AMORE FRA COLLEGHI UTILE PER LA PRODUTTIVITA’
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it
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E proprio la rete è galeotta per un inglese su tre, che ha confessato di aver iniziato una relazione a sfondo sessuale grazie al web, mentre il 10% ha ammesso di essere andato a letto con almeno 11 partner incontrati online. Non solo. Un quarto degli intervistati ha pure confidato di usare internet alle spalle dei rispettivi compagni e addirittura l’80% non si è fatto problemi nel raccontare di visitare regolarmente siti pornografici, con le donne in leggera maggioranza per quanto riguarda il porno soft, mentre se parliamo di hardcore, qui i maschietti sono in netto vantaggio, con tre su quattro assolutamente «dipendenti» da questo tipo di visioni a luci rosse. Ovviamente, senza che in casa nessuno sospetti nulla, anche se un uomo su tre ammette di essere un «sex addict» della rete, mentre se parliamo di under-19, il dato supera addirittura il 50%, con conseguente distruzione della vita sociale ed affettiva.
QUADRO ALLARMANTE – Insomma, per stessa ammissione del giornale londinese, il quadro che se ne ricava è decisamente allarmante, sebbene figlio dei tempi, visto che negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento radicale nel modo di condurre le relazioni, con i cellulari (leggi sms ed mms) e la rete che hanno sostituito le precedenti forme di comunicazione e permesso una maggiore spregiudicatezza, avallata anche dall’anonimato (almeno nel caso del web). «Si è trattato di un cambiamento sociale mai visto prima – si legge sul tabloid – per questo l’educazione sessuale dei giorni nostri deve includere necessariamente anche le regole per il sesso sicuro su internet e i consigli per aiutare quanti sono affetti da tale dipendenza a stare lontani dalle emozioni facili del web, per concentrarsi sulla vita reale, spostando l’attenzione sulle loro relazioni sentimentali»..
ACCUSE A SECOND-LIFE – A dimostrazione di quanto pericolosa possa essere la rete per la vita sessuale, il giornale pubblica la testimonianza di Catherine Shilton, una quarantasettenne di Wellingborough la cui vita familiare è stata completamente distrutta dalla scoperta che il compagno aveva una doppia vita su «Second Life». «Era ossessionato da una donna americana incontrata nel mondo virtuale e stava inchiodato al computer per ore. Hanno iniziato a fare “cyber-sex” e lui si vantava con lei di quanto bravo fosse a letto. Quattro mesi più tardi, ha prenotato un aereo per andarla a trovare. A quel punto, gli ho detto che era tutto finito. “Second Life” ha rovinato una storia d’amore di dieci anni e tolto un padre a un bambino di cinque». La noia e il brivido della trasgressione sono state, invece, la molla che ha spinto il 35enne londinese Jason McClain a «surfare» sui siti porno. Peccato che la cosa gli abbia poi preso la mano, tanto da trasformarlo, per sua stessa ammissione, in un «porn addict».
VERA MALATTIA – «L’emozione che mi dava la visione di quelle immagini esplicitamente sessuali mi permetteva di evadere dalla monotonia della mia vita ed ero capace di restare persino due o tre ore di fila con lo sguardo fisso sul monitor, in uno stato di quasi trance. Quando ho realizzato che ero diventato un dipendente dal sesso, ho anche capito che era arrivato il momento di farla finita e mi sono dato da fare per superare la mia condizione. Ci sono riuscito perché non ero in uno stadio avanzato, ma questa storia mi ha insegnato che questo tipo di dipendenza deve essere trattata alla stregua di un problema di alcool, fumo o droga».
STORIE A LIETO FINE – Fortunatamente, però, la rete non viene vista solo come una peccaminosa dispensatrice di vizi, ma in qualche caso può davvero aiutare a dare una sterzata positiva a una vita sessuale altrimenti piatta e monotona (lo credono 4 intervistati su 5), mentre sono sempre di più quelli che hanno trovato l’amore grazie a unsito di appuntamenti online. Un esempio su tutti, quello di Sarah e Richard. Lei, mamma single 28enne e lui professore di computer 31enne, si sono incontrati online e dopo tre anni di fidanzamento, dal 2006 sono marito e moglie e, giurano, che non potrebbero essere più felici di così.
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Le cause degli annullamenti: dal disturbo narcisistico al delirio di gelosia
Nella relazione del 2007 raccolte le motivazioni dei processi arrivati a conclusione
ROMA – La stragrande quantità di cause di nullità derivano da un «vizio di consenso» (o incapacità consensuale). E, seguendo il testo della relazione annuale della Rota Romana del 2007, ci si imbatte in una serie di cause psichiche molto variegate, tutte collegate al canone 1095 del diritto canonico («grave difetto di discrezione di giudizio» e «incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio »).
Ecco alcuni casi accettati come ragione di annullamento: «disturbo affettivo bipolare», «disturbo di personalità schizoide», «disturbo di personalità antisociale», «disturbo di personalità narcisistico », «sindrome ansioso-depressiva conseguente alla morte del primo coniuge», «personalità ossessivo- compulsiva», «personalità passivo- aggressiva e dipendenza dalla madre», «personalità borderline », «disturbo di personalità antisociale e narcisistico», «disturbo con aspetti ipertimici e associato ad abuso alcolico», «disturbo di personalità istrionico», «immaturità affettiva e sessuale», «disturbo di personalità connesso, tra l’altro, a grave sofferenza cerebrale di origine traumatica», «disturbo di personalità con aspetti misti ed evitanti », «personalità globalmente psicopatica», «delirio di gelosia con abuso alcolico», «paranoia alcolica », «marcata irresponsabilità connessa a una nevrosi d’ansia con componenti ossessive, a sua volta legata a infermità somatiche del soggetto».
In un caso di immaturità di donna ha contato «la giovanissima età al momento del matrimonio, 15 anni, la gravidanza intervenuta e la bassa capacità intellettiva». Poi ci sono i casi di «simulazione del consenso». «Caso di matrimonio di convenienza, celebrato dalla donna convenuta solo per conseguire l’agiatezza economica ». «Mentalità divorzistica acquisita dalla moglie durante la permanenza in Inghilterra negli anni sessanta ». Oppure: «La donna subordinava la durata del matrimonio alla responsabilizzazione dell’uomo. Si sposò perché era rimasta incinta e non voleva sottoporsi a un secondo aborto, dopo quello già compiuto durante la relazione prematrimoniale ». Capitolo prole, ovvero la volontà di avere figli. Causa di nullità legate alla deliberata assenza di figli: «Forte repulsione verso l’idea di maternità», «prevalente considerazione della prospettiva lavorativa », «paura che i figli rivivano le proprie esperienze negative», «desiderio di tutelare la propria libertà ». Nel 2003 fece sensazione una sentenza legata alla «mascolinità sicula di un uomo» che rivendicava «esagerata supremazia sulla fidanzata », dicendosi pronto al divorzio se «la donna non fosse stata all’altezza». Sempre quell’anno viene dichiarato nullo un matrimonio in cui una ragazza incinta aveva costretto il fidanzato a sposarla «minacciando di abortire», un chiaro caso (per i giudici) di «timore invalidante il consenso». Nel 1993 fece discutere quella di una coppia che non credeva nell’indissolubilità del matrimonio in quanto «succube di teorie legate all’atmosfera negativa suscitata dall’introduzione del divorzio in Italia».
Paolo Conti15 marzo 2008 (fonte www.corriere.it)
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Dal cellulare alle email, dilaga l’uso della tecnologia per comunicare la fine di una relazione. La ricerca di un sito britannico
Due parole secche: “Ti lascio”. E’ sempre un dramma sentirsele dire come termine di una relazione . Peggio ancora doverle leggere sul display di un cellullare o sullo schermo del pc.
Già, perché sembra stia diventando sempre più diffusa la pratica di scaricare la propria metà via sms o email .
Un sondaggio condotto da moneysupermarket.com mostra che almeno una persona su sette ha vissuto l’esperienza provata da Kevin Federline , l’ex marito di Britney Spears, il quale ha saputo da terzi della causa di separazione inoltrata dalla pepata mogliettina, mentre era impegnato nella registrazione di uno show.
Il sondaggio ha mostrato che il 15 percento delle 2.194 persone sentite ha subito la triste sorte di leggere il fatidico “Tra noi è finita” via sms o posta elettronica. Ma ci sono forse segnali di redenzione da patologia tecnologica: un quarto del campione nella fascia tra i 18 e i 24 anni – molto sensibile al fascino della tecnologia – ammette che, se si presentasse il caso, sceglierebbe una più tradizionale lettera cartacea . Della volontà di dirlo di persona non vi è tuttavia traccia.
Certo, il sistema può sembrare alquanto vigliacco , ma è sempre meglio di quanto fa il quattro percento del campione intervistato, che per terminare una storia d’amore semplicemente ha confessato di tagliare ogni comunicazione senza più dare notizia di sé.
“La maggior parte di noi spedisce mail o sms – dice Rob Barnes di moneysupermarket.com – quindi non cè da sorprendersi se molti usano questi strumenti anche per comunicazioni di questo genere, per quanto sia sgradevole”.
La pratica sembrerebbe inoltre investire tutte le culture e le latitudini. Di recente in Egitto, una donna ha chiesto chiarimenti ad un tribunale riguardo la validità legale della dichiarazione di divorzio ricevuta da suo marito tramite sms. La donna, Iqbal Abul Nasr , un’ingegnere del Cairo, aveva perso una telefonata da parte del coniuge e poco dopo ha letto sul suo telefono cellulare: “Divorzio da te perché non hai risposto a tuo marito”.
Certo, in questo caso bisogna considerare che in linea con la sharia , la legge islamica, non è necessario che gli uomini vadano in tribunale per presentare istanza di divorzio. Qualora la corte dichiarasse legittima la richiesta, si tratterebbe del primo caso mondiale di divorzio tramite sms. Ma non sembra che la cosa sia destinata a ripetersi. Il caso infatti ha scatenato sconcerto nel mondo musulmano e alcuni paesi, come la Malesia , hanno abolito la pratica. Articolo tratto da ALICE Notizie (www.alice.it)
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Milano, 21 mar. (Adnkronos Salute) – Fin da bambine sanno di piacere e di suscitare ammirazione. E così, nella scelta del partner per la vita, lo vogliono perfetto: bello, sano, ricco, padre ideale, di buona famiglia, leale e devoto. Le donne belle non si accontentano, mentre gli uomini attraenti sono più propensi a ‘chiudere un occhio’ sulle caratteristiche della madre dei loro figli. A indagare sui desideri dei due sessi alle prese con Cupido è uno studio dell’università del Texas, coordinato dallo psicologo David Buss e pubblicato sulla rivista ‘Evolutionary Psychology’.
La teoria del team americano è semplice, ma rivoluzionaria rispetto alle ricerche precedenti: quando si tratta di cercare un compagno, il criterio utilizzato dalle donne non dipende soltanto dal tipo di relazione che cercano – passeggera o duratura – ma viene condizionato anche dal proprio aspetto fisico. Le belle, quelle che ‘non devono chiedere mai’, pretendono di più. In passato, ricordano gli autori, era emerso in genere che quando una donna ‘punta’ a un rapporto solido si indirizza verso uomini in grado di garantire un futuro stabile a sé e ai propri figli, mentre a un partner ‘di transizione’ chiede virilità ed aspetto impeccabile. Ma ora Buss e Todd Shackelford, docente di Psicologia alla Florida Atlantic University, fanno un passo in più: “Nella scelta di un uomo – assicurano – le donne calibrano i propri standard anche in base a quanto si sentono desiderabili. E le donne ritenute fisicamente attraenti mantengono standard alti”. Al contrario le altre, ma anche gli uomini belli o bruttini, dopo i primi insuccessi sono più disposte a ‘trattare’ e abbassano il tiro.
fonte www.yahoo.it
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Le donne vogliono il compagno perfetto. Intelligente, che infonda sicurezza, serio, di bella presenza. Non importa se per relazione stabile o per un’avventura. Si mira sempre al top. Le donne vogliono tutto. Lo sostiene una ricerca pubblicata sull’ultimo numero della rivista Evolutionary Psicology e condotta da David Buss psicologo della University of Texas di Austin.
Non è vero, dunque, ciò che altre ricerche avevano sostenuto e cioè che anche le donne hanno imparato a modulare le richieste da fare ad un uomo a seconda del tipo di relazione che vogliono stabilire. Per le relazioni brevi l’importante è che il tipo sia avvenente e divertente, ma per metter su famiglia occorre l’uomo che sa programmare, che dia l’idea di solidità. Questo hanno sostenuto molti psicologi negli ultimi tempi, assecondando l’idea che l’emancipazione della donna ne abbia modificato la forma mentis. Secondo Buss questo non è vero: la donna vuole sempre il massimo dal compagno, anche quello occasionale.
E dunque AAA cercasi uomini con ottimi geni e in questo senso il bell’aspetto aiuta; con un grande senso di lealtà e devozione; spiccata capacità di stare in gruppo e di manifestare istinto di protezione verso la compagna e la prole. Non importa se il nuovo incontro sarà o no l’uomo della vita, ma per non rischiare meglio scegliersi subito quello che potrebbe piacere e puntare in alto, perché non succede… ma se succede che un incontro occasionale poi diventi l’uomo che resta, il futuro felice è AAAsicurato.
Fonte: David M. Buss. Do attractive women want it all? New study reveals relationship standards are relative. Evolutionary Psicology on press
emanuela grasso fonte www.yahoo.it
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L’amore è cieco e rende ciechi. Solo l’amore, e non il semplice desiderio, permette ad una persona di prendere un impegno esclusivo con un’altra. Amare una persona, infatti, assorbe talmente tante energie emotive da rendere ciechi agli stimoli esterni e alle tentazioni. L’amore, come la vendetta, rientra in questi sentimenti definiti dagli psicologi “commitment device”: sono degli stratagemmi che la mente usa per impegnarsi nel perseguire un obiettivo e non farsi distrarre da altro.
Lo ha dimostrato una ricerca condotta da un gruppo di psicologi della University of California di Los Angeles; il lavoro è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Evolution and Human Behavior. L’attrazione fisica e il sesso, secondo quanto sostenuto dallo studio, non sono uno stimolo sufficiente a fare nascere un patto di esclusività tra due persone. Ma come fa l’amore a sedare l’istinto di guardarsi intorno o di essere promiscui? Semplice: quando si è innamorati c’è una prima fase in cui si è completamente presi dall’altra persona per cui cervello ed emotività sono completamente assorbiti (o annebbiati dipende dai punti di vista) dal pensiero dell’altro. In questa fase si costruisce con la persona che si ama una vita fatta di abitudini, di cose condivise, di tempo passato insieme. Questa costruzione richiede tempo ed energie, richiede anche di focalizzarsi sul raggiungimento dell’obiettivo: la vita insieme. È in questa fase che bisogna concludere! È questo il momento cruciale in cui una persona è in grado di assumersi la responsabilità di una scelta monogama, né prima né dopo. La tempistica è fondamentale. Fonte: Gonzaga G et al. Love, desire, and the suppression of thoughts of romantic alternatives. Ev Hum Beh 2008;29:119-26.
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