SIMULARE L’ORGASMO

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Il 48% delle donne simula un orgasmo, secondo un sondaggio inglese diffuso dal Daily Mail, che ha coinvolto 3mila intervistate. Ed il 9% delle intervistate dice, addirittura, di fingere regolarmente. Il 7% delle donne chiude una relazione perché insoddisfatta sessualmente, magari colpevolizzando il partner, giudicandolo ‘troppo veloce’ (11%) o disinteressato ai preliminari (16%). In un caso su cinque, addirittura, mentre fanno l’amore, pensano ad un’altra persona, qualcuno di famoso o un amico. Senza mai confessarlo al partner, ovviamente.

Secondo un recente studio diffuso dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) il 30,1% delle donne lamenta problemi legati all’orgasmo, e il 26,9% di lubrificazione. Una ricerca analoga condotta in Usa dice, invece, che è del 43% la percentuale di donne statunitensi che soffrono di anorgasmia, in quanto l’orgasmo femminile è più difficile da raggiungere rispetto a quello maschile. Il problema è spesso di natura psicologica ma, secondo uno studio inglese, l’impossibilità di raggiungere il piacere dipende nel 45% dei casi dalla genetica.

Ma viene a vacillare anche la certezza dell’orgasmo maschile: stando ai dati di una ricerca condotta dall’Università del Québec, condotta su 230 ragazzi tra i 18 e 29 anni, il 28,68% degli intervistati ha confessato di aver finto l’orgasmo almeno una volta nel corso di una relazione durata almeno 4 mesi. Per la precisione, il 71% degli intervistati ha confessato di aver simulato l’orgasmo durante la penetrazione vaginale, il 21,7% durante quella anale. C’è anche un uomo su cinque che è riuscito a simulare durante una fellatio o un lavoro più, come dire, manuale. Ma, tecnicamente, non si sa come ci siano riusciti…

GLI OPPOSTI IN AMORE NON SI ATTRAGGONO

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Tendiamo a preferire persone che condividono i nostri stessi valori, punti di vista e persino pregiudizi secondo uno studio del Wellesley College e dell’Università del Kansas, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology.

La somiglianza secondo gli studiosi è cruciale sin dall’inizio. “Pensiamo a due sconosciuti che iniziano a parlare perché casualmente si trovano seduti vicini in aereo, oppure a due persone a un appuntamento al buio. Fin dai primi momenti di battute imbarazzate, la somiglianza fra le due persone gioca un potente ruolo nelle interazioni future”, spiega la professoressa Angela Bahns, psicologa, una delle autrici dello studio.

Per la ricerca sono state analizzate 1.500 coppie, alle quali è stato chiesto di compilare un questionario su valori, punti di vista,pregiudizi. Dalla comparazione è emerso che c’era somiglianza fra i partner nella visione della vita, anche se le due persone si erano conosciute da poco. In un secondo esperimento, sono state analizzate coppie che si erano appena conosciute, che sono state poi seguite nel tempo. Non è stato osservato praticamente alcun cambiamento nella convinzioni. Per gli studiosi, questo significa che una relazione non cambia le opinioni di una persona. Tuttavia, concludono i ricercatori americani, per non chiudersi troppo è opportuno anche frequentare chi la pensa diversamente da noi.

L’abstract dello studio

L’AMORE ETERNO ESISTE E VA’ OLTRE LA MORTE

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L’amore eterno esiste e va oltre la morte secondo uno studio dell’Università dell’Arizona, pubblicato sulla rivista americana ‘Psychological Science’: il benessere di un partner continua ad essere influenzato dall’altro anche dopo la morte di uno dei due, con la stessa intensità di quando era in vita.

“Le persone a cui teniamo continuano a influenzare la qualità della nostra vita anche dopo la loro morte”, spiega Kyle Bourassa, dottorando di psicologia all’Università dell’Arizona e capo del progetto. L’equipe di Bourassa si era già concentrata in passato sull’apporto psicologico delle relazioni sentimentali alla vita delle persone. In studi precedenti i dottorandi di psicologia dell’Arizona avevano dimostrato come in una coppia la salute fisica e mentale dei partner fosse strettamente interdipendente.

Il nuovo studio mostra “che la qualità della vita di un vedovo o di una vedova – spiega Bourassa – risente dell’influenza del coniuge deceduto proprio come se questi fosse ancora in vita”. Gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti dal progetto di ricerca Share, che coinvolge 80mila persone anziane di 18 diversi paesi europei più Israele.

Oltre a confermare la stretta dipendenza che c’è tra il benessere dei coniugi, la ricerca mostra che questo fenomeno continua anche dopo la morte di uno dei due partner, indipendentemente da età, stato di salute e anni di matrimonio. Ma ciò che colpisce è che il “legame” tra il partner deceduto e quello in vita non presenta differenze rispetto a quello tra coniugi ancora entrambi vivi.

Adesso la ricerca si focalizzerà sui motivi di questo stretto legame anche dopo la morte. “Quello che vogliamo sapere è se il solo pensare al coniuge è sufficiente per creare l’interdipendenza. Se è così, in che modo potremmo utilizzare queste informazioni per aiutare meglio coloro che hanno perso il coniuge?”

 

PORSI LE GIUSTE DOMANDE PER LA RICERCA DI UN NUOVO AMORE

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Un nuovo amore dovrebbe sempre scaturire da un incontro e non da una ricerca.

Ma anche se dovessimo cercarlo e importante chiedersi cosa e chi si vorrebbe trovare e perché.

Le domande che bisognerebbe porsi sono diverse. La risposte, autentiche ed oneste, che senti in te, sono importanti, per capire perché non lo trovi, o come trovarlo.

Una possibile sequenza potrebbe essere la seguente

  • Perchè cerchi un amore ?
  • Perché ti senti vuoto e triste, e vai alla ricerca di chi ti riempia o di tiri fuori dalla tua tristezza ?
  • Oppure cerchi qualcuno da salvare, per non dover pensare a salvare te stesso ?
  • Vuoi solo dare, pensando di essere generoso, ma in realtà non ti metti in gioco?
  • Vuoi solo prendere e non hai voglia di dare ?
  • Cosa sei disposto a svelare, e ad ascoltare, a ricevere e a donare, quanto puoi vivere il contatto senza controllo emotivo, senza fare bilanci, e restando fedele a te stesso?
  • E’ davvero solitudine, questo malessere che senti ?
  • Risentimento verso chi non c’è, e verso di te per non aver meritato nessuno accanto ?
  • Se ci fosse qui qualcuno, con te, staresti davvero meglio, o sarebbe solo un modo per scaricare la tua negatività su di lui, per appoggiarti, farti trainare, o anche solo distrarti?
  • Si risolveranno automaticamente tutte le cose alle quali puoi pensare solo tu ?

Dare il nome giusto al bisogno che si prova, comprendere le motivazioni che ci spingono e i dubbi che ci offuscano, aiuta a far succedere quello che più ci sta a cuore, senza sforzo, come è naturale che avvengano le cose importanti, ma con impegno.

E’ una grande sfida riverberare sull’altro positività e non il proprio dolore ed i propri bisogni. Quando cerchi qualcuno che ti ami perché tu non sai amarti, trapela il tuo bisogno, la paura, la pretesa: è ciò che mette in fuga l’altro. La tua paura di restare solo, di sbagliare, ti fa restare solo. Diventi pesante, troppo serio, arrendevole, troppo gentile.

Durante la vita gli altri cambiano, cambiamo noi e i nostri bisogni. Se in alcuni periodi ha prevalso il bisogno di fusione, in altri può essere più importante la capacità di dare nuovi stimoli, la presenza concreta oppure l’affettuosità, il gioco o la leggerezza. In ogni caso l’autenticità.

Qual che avviene fra le persone è tanto più interessante e profondo, quanto più e libero da pretese ed aspettative, bisogni mal risposti e altre zavorre.

La nostra felicità non dipende dagli altri, possono esserne parte, ma non possono crearla né distruggerla.

Questa libertà può farci sentire leggeri, renderci forti, far sì che sia il desiderio a guidarci, non la paura: è questo che attrae l’altro.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

L’AMORE IN OCCIDENTE DI DE ROUGEMENT

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Brani tratti da L’amore in occidente di De Rougemont

Amare l’amore più dell’oggetto dell’amore, amare la passione per se stessa, dall’amabam amare di Agostino fino al Romanticismo moderno, significa amare e cercar la sofferenza. Amore-passione: desiderio di ciò che ci ferisce e ci annienta con il suo trionfo.

Perchè a qualsiasi altro racconto preferiamo quello d’un amore impossibile? Proprio perché ci piace bruciare ed essere coscienti di ciò che brucia in noi.

Ciò che essi amano è l’amore, è il fatto stesso di amare. (…) Tristano ama di sentirsi amato ben più che non ami Isotta la bionda. E Isotta non fa nulla per trattenere Tristano presso di sé: le basta un sogno appassionato. Hanno bisogno l’uno dell’altro per bruciare, ma non dell’altro come è in realtà; e non della presenza dell’altro, ma piuttosto della sua assenza.

L’amore felice non ha storia. Romanzi ne ha dati solo l’amore mortale, cioè l’amore minacciato e condannato dalla vita stessa.

Così abbiamo visto che Tristano ama Isotta non già nella sua realtà, ma in quanto essa desta in lui l’arsura deliziosa del desiderio. L’amore-passione tende a confondersi con una esaltazione narcisistica

Chiamerò libero un uomo che possiede se stesso. Ma l’uomo della passione, al contrario, cerca di essere posseduto, spogliato, gettato fuori di sé medesimo, nell’estasi.

il fatto che il desiderio sia o non sia soddisfatto, non cambia niente. La passione, una volta dichiarata, pretende molto più che la soddisfazione, vuole tutto e soprattutto l’impossibile: l’infinito in un essere finito.

L’AMORE LIQUIDO DI BAUMANN

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Brani tratti da Baumann, L’amore liquido (2006)

“L’amore liquido è un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”

La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale.In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio.Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia.Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta.Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai.E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro.Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l’ansia.L’amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile.

E’ insito nella natura dell’amore il fatto che –come Lucano osservò duemila anni fa e Francio Bacon ripeté molti secoli dopo – esso non possa che significare il consegnarsi in ostaggio al destino.

Fino a quando le relazioni sono viste come investimenti redditizi, come garanzie di sicurezza e soluzioni ai tuoi problemi non c’è via di scampo: testa perdi, croce vince l’altro.

Per quanto abbia potuto imparare sull’amore e l’innamoramento, la tua sapienza può giungere solo, come il Messia di Kafka, un giorno dopo il suo arrivo.

«la relazione umana» e la sua sorte in un’età in cui «gli uomini e donne disperati perché abbandonati a se stessi, che si sentono degli oggetti a perdere, che anelano la sicurezza dell’aggregazione e una mano su cui poter contare nel momento del bisogno, e quindi ansiosi di “instaurare relazioni” [sono] al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni “stabili”, per non dire definitive, poiché paventano che tale relazione possa comportare oneri e tensioni che non vogliono né pensano di poter sopportare e che dunque possa fortemente limitare la loro tanto agognata libertà di … si, avete indovinato, di instaurare relazioni»

«Come per lo shopping: oggi chi va per negozi non compra per soddisfare un desiderio […] ma semplicemente per togliersi una voglia. Ci vuole tempo, (un tempo insostenibilmente lungo per gli standard di una cultura che aborre la procrastinazione e postula invece il soddisfacimento immediato) per seminare, coltivare, nutrire, il desiderio. Il desiderio ha bisogno di tempo per germogliare, crescere e maturare. Via via che il “lungo termine” diventa sempre più breve, la velocità con cui il desiderio giunge a maturazione resiste ostinatamente all’accelerazione; il tempo occorrente per ottenere il ritorno dell’investimento della coltivazione del desiderio appare sempre più lungo, lo si avverte esasperante e insopportabile» (p. 17). «Oggigiorno i centri commerciali tendono ad essere progettati pensando a desideri facili da nascere e rapidi a estinguersi, non all’onerosa e protratta creazione e coltivazione dei desideri. L’unico desiderio che una visita al centro commerciale deve instillare e instilla è quello di reiterare all’infinito l’eccitante momento del lasciarsi andare, del dare briglia sciolta alle proprie voglie senza un copione prestabilito» (p. 18).

«Togliersi una voglia, diversamente dall’esaudire un desiderio, è soltanto un atto estemporaneo, che si spera non lasci conseguenze durevoli che potrebbero ostacolare ulteriori momenti di estasi gioiosa. Nel caso delle relazioni, e delle relazioni sessuali in particolare, seguire le voglie anziché i desideri significa lasciare la porta bene aperta “ad altre opportunità romantiche” le quali, come sostengono le psicologhe del Guardian potrebbero rivelarsi più soddisfacenti e appaganti» (p. 18).

«Mentre il principio del togliersi-le-voglie è inculcato a fondo nella condotta quotidiana dai poteri forti del mercato dei beni di consumo, il coltivare un desiderio sembra inquietantemente, inopportunamente, fastidiosamente, propendere dalla parte dell’impegno amoroso. Il desiderio va curato, coltivato, implica una cura prolungata, un difficile negoziato senza soluzioni scontate, qualche scelta difficile e alcuni compromessi dolorosi […] nella sua radicalizzata reincarnazione sotto forma di voglia, il desiderio ha perso gran parte dei suoi attributi fastidiosi […]. Come recitava il messaggio pubblicitario di una famosa carta di credito, oggi “ è possibile eliminare l’attesa dal desiderio”. Quando è pilotata dalla voglia, la relazione tra due persone segue il modello dello shopping e non chiede altro che le capacità di un consumatore medio, moderatamente esperto. Al pari di altri prodotti di consumo, è fatta per essere consumata sul posto (non richiede addestramento ulteriore o una preparazione prolungata) ed essere usata una sola volta. Innanzitutto, la sua essenza è quella di potersene disfare senza problemi. Se ritenute scadenti o non di piena soddisfazione le merci possono essere sostituite con altri prodotti che si spera più soddisfacenti […] ma anche se mantengono le promesse, nessuno si aspetta da esse che durino a lungo; dopo tutto, automobili, computer o telefoni cellulari in perfetto stato e ancora funzionanti vengono gettati via senza troppo rammarico nel momento stesso in cui le loro versioni nuove e aggiornate giungono nei negozi e divengono l’ultimo grido. Perché mai le relazioni dovrebbero fare eccezione alla regola?»

AMORE PERFETTO, RELAZIONI IMPERFETTE (WELWOOD)

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L’aprire il cuore ad un altro ci porta quasi sempre a misurarci con gli ostacoli che abbiamo dentro nei confronti dell’amore – a toccare tutti quei punti legati alla paura dell’intimità o al desiderio di rimanere chiusi in noi stessi. E se questa apertura d’amore continua, ben presto ci accorgiamo che iniziamo ad agire i soliti giochi di autoingannano che ci hanno intrappolato per tutta la vita. E inevitabilmente, tutto questo logorio interioriore prima o poi conduce a una situazione di lotta e di conflitto con il nostro partner.

La decisione di impegnarci in una relazione implica dunque l’inevitabile decisione di affrontare queste paure e confrontarci con questi rigidi modelli che sorgono puntualmente in una relazione. Ma per lavorare efficacemente su queste paure abbiamo però bisogno di riconoscere che cosa abbiamo veramente davanti e comprendere le forze che sono all’opera all’interno della relazione con il nostro partner, il quale può svolgere un ruolo molto importante nell’aiutarci a capirle e dominarle. Allora questi ostacoli possono diventare delle pietre migliari che ci portano avanti anziché trasformarsi in barriere che ostacolano la relazione e la nostra via.

Modelli condizionati

In realtà, il modo in cui ognuno di noi esprime e riceve amore (così come le eventuali paure che ne derivano) è stato stabilito molti anni fa, e dipende in gran parte dalle modalità con cui si sono espresse le nostre relazioni intime con nostro padre e nostra madre. I nostri genitori hanno svolto una fortissima influenza su di noi, non solo perché il nostro benessere dipendeva totalmente da loro, ma anche perché sono state le prime persone che abbiamo amato profondamente.

L’influenza psicologica dei genitori sui figli è ancora più forte oggi, in una società come la nostra dove oramai la famiglia allargata e la comunità parentale che una volta mitigavano l’impatto genitoriale si sono dissolte. Crescere in una famiglia nucleare isolata, lontana da una rete più ampia di figure parentali non offre abbastanza separatezza dai genitori e in ogni caso non dà l’opportunità di sperimentare una gamma sufficientemente ampia di modelli.

Perdita e abbandono

In fondo a tutte le paure dell’intimità c’è quasi sempre la paura dell’abbandono. Le persone i cui genitori sono stati distanti, non disposti o non disponibili, sono in genere le prime a temere la perdita dell’amore. Essi hanno paura di essere negletti o abbandonati di nuovo. Pertanto sono portati a creare relazioni quasi di dipendenza e a chiedere in continuazione al partner prove del loro amore. Oppure possono continuare a vivere fuori “dalla porta” in modo da non trovarsi in una situazione, dove potrebbero rischiare di essere abbandonate.

All’altro estremo ci sono coloro che hanno avuto genitori eccessivamente presenti, invasivi, costoro avranno paura di essere controllati emozionalmente o feriti da un partner in una relazione intima. E poiché le relazioni con i genitori spesso contengono influenze complesse e contraddittorie, molti crescono temendo entrambi i casi; e cioè sia la paura dell’abbandono che la paura di rimanere “intrappolati” e tutto ciò viene poi agito in modi differenti, a seconda delle situazioni.

Con un partner possiamo combattere per mantenere il nostro spazio separato, mentre con un altro ci scontreremo per avere più intimità e vicinanza. Quando agiamo queste paure in una relazione, non facciamo altro che rivivere le vecchie scene che costituiscono il dramma universale dell’infanzia. Un dramma che in genere presenta due subtrame principali: la prima è la costruzione del legame con i nostri genitori, la seconda è la fase della separazione da essi per diventare un individuo autonomo.

Le ferite dell’infanzia

Chi di noi non ha potuto vivere a pieno un legame profondo con i genitori o chi non è riuscito a separarsi completamente da essi, lascia l’infanzia ferito in una di queste due aree. Da adulti, l’ansia derivante da questi bisogni frustrati, ci spinge o a rivoltarci verso questi desideri inappagati o a cercarli in modo esasperato. Se i nostri genitori non hanno risposto ai nostri bisogni d’amore e di affetto, è probabile che ci sentiremo in colpa e/o molto esigenti sul piano emotivo e relazione. Se invece, i nostri genitori non hanno dato valore al nostro bisogno di indipendenza è più facile che ci sentiremo in colpa o con un atteggiamento di sfida per il fatto di reclamare un nostro spazio individuale. Tutte queste ferite, vengono perpetuate ogni qualvolta manteniamo un atteggiamento d’amore condizionato per noi stessi, cosa che poi ostacola il libero flusso dell’amore nelle relazioni. (“Io mi voglio bene solo se non ho bisogno di nessuno…o se piaccio agli altri”).

Le persone che soffrono della paura d’abbandono quasi si vergognano di questo sentimento, e pertanto hanno difficoltà a entrare in relazione con gli altri. Poiché essi non credono di potersi permettere di esprimere il loro bisogno di contatto, agiscono questo in modo indiretto, distorto o compulsivo.

Questi individui possono diventare persone eccessivamente esigenti, manipolative o critiche quando il loro partner non è li nella maniera in cui essi vorrebbero. E tutto spesso ha l’effetto di allontanare il partner, la qualcosa frustra ulteriormente il loro bisogno di contatto e li fa sentire ancora più impotenti. Inoltre poiché si sentono cronicamente bisognosi d’affetto diventa per loro difficile riconoscere la necessità di avere un proprio spazio individuale o di essere indipendenti. E quando il loro partner comincia ad agire questi bisogni, essi ne fanno un ulteriore motivo di conflitto.

Bisogno d’intimità

Una situazione analoga, ma rovesciata vivono coloro che, avendo avuto genitori eccessivamente invasivi, temono di perdere la propria individualità nella relazione. Costoro si vivono in conflitto solo per il fatto di sentirsi individui separati e non hanno fiducia nella loro autonomia. Di conseguenza agiscono il loro bisogno di spazio e libertà in modo esagerato. Mantenendo troppo distanza dal proprio partner, perché troppa intimità può minacciare il loro già fragile senso d’indipendenza, essi non riescono a riconoscere il bisogno di vicinanza e relazione. E quando il loro partner esprime un maggior bisogno d’intimità, i due rischiano di cadere nella trappola di una lotta “polarizzata”.

Insomma, ogni relazione riapre inevitabilmente vecchie ferite d’infanzia, tutto ciò fa sì che noi li agiamo in modo esagerato, poco amichevole e manipolativo, spingendo i nostri partner nella direzione opposta. A loro volta, i nostri partner cominciano ad agire i difetti opposti: gli stessi e si scatena così una furiosa lotta all’interno della coppia, la cui reale natura è spesso poco chiara ad entrambi. Fortunatamente, tutte queste ferite possono essere curate anche nel mezzo di una relazione. E da questo punto divista, tutte le difficoltà che si incontrano in una relazione profonda possono essere considerate come un utili percorso di crescita.

Storie e copioni

Invece, quello che di solito facciamo è ripetere continuamente gli stessi modelli autodistruttivi. Che cosa rende così difficile riconoscere questo comportamento e modificarlo? Qualche tempo fa ho conosciuto un uomo che diventava così ossessivo ogni qualvolta che iniziava una relazione con una donna che questa immancabilmente se ne andava via. Tutto questo lo faceva sentire abbandonato e poco amato, convincendolo sempre di più della sua incapacità di avere una relazione. Perché Chris continuava a ripetere all’infinito un tale modello distruttivo? In realtà, sotto questo tipo di comportamento compulsivo c’è qualcosa di più persistente: una storia e un copione che tutti noi recitiamo.

In realtà, Chris aveva sviluppato questa atteggiamento affrontare la grave deprivazione che aveva ricevuto durante l’infanzia. I bambini cercano di capire come mai i genitori non sono più amorevoli con loro. E’ spesso la risposta che si danno è che sono loro ad essere i cattivi e i non meritevoli d’ amore. Attraverso lo stesso percorso, Chris era giunto alla conclusione che i suoi genitori l’ho avevano trascurato perché egli non era abbastanza buono, insomma si era creato quest’identità per dare una risposta soddisfacente ai suoi bisogni insoddisfatti. Questo gli ha dato una sorta di sicurezza, l’unica che disponibile per lui. Da allora Chris, riesce a sentirsi pienamente se stesso solo quando si sente vuoto, affamato d’amore, deprivato. Come bambino questa è stata una strategia brillante per mantenersi in qualche modo unito, integro in una situazione familiare che minacciava la sua sopravvivenza fisica ed emotiva. Ma da adulto, l’attaccamento a questa identità limitata, gli aveva reso impossibile ricevere nutrimento affettivo. Ogni qualvolta incontrava una donna disponibile a daglielo, Chris si sentiva come se stesse perdendo se stesso, la sua identità. Perché oramai era in grado di sentire se stesso solo quando correva dietro a una donna o quando si sentiva abbandonato perché l’aveva persa. Come nel caso di Chris, ci possono numerosi altri esempi di copioni appresi durante l’infanzia che poi si riflettono negativamente nella vita adulta.

In più noi crediamo che la nostra storia rappresenti accuratamente il modo in cui le cose sono veramente. In verità si tratta solo di un sogno, di un modello condizionato di credenze che continua a ricreare il tipo di situazione che ci aveva ferito la prima volta. Condizionando così pesantemente le nostre relazioni, queste storie diventano profezie che si auto-avverano ricreando proprio quella situazione di cui abbiamo tanta paura. Tutto ciò rafforza le nostre convinzioni sbagliate, facendo si che esse diventino ancora più forti e si perpetuino all’infinito.

tratto da: John Welwood, Journey of the heart, Thorsons, London

DONNE CHE AMANO TROPPO

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“Donne che amano Troppo” è un libro scritto, negli anni ’70, dalla Psicologa americana R. Norwood che ha fatto da apripista alla discussione sulle dipendenze affettive. Sul sito si potranno trovare diversi passaggi di questo libro e dei successivi scritti, sempre della Norwood.

I libri della Norwood sono i seguenti:

  • Donne che amano troppo
  • Lettere di donne che amano troppo
  • Un pensiero al giorno
  • Guarire coi perchè

In Italia tutte le opere di questa autrice sono Edite da Feltrinelli (vai al link )

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Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo.

Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.

Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo “sbagliato” per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.

Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo “giusto” per noi.

Donne che amano troppo sono molto responsabili, impegante molto seriamente e con successo ma con poca stima di sé; hanno poco riguardo per la propria integrità personale e riversano tutte le loro energie in tentativi disperati di influenzare e controllare gli altri per farli diventare come loro desiderano.

Hanno un profondo timore dell’abbandono; pensano che è meglio stare con qualcuno che non soddisfi del tutto i loro bisogni ma che non le abbandoni, piuttosto che un’uomo più affettuoso e attraente che potrebbe anche lasciarle per un’altra donna.

Molte donne commettono l’errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all’altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all’interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto.

Dobbiamo guarire dal bisogno di dare più amore di quanto se ne riceva; guarire dal continuare a estrarre amore dal buco vuoto che c’è dentro di noi.

Finchè continuiamo a comportarci così, cercando di sfuggire a noi stesse e al nostro dolore, non possiamo guarire.Più ci dibattiamo e cerchiamo altre vie di scampo, più peggioriamo , mentre cerchiamo di risolvere la dipendenza con l’ossessione. Alla fine, scopriamo che le nostre soluzioni sono diventate i nostri problemi più gravi. Cercando disperatamente un sollievo e non trovandone alcuno, a volte arriviamo sull’orlo della follia.

Ciò che manifestiamo esternamente è un riflesso di ciò che c’è nel più profondo di noi: ciò che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, ciò che crediamo di meritare dalla vita.

Quando cambiano queste convinzioni, cambia anche la nostra vita.

LA VIA DELLA GUARIGIONE

-Andare a cercare aiuto

-Considerate la vostra guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualsiasi altra

-Trovate un gruppo di sostegno fatto da vostre pari che vi capiscano

-Sviluppate il vostro lato spirituale con esercizi quotidiani

-Smettete di dirigere e controllare gli altri

-Imparate a non lasciarvi invischiare nei giochi di interazione

-Affrontate coraggiosamente i vostri problemi e le vostre manchevolezze personali

-Coltivate qualsiasi bisogno che debba essere soddisfatto in voi stesse

-Diventate “egoiste”

-Spartite con altre donne quello che avete sperimentato e imparato

-Trovate affermazioni positive da ripetervi più volte nel corso del giornata: hanno il potere di eliminare i pensieri e i sentimenti distruttivi, anche quando la negatività dura da anni.

CARATTERISTICHE DI UNA DONNA GUARITA DALLA MALATTIA DI AMARE TROPPO

-Accetta pienamente se stessa, anche se desidera cambiare qualche aspetto della sua personalità.

Questo amore e rispetto di sé stessa è fondamentale e lei lo alimenta con affetto, e si propone di espanderlo

-Accetta gli altri come sono, senza cercare di cambiarli per soddisfare i suoi bisogni

-E’ consapevole dei suoi sentimenti e del suo atteggiamento verso ogni aspetto della vita, compresa la sessualità

-Ama tutto di se stessa: la sua personalità, il suo aspetto, le sue convinzioni e i suoi valori, il suo corpo, i suoi interessi e i suoi talenti. Valorizza sé stessa invece di cercare di trovare il senso del proprio valore in una relazione

-La sua autostima è abbastanza profonda da consentirle di apprezzare il piacere di stare insieme ad altre persone e preferisce uomini che siano a posto così come sono. Non le necessita che qualcuno abbia bisogno di lei per avere l’impressione di valere qualcosa

-Si permette di essere aperta e fiduciosa con chi lo merita; non ha paura di lasciarsi conoscere a un livello personale profondo, ma non si espone al rischio di essere sfruttata da chi non ha riguardo per il suo benessere

-Si domanda. “Questa relazione va bene per me? Mi consente di sviluppare tutte le mie possibilità e diventare quello che sono capace di essere?”

-Quando una relazione è distruttiva, è capace di lasciarla perdere senza sprofondare nella depressione ha una cerchia di amiche che la sostengono e fanno del loro meglio per vederla uscire da una crisi.

-Apprezza più di ogni altra cosa la propria serenità; tutte le lotte, le tragedie e il caos del passato hanno perso il loro fascino; ha un atteggiamento protettivo verso sé stessa, la sua salute e il suo benessere.

-Sa che una relazione, per poter funzionare, deve essere tra due patner che condividono valori, interessi e fini, e che siano entrambi capaci di intimità.

-Sa anche di essere degna del meglio che la vita può offrirle.

AFORISMI TERAPEUTICI di ROBIN NORWOOD

Siamo in grado di dedicarci da sole amore e attenzioni: non è necessario aspettare, inerti, che arrivi un uomo a dispensarceli.

Cercare di guarire dalla dipendenza relazionale (o da qualsiasi altra forma di dipendenza) senza fede è come camminare in salita, all’indietro, su tacchi a spillo.

Se stiamo realmente guarendo, non telefoniamo certo a un uomo per dirgli che non abbiamo più intenzione di parlargli.

Il nostro compito su questa terra è di crescere, imparare e aprire gli occhi.

Non praticare la propria dipendenza richiede uno sforzo maggiore del semplice ripetere a se stesse di cambiare.

Quando le persone stanno veramente cercando di cambiare, non perdono tempo a parlarne. Sono troppo occupate nel farlo.

Il vero cambiamento richiede una resa che è simile, per certi versi, a una crocifissione.

La vita consiste, dopotutto, nel prendere coscienza e crescere. Rendiamo questi processi più dolorosi perché non li accettiamo di buon grado.

La guarigione ci permette due doni: la qualità della nostra vita migliorerà e saremo davvero d’aiuto.

Recupero significa scegliere solo ciò che favorisce la vostra serenità e il vostro benessere.

Amare se stesse abbastanza da vincere la dipendenza è un prerequisito essenziale per amare un’altra persona.

Il vero recupero avviene quando smettiamo di situare il problema fuori di noi e dentro qualcun altro.

Per superare il rancore, all’altra persona augurate solo il bene e pregate perché lo raggiunga

Quando proviamo invidia, siamo preda dell’errata convinzione che in questo mondo non vi sia bene sufficiente per tutti.

Riceviamo quel che auguriamo agli altri, dunque augurate tutto il bene possibile!

Qualsiasi comportamento tra esseri umani che non sia onesto, aperto e affettuoso, affonda le sue radici nella paura.

Di solito gli uomini temono maggiormente di essere soffocati dalla partner, mentre le donne hanno più paura di essere abbandonate.

Quando le nostre ferite non sono ancora rimarginate, tendiamo ad essere pericolose.

Uomini e donne con problemi relazionali tirano su figli e figlie destinati a soffrire allo stesso modo.

L’amore per una persona ha in sé la stabilità emotiva non il disordine.

La capacità di amare un’altra persona sboccia da un cuore pieno, non da uno vuoto.

Ogni giorno, guardatevi allo specchio, dite il vostro nome e aggiungete: “Ti voglio bene e ti accetto esattamente per quello che sei”.

Se qualcosa non va bene per noi, in realtà non va bene per nessun altro.

Se davvero siete sulla via del recupero dell’amare troppo, sappiate di essere un miracolo.

Dovete considerare l’eventualità che, una volta smesso di amare troppo, la vostra relazione possa finire.

E’ attraverso il perdono che impariamo la lezione per la quale la nostra anima ha scelto questa esistenza.

La dipendenza relazionale è il tipo di dipendenza che viene maggiormente idealizzato.

Noi tutte tendiamo a rimuovere ciò che è troppo doloroso da accettare o troppo spaventoso da immaginare.

Se tutto ciò che abbiamo fatto sinora avesse davvero funzionato, non avremmo bisogno di guarire.

Il dolore è il più saggio dei consiglieri che bussa alla nostra porta.

Alcuni rapporti caratterizzati da forte dipendenza sono tra persone dello stesso sesso.

Una delle caratteristiche primarie dell’amare troppo è un’assoluta dipendenza, spesso mascherata da forza apparente.

Imparate a vivere evitando di concentrarvi su un uomo come la fonte o la soluzione di tutti i vostri problemi.

Per molte di noi la chiave della guarigione sta nell’imparare a fare esattamente il contrario di ciò che abbiamo sempre fatto.

Quando rinunciamo a fare la nostra parte di battaglia, la battaglia è perduta.

Non fate minacce che non siete in grado di mettere in pratica; anzi, meglio non farne affatto.

CIORAN E L’AMORE

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Riflessioni del filosofo Cioran sull’amore

L’equivoco dell’amore viene dal fatto che uno è felice e infelice allo stesso tempo, la sofferenza si uguaglia alla voluttà in un turbine unitario. Per questo la disgrazia nell’amore cresce via via che la donna la percepisce e, proprio per questo, ama molto di più. Una passione senza limiti porta a lamentare che il mare abbia un fondale, ed è nell’immensità dell’azzurro che uno sazia il suo desiderio di immersione nell’infinito. Almeno in cielo non ci sono confini e sembra essere all’altezza del suicidio.

L’amore è un bisogno di affogarsi, una tentazione di profondità.In questo assomiglia alla morte. Così si spiega perché solo lenature erotiche possiedano il senso dell’infinito. Nell’amare siscende fino alle radici della vita, fino alla freddezza fatale della morte. Nell’abbraccio non ci sono raggi in grado di trapassare, e le finestre si aprono fino allo spazio infinito, affinché uno possa precipitarvi. C’è molto di felicità edi infelicità negli alti e bassi dell’amore, e il cuore è troppo stretto per queste dimensioni.

L’erotismo va oltre l’uomo: lo riempie e lo distrugge. È per questo che, schiacciato da queste onde, uno lascia passare i giorni senza rendersi conto che gli oggetti esistono, le creature si agitano e la vita si consuma,una volta che, intrappolato nel sogno voluttuoso dell’Eros, con tanto di vita e di amore, si è dimenticato dell’uno e dell’altro, e così nello svegliarsi dall’amore, agli inevitabili strazi segue un crollo lucido e senza consolazione possibile.

Il senso più profondo dell’amore non si trova nel “genio della specie”, e nemmeno nell’annullamento dell’individuazione. Avrebbe queste intensità tempestose l’amore, questa gravità inumana, se fossimo soltanto strumenti e ci perdessimo personalmente? Come ammettere che ci coinvolgiamo in tali enormi sofferenze unicamente per diventare vittime?

L’uomo e la donna non sono capaci di tanta rinuncia né di tanto inganno. In fondo amiamo per difenderci dal vuoto dell’esistenza, e come reazione ad esso. La dimensione erotica del nostro essere è una pienezza dolente, fatta proprio per riempire il vuoto che è dentro e anche fuori di noi. Senza l’invasione del vuoto essenziale che corrode la nudità dell’essere e distrugge l’illusione indispensabile all’esistenza, l’amore sarebbe soltanto un facile esercizio, un pretesto piacevole, e non sicuramente una reazione misteriosa a un’agitazione crepuscolare. Il niente che ci circonda soffre la presenza dell’Eros, che è anch’esso ingannevole e cerca di colpire l’esistenza. Di tutto ciò che viene offerto alla sensibilità, l’amore è il meno vuoto, al quale non si può rinunciare senza aprire le braccia al vuoto naturale, comune, eterno. Concentrando in sé un massimo di vita e di morte, l’amore costituisce un’irruzione di intensità nel vuoto.

Avremmo potuto sopportare la sofferenza dell’amore se questo non fosse un’arma contro la decadenza cosmica, contro il marciume immanente?

E saremmo stati in grado di scivolare verso la morte, attraverso incantamenti e sospiri, se non avessimo trovato in esso una forma di essere fino al non essere?

… Il vero contatto fra gli esseri si stabilisce solo con la presenza muta, con l’apparente non-comunicazione, con lo scambio misterioso e senza parole che assomiglia alla preghiera interiore.»

Il pallore ci mostra fino a che punto il corpo può capire l’anima.

PROUST E L’AMORE

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Marcel Proust, fra i grandi scrittori di fine 800 ed inizio 900, è quello che ha maggiormente analizzato l’amore in tutti i suoi aspetti. Nella sua opera principale Alla ricerca del tempo perduto, che consta di 7 volumi, opera un’introspezione fine e psicologica del sentimento amoroso negli uomini. Vi ritroveremo molti dei concetti espressi nel sito.

Di seguito i passaggi più significativi

In amore non può esserci tranquillità, perché il vantaggio conquistato non è che un nuovo punto di partenza per nuovi desideri.

I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell’affievolirsi, li allenta; e, nonostante l’ illusione di cui vorremmo essere vittime, e, con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli.

L’uomo è l’essere che non puo’ uscire da se’, che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mente.

Di tutti i modi di produzione dell’amore, di tutti gli agenti di disseminazione del male sacro, uno dei più efficaci è certo questo gran soffio d’ansia che passa a volte su di noi.La sorte è segnata, allora: sarà lui, l’essere della cui compagnia godiamo in quell’istante, sarà lui che ameremo. Non c’è nemmeno bisogno che, prima, ci piacesse più di altri, e nemmeno altrettanto. Occorreva solo che la nostra inclinazione per lui divenisse esclusiva. E tale condizione si realizza quando – nel momento in cui non ne disponiamo – alla ricerca dei piaceri prodigatici dalla sua grazia si sostituisce bruscamente dentro di noi un bisogno ansioso che ha per oggetto quell’essere medesimo, un bisogno assurdo, che le leggi di questo mondo rendono impossibile soddisfare e difficile guarire – il bisogno insensato e doloroso di possederlo.

Quando amiamo, l’amore, troppo grande per poter essere interamente contenuto dentro di noi, s’irradia verso la persona amata, dove incontra una superficie che l’arresta forzandolo a tornare verso il punto di partenza, ed è questo “urto di ritorno”della nostra stessa tenerezza che noi identifichiamo con i sentimenti dell’altro e che c’incanta più che all’andata, giacchè non lo riconosciamo come proveniente da noi stessi

Amare è un maleficio come quelli delle fiabe, contro cui non si puo’ far niente finche’ l’incantesimo non sia passato.

Il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico: le passioni che sentiamo lo espandono, quelle che ispiriamo lo contraggono; e l’abitudine riempie quello che rimane.

“Che peccato non avervi incontrata qualche settimana prima! Vi avrei amata ; adesso il mio cuore è impegnato. Ma non importa, ci vedremo spesso perchè sono triste per l’altro mio amore e voi mi aiuterete a consolarmi.” Sorridevo fra me, pensando a questa conversazione perchè in quel modo avrei dato ad Andree l’illusione di non amarla veramente. Così non si sarebbe stancata di me e io avrei approfittato con gioia e dolcemente della sua tenerezza. (tratto da Sodoma e Gomorra)

Ahimè, gli occhi frammentati, vaganti lontano e tristi, permetterebbero forse di computare le distanze, ma non indicano le direzioni. Davanti a noi, si apre il campo infinito dei possibili; e se, per avventura, ci si presentasse davanti il reale, esso sarebbe talmente fuori dei possibili che noi, presi da improvviso stordimento, cozzando contro il muro sorto d’improvviso, cadremmo riversi. Il movimento e la fuga, non è indispensabile osservarli; basta indovinarli per induzione. La nostra amica ci aveva promesso una lettera, eravamo tranquilli, amore per lei non ne sentivamo più. Ma ecco che la lettera non arriva, nessun corriere la reca; che cos’è mai accaduto? Rinasce l’ansietà e con essa l’amore. Sono soprattutto esseri consimili a ispirarci l’amore, per la nostra desolazione; perché ogni nuova ansietà che proviamo per causa loro sottrae ai nostri occhi qualcosa della loro personalità. Ci eravamo rassegnati alla sofferenza, nella convinzione che il nostro amore fosse fuori di noi; e ci accorgiamo che il nostro amore esiste in funzione della nostra tristezza, che il nostro amore è forse la nostra tristezza e che il suo oggetto è solo in piccola parte la tal fanciulla dai capelli neri. Tuttavia, a ispirare l’amore sono soprattutto esseri di questa specie. M. Proust, La prigioniera, Einaudi

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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