un motivatore. E’ un vantaggio se si impara la lezione e si va avanti velocemente. E’ solo un problema se si continua a rivivere che lo stesso rammarico più e più volte», scrivo gli autori dello studio sulle pagine della rivista Social Psychological and Personality Science.

Dott. Roberto Cavaliere

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IL TRADIMENTO AUMENTA IL RISCHIO D’INFARTO

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Le scappatelle extraconiugali non mettono solo a rischio il matrimonio ma anche la salute stessa degli adulteri, esponendoli al rischio di un attacco di cuore. A mettere in guardia da tradimenti e storielle «da una notte e via» sono i ricercatori del «Tufts Medical Centre» e della «Harvard School of Public Health» : in uno studio congiunto, pubblicato sul «Journal of the American Medical Association» che ha preso in esame 14 precedenti ricerche sugli attacchi di cuore, hanno sottolineato come il sesso occasionale causi molti più infarti dei rapporti intimi regolari. Come ogni altra attività fisica, infatti, anche il sesso aumenta le pulsazioni cardiache e la pressione del sangue, spingendo il cuore a lavorare di più. Dati alla mano, pare che il rischio di un infarto a breve termine durante un’attività sessuale episodica (come, appunto, le storie di una notte) sia quasi tre volte superiore (2,7 per la precisione) rispetto, invece, al sesso praticato più spesso e in modo regolare, mentre quando il cuore viene sottoposto ad una qualunque forma episodica di attività fisica il rischio di un infarto può aumentare fino a tre volte e mezzo. In altre parole, sostengono gli scienziati, più attivi si è, sia sessualmente che fisicamente, e meno pericoli si corrono: non a caso, la possibilità di soffrire di un attacco di cuore decresce del 45% per ogni momento extra che una persona dedica all’attività fisica e anche il rischio di morte crolla del 30%.
«CONIUGALE» FA BENE- «E’ importante distinguere fra le cause di un attacco di cuore e quelle che potrebbero potenzialmente scatenarlo – ha spiegato al londinese Daily Mail, Amy Thompson della British Heart Foundation – . Lo studio mostra che il sesso può agire da fattore scatenante, ma questo non cambia il nostro punto di vista sui benefici dell’attività fisica. È stato dimostrato che, per aiutare il cuore a restare in forma, bisognerebbe fare 30 minuti al giorno di attività fisica moderata almeno cinque volte a settimana e il sesso non causa più stress che salire un paio di rampe di scale». Ma forse nel caso delle scappatelle a giocare un brutto tiro alle coronarie degli adulteri è anche il terrore di essere beccati. Comunque, già nel 2002 alcuni studiosi del St. Thomas’s Hospital di Londra avevano evidenziato quanto le relazioni extraconiugali «facessero male al cuore». «l 75% dei casi di morte improvvisa durante l’attività sessuale riguarda persone coinvolte in una scappatella – aveva spiegato il cardiologo Graham Jackson – anche se va aggiunto che solo l’1% degli attacchi di cuore viene scatenato dal sesso».

 

Dott. Roberto Cavaliere

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LA CONVIVENZA RAPPRESENTA AMORE PER LEI E SESSO PER LUI

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Secondo quanto si legge sul Daily Mail Online, lo studio dimostra inoltre che uomini e donne sono d’accordo sui molti vantaggi del convivere, dal fatto di affrontare insieme una serie di spese alla possibilità di trascorrere più tempo insieme. Ma secondo la professoressa Penelope Huang, che ha guidato la ricerca, nel corso dello studio “l’idea che la convivenza permetta di fare l’amore più spesso è stata sottolineata molto di più dagli uomini che dalle donne”.
Ma non finisce qui. Gli uomini apprezzano la convivenza perché lega meno di un impegno preso formalmente e tendono a considerarla come un semplice test dal quale può anche non derivare alcuna conseguenza. Per le donne, invece si tratta di un breve intervallo prima di convolare a nozze. L’amore le spinge a questo passo tre volte di più rispetto a un uomo, anche se rispetto al matrimonio, la convivenza ha per il gentil sesso meno legittimità. Gli uomini sono invece più preoccupati per un passo che segna la fine della loro vita da single.

La professoressa Huang e il suo staff di ricercatori dell’Università della California a San Francisco hanno ‘interrogato’ circa 200 tra uomini e donne. “Alcuni uomini – spiega l’esperta – hanno mostrato qualche rimorso per aver perso l’opportunità di avere rapporti sessuali con altre donne”. Insomma, “uomini e donne sembrano andare a convivere con ‘differenti livelli di impegno”.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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LA SINDROME DA CUORE SPEZZATO COLPISCE DI PIU’ LE DONNE

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La donna è più soggetta a soffrire, e anche morire, a causa di un “cuore spezzato” sostiene uno studio dell’Università della Pennsylvania, e questo rischio è di 7-9 volte maggiore rispetto agli uomini.

Quando lo stress prolungato è causato da un improvviso evento negativo come una separazione, un lutto o altro, può causare un crollo emotivo che, a sua volta può essere causa di morte improvvisa in seguito a un attacco di cuore. Tutto questo, come altri sintomi, si riassume in quella che viene definita “sindrome del cuore spezzato”.
Le forti emozioni sono potenti e possono essere deleterie per l’organismo, sia che si tratti di un’emozione negativa che positiva come, per esempio, fare 6 al Superenalotto. Un simile evento fa sì che s’inneschi una risposta immediata dell’organismo con una scarica di adrenalina e altri ormoni dello stress. Questo fa sì che la camera di pompaggio del cuore si gonfi improvvisamente, troppo d’improvviso, causando un malfunzionamento.
I sintomi e le reazioni fisiologiche che si manifestano in queste occasioni sono gli stessi che si hanno quando vi è un attacco di cuore, o infarto… ma la causa non un è un tipico blocco arterioso.

Ecco ciò da cui è scaturita la volontà da parte del dottor Abhishek Deshmukh della University of Arkansas di condurre uno studio per capire come mai le donne erano le vittime predilette della sindrome da cuore spezzato.
Per il suo studio, il ricercatore ha preso in esame un database in cui erano inseriti circa 1.000 ospedali e analizzato i dati relativi ai casi di attacco di cuore e patologie simili. Le informazioni raccolte hanno mostrato che nel 2007 vi erano stati 6.229 casi di questo genere, ma la sorpresa è stata che di questi solo 671 erano uomini.
Lo scienziato ha presentato i risultati del suo studio durante una conferenza al meeting dell’American Heart Association tenutosi dal 13 al 15 novembre 2011 a Orlando in Florida (Usa), e ha riferito che dopo aver aggiustato i fattori di rischio che possono influenzare i problemi di cuore come pressione alta , fumo e altri, le donne sembravano avere 7,5 volte più probabilità di soffrire della sindrome, che non gli uomini.
Le donne over 55 sono risultate più vulnerabili rispetto alle colleghe più giovani, con una media nei tassi di 3 volte di più alta. Tuttavia nel gruppo di donne con età inferiore ai 55 anni, le probabilità di essere vittime del cuore spezzato era di 9,5 volte maggiore rispetto agli uomini della stessa età.

I dati hanno messo in discussione la concezione comune che siano gli uomini a soffrire maggiormente di patologie cardiocircolatorie e a essere vittime di attacchi di cuore. Ma questo è un caso particolare, anche se gli scienziati non si sanno spiegare il perché. Una ipotesi, secondo Deshmukh, può essere che gli uomini riescono a gestire meglio le scariche improvvise di adrenalina e, in questo caso, «forse gli uomini sono in grado di gestire meglio lo stress».
Qualunque sia la spiegazione, i dati mostrano che le donne sono più vulnerabili alle forti emozioni come un evento tragico improvviso o come anche una forte paura. A concludere, gli scienziati hanno rivelato che un’altra differenza negli attacchi di cuore è che, quelli “classici”, in genere sono maggiori durante la stagione invernale, mentre quelli da sindrome da cuore spezzato, d’estate.

Articolo completo al seguente indirizzo: http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/salute/articolo/lstp/430442/#Scene_1

Dott. Roberto Cavaliere

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NON PUBBLICARE FALSE FOTO SU INTERNET PER LA RICERCA DI UN PARTNER

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Quando si crea il proprio profilo su un sito d’incontri, un social network o altro mezzo per incontrare qualcuno, la tendenza è quella di mettere una propria foto un po’ più lusinghiera per apparire un po’ meglio di quello che si è in realtà. Ecco dunque postare la foto di una decina di anni fa, oppure quella sapientemente – o meno – passata sotto il ritocco di Photoshop.
Ma serve davvero? In questo modo è più facile trovare un partner? A quanto sembra, no.

Gli scienziati statunitensi, questa volta, hanno voluto verificare se e quale influenza potesse avere sulle scelte delle donne la fotografia di un potenziale partner. E come questa, rispecchiante la realtà o meno, potesse fare la differenza.
I ricercatori della Villanova University di Philadelphia hanno così scoperto che chi è bello lo è dentro, letteralmente. Sì, anche se il concetto è largamente diffuso chi, quando si tratta di fare colpo a distanza e mascherandosi dietro a uno schermo, ritiene sia vero che la bellezza è una questione interiore? Pochi o quasi nessuno. Eppure, questo studio, dimostra che si può trasmettere la propria bellezza non per mezzo di una foto – usata, nel caso, per mascherare i difetti – ma per mezzo della propria descrizione a parole (in questo caso, scritte).
Le donne partecipanti allo studio, a sorpresa, hanno scovato la bellezza nelle parole, senza bisogno di vedere la foto del pretendente.

La dottoressa Rebecca Brand e colleghi hanno coinvolto nello studio 50 giovani donne a cui è stato chiesto di valutare i profili di 100 uomini, di età compresa tra i 22 e i 25 anni, tutti iscritti a un noto sito d’incontri.
Il gruppo maschile è poi stato suddiviso per quattro, con 25 uomini per ognuno, che avrebbero dovuto essere valutati dalle donne. I gruppi sono poi stati ulteriormente suddivisi in due sottoinsiemi di 25, di cui il primo era supportato dalla foto; il secondo dal profilo testuale, in modo che non fosse possibile un’ingerenza da parte della foto sul testo e viceversa.

Le partecipanti femmine dovevano poi esprimere un giudizio articolato rispondendo a una serie di domande o requisiti. La prima domanda, riferita alla foto, era incentrata sul come trovavano fisicamente l’uomo, se era attraente in linea globale e per un eventuale appuntamento. E poi per un breve incontro sessuale o una relazione a lungo termine.
Le stesse domande sono state poste anche per quanto riguardava il profilo testuale. Tuttavia, in aggiunta, è stato chiesto alle partecipanti di valutare ciascun candidato su come eventualmente lo trovassero gentile, fiducioso, intelligente, divertente o brillante in base al suo profilo.

I risultati dello studio sono stati pubblicati su Computers in Human Behavior e mostrano come «L’attrattiva generale della foto fosse positivamente correlata con l’attrattività complessiva del testo – spiega Brand – In altre parole, coloro che sono fisicamente attraenti riescono anche a scrivere più profili attraenti».
In questo senso, spiega ancora l’autrice dello studio, i siti di incontri online pare non livellino il campo di gioco per le persone poco attraenti. «I nostri dati suggeriscono che gli individui attraenti hanno scritto testi (profili) capaci di trasmettere fiducia, ed era forse questa fiducia che in primo luogo ha segnalato una qualità alle donne», ha aggiunto Brand.
Questa più grande capacità di trasmettere fiducia anche solo con le parole, secondo i ricercatori, potrebbe ricercarsi in un maggior valore che l’individuo che si ritiene attraente attribuisce a se stesso. In soldoni, se non si ha fiducia in sé è inutile ritoccare un foto per cercare di apparire quello che non si è; meglio lavorare su se stessi e credere davvero che la bellezza possa essere qualcosa che va al di là del semplice aspetto fisico.

UN TEST SCIENTIFICO ONLINE PER TROVARE LA PROPRIA ANIMA GEMELLA

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Sperduti nel mare di offerte di single in cerca dell’anima gemella, spesso è assai difficile riuscire a districarsi e, soprattutto, trovare davvero ciò che si sta cercando: l’anima gemella, quella vera.
Oggi, un rivoluzionario test promette di riuscire a risolvere il problema sfruttando la scienza del cervello. Si chiama “BrainDesire” http://braindesire.com/ ed è stato ideato e prodotto dalla statunitense Brain and Science LLC. Così, da oggi, per riuscire a trovare il partner ideale basta avviare il browser e collegarsi al sito – almeno questo è ciò che promettono gli ideatori.
L’idea è quella di utilizzare il proprio cervello per trovare la persona giusta. Il metodo si basa su un test scientifico che permette di arrivare alla soluzione migliore per chi lo svolge, senza che i risultati possano essere influenzati.
Il concetto si basa anche sulle soperte di alcuni recenti studi che hanno suggerito come l’incontro con la potenziale anima gemella, a livello fisico, attivi alcune aree cerebrali, spiegano a Newswise. Queste aree del cervello sono proprio quelle coinvolte nel desiderio e l’amore romantico. È come se il cervello riuscisse a captare che la persona che si ha di fronte è quella in grado di offrire ciò che si sta cercando e anticipa i risultati attivando le aree legate alla ricompensa. Il tutto avviene in maniera inconsapevole; tuttavia a livello fisiologico questo è misurabile.
Ma non finisce qui: secondo gli scienziati che hanno ideato il metodo, questo processo, nel cervello, avviene anche fin da prima di avviare un rapporto con la persona, o anche durante un incontro fuggevole: come a dire che noi non ci rendiamo conto di aver incontrato il partner ideale, ma il cervello sì.
Con questo test, si dovrebbe poter valutare con che intensità si attivano certe aree del cervello – più sono attive, più la persona dovrebbe essere quella giusta. Le scelte, dunque, dovrebbero essere più oculate, grazie al test.
«Una buona scelta potrebbe diventare il vostro migliore incontro di sempre», ha dichiarato Raoul Beck, CEO di Brain and Science.
La praticità del test è che non deve essere eseguito con l’utilizzo di sensori o altri sistemi di misurazione, ma direttamente online e da chiunque. La possibilità di trovare l’anima gemella mette in moto una risposta fisiologica in cui si hanno effetti sulle reti cognitive e motorie misurabili. Tutto ciò avviene grazie al rilascio di un certo numero e tipo di ormoni (tra cui la nota dopamina). I tempi di reazione dell’organismo – e quindi della persona – seguono uno schema preciso che il test è in grado di misurare.
Insomma, la possibilità di trovare l’anima gemella un tempo affidata alla fortuna o, per chi ci crede, al destino, oggi è delegata alla tecnologia; l’importante è che anche il partner alla fine non sia solo un risultato tecnologico ma, magari, in carne e ossa.
Fonte ed articolo completo al seguente indirizzo:http://www3.lastampa.it/benessere/sezioni/lifestyle/articolo/lstp/431203/