Il Paradosso dell’ Amore non Espresso

Condividi

Ho visto il vero amore incontrarsi. Ignorarsi. E fingere di non mancarsi,

Il brano di Joy Musaj, “Ho visto il vero amore incontrarsi. Ignorarsi. E fingere di non mancarsi,” è un’osservazione pungente e malinconica sulle dinamiche complesse dell’amore, evidenziando le contraddizioni e le sofferenze che spesso accompagnano i sentimenti umani più profondi. Da un punto di vista psicologico, questa frase può essere interpretata attraverso diverse prospettive che ci aiutano a comprendere meglio i comportamenti umani in contesti amorosi.

➡️1. L’incontro del vero amore: il conflitto tra desiderio e paura
Il primo elemento del brano, “Ho visto il vero amore incontrarsi,” rappresenta l’atto cruciale dell’incontro tra due persone che provano sentimenti autentici e profondi l’uno per l’altro. Psicologicamente, l’incontro con il vero amore può attivare una serie di emozioni intense, tra cui la gioia, ma anche la paura. La paura dell’intimità, del rifiuto, o del dolore che potrebbe derivare da una relazione amorosa, può portare gli individui a comportarsi in modo difensivo.

➡️2. Ignorarsi: i meccanismi di difesa
Il secondo elemento, “ignorarsi,” suggerisce un comportamento di evitamento. Questo è un chiaro esempio di meccanismo di difesa, un concetto chiave nella psicologia, sviluppato da Sigmund Freud e poi approfondito dalla psicologia moderna. Ignorarsi potrebbe essere una forma di negazione o repressione, in cui gli individui cercano di evitare il confronto con i propri sentimenti, magari per proteggersi dal dolore potenziale che l’amore potrebbe causare. L’autoinganno può essere una strategia per mantenere una parvenza di controllo, anche se questo significa ignorare qualcosa di prezioso come l’amore reciproco.

➡️3. Fingere di non mancarsi: la dissonanza cognitiva
Infine, la frase “fingere di non mancarsi” mette in luce la dissonanza cognitiva, un termine coniato da Leon Festinger nel 1957. La dissonanza cognitiva si verifica quando una persona prova due o più credenze o emozioni contrastanti, creando uno stato di disagio psicologico. Nel contesto di questo brano, fingere di non sentire la mancanza dell’altro implica un conflitto interno: da un lato, c’è il sentimento autentico di mancanza, dall’altro c’è il tentativo di sopprimere o negare questo sentimento per proteggersi da ulteriori sofferenze.

➡️4. Il paradosso dell’amore non espresso
Nel suo insieme, la frase di Joy Musaj cattura il paradosso dell’amore non espresso: un sentimento così forte da essere innegabile, eppure così spaventoso da essere evitato. Questo paradosso riflette una verità psicologica comune: le persone possono sabotare le proprie opportunità di felicità a causa delle paure e delle insicurezze che portano dentro di sé. In questo senso, il brano mette in luce una tragedia silenziosa e comune, quella delle opportunità perdute e dei sentimenti non espressi.

➡️5. Conclusione
Il brano di Joy Musaj, attraverso la sua apparente semplicità, esplora temi psicologici complessi come la paura dell’intimità, l’autoinganno, e la dissonanza cognitiva. Esso ci ricorda che l’amore, pur essendo una delle emozioni più potenti e desiderate, può anche essere fonte di grande vulnerabilità e conflitto interno. Questo brano invita a riflettere su come le nostre paure e difese psicologiche possano influenzare le nostre relazioni e, in ultima analisi, la nostra capacità di vivere pienamente l’amore.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

Il Troppo Amore può essere distruttivo

Condividi

” E’ già autunno
altri mesi ho sopportato
senza imparare altro: ti ho perduta
per troppo amore, come per fame l’affamato
che rovescia la ciotola col tremito.

Il brano di Elio Pagliarani utilizza una potente metafora per esprimere la sofferenza e il rimpianto legati a una perdita amorosa. Attraverso l’immagine dell’autunno, del “troppo amore”, e della ciotola rovesciata dall’affamato, il poeta riflette sul paradosso dell’amore e sulla natura distruttiva di un sentimento troppo intenso.

✅Significato Psicologico e Interpretativo

1. L’Autunno come simbolo di declino e perdita: L’autunno è spesso utilizzato nella poesia come simbolo di decadenza, transizione e fine. Nel contesto di questo brano, “È già autunno” suggerisce che il periodo di fioritura e vitalità (primavera/estate) è ormai passato, lasciando il posto alla consapevolezza di una perdita o di un amore che non è più presente. Il poeta sembra suggerire che, proprio come l’autunno segna la fine di un ciclo, anche la relazione amorosa è giunta al termine.

2. Sopportazione e mancanza di apprendimento: Il poeta afferma di aver sopportato altri mesi senza “imparare altro”. Questo suggerisce un senso di stagnazione e impotenza. Nonostante il passare del tempo, non è riuscito a trarre insegnamenti dalla sofferenza o dall’esperienza amorosa. C’è una rassegnazione nel non essere riuscito a superare il dolore, ma anche una consapevolezza del proprio fallimento nel comprendere o cambiare la situazione.

3. La perdita a causa del “troppo amore”: La frase “ti ho perduta per troppo amore” evidenzia un paradosso. L’amore, che di solito è visto come una forza positiva, diventa qui la causa della perdita. Il “troppo amore” implica un sentimento così intenso e incontrollato che finisce per soffocare l’altro, allontanarlo, o portare alla rovina della relazione. L’amore, in questo caso, non è stato equilibrato o sano, ma eccessivo al punto da causare la distruzione della cosa amata.

4. La metafora dell’affamato che rovescia la ciotola: Questa immagine è molto potente. L’affamato, spinto dalla necessità e dall’urgenza di nutrirsi, finisce per rovesciare la ciotola nel tremito, perdendo così l’unica fonte di sostentamento. Allo stesso modo, il poeta suggerisce che, nel suo desiderio disperato di amare, ha finito per distruggere ciò che cercava di preservare. Questa immagine trasmette un senso di tragedia e fatalità, dove il bisogno stesso diventa la causa della perdita.

5. Il senso di rimpianto e fatalità: L’intero brano è pervaso da un profondo senso di rimpianto e inevitabilità. Il poeta riconosce che la perdita è stata causata dal suo stesso eccesso, dal suo amore troppo intenso, e ora è costretto a convivere con le conseguenze di questa distruzione. C’è un amaro riconoscimento che, nonostante le migliori intenzioni, l’amore non è sempre sufficiente e può, anzi, portare alla perdita se non è equilibrato.

✅In sintesi Il brano riflette sulla dolorosa consapevolezza che un amore troppo intenso e incontrollato può condurre alla perdita della persona amata. La metafora dell’autunno, della sopportazione senza apprendimento, e dell’affamato che rovescia la ciotola, crea un’immagine potente di rimpianto, distruzione e del tragico paradosso dell’amore che, in eccesso, può diventare autodistruttivo.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

L’ ATTESA IN AMORE che può diventare angoscia

Condividi

ATTESA – tumulto d’angoscia suscitato dall’attesa dell’essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni)…”

Il brano del semiologo Roland Barthes descrive l’attesa come un’esperienza emotiva intensa e tormentosa, caratterizzata da un tumulto interiore causato da un’angoscia che cresce a causa di piccoli ritardi o incertezze legate alla persona amata. Psicologicamente, questa angoscia è profondamente radicata nei sentimenti di amore e dipendenza emotiva.

✅Significato Psicologico

1. L’angoscia come manifestazione di vulnerabilità: L’attesa dell’amato, soprattutto quando ci sono piccoli ritardi o incertezze (come un appuntamento che tarda, una telefonata che non arriva, una lettera che non viene ricevuta), suscita un’angoscia che rivela la vulnerabilità emotiva della persona che attende. Questa vulnerabilità è collegata al timore che qualcosa possa essere andato storto, che l’amato possa non arrivare, o che ci sia un problema nella relazione.

2. La paura dell’abbandono: L’angoscia durante l’attesa può essere vista come una manifestazione della paura dell’abbandono. Ogni piccolo ritardo viene ingigantito nella mente di chi attende, perché evoca la possibilità che l’amato possa dimenticare, trascurare o persino abbandonare. Questa paura è spesso irrazionale, ma profondamente radicata nei sentimenti di attaccamento e dipendenza affettiva.

3. Il potere dell’incertezza: L’incertezza è un potente fattore scatenante dell’angoscia. Quando si attende qualcuno che si ama, l’incertezza del tempo (quando arriverà?) e dello stato della relazione (perché non è ancora qui?) può diventare insopportabile. L’angoscia nasce dal non sapere cosa sta succedendo e dal timore che l’attesa non venga soddisfatta, che l’amato non arrivi o che la relazione non sia così solida come si desidera.

4. La dilatazione del tempo: Durante l’attesa, il tempo sembra dilatarsi e ogni minuto può sembrare un’eternità. Questa dilatazione del tempo è amplificata dall’angoscia, rendendo l’attesa ancora più insopportabile. La persona che attende può sentire ogni secondo come un peso, aggravando la sua ansia e la sensazione di impotenza.

5. L’amore come dipendenza emotiva: Il brano sottolinea come l’amore possa trasformarsi in una forma di dipendenza emotiva, dove l’assenza temporanea dell’amato, anche se breve, può causare un tumulto interiore. L’angoscia dell’attesa è quindi un segno della profondità del legame emotivo e della paura di perdere ciò che si ama.

✅In sintesi, il brano esplora l’angoscia provocata dall’attesa nell’amore, evidenziando come i piccoli ritardi e le incertezze possano scatenare una profonda vulnerabilità emotiva, paura dell’abbandono, e un senso di dipendenza, rivelando l’intensità e la complessità dei sentimenti amorosi.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

L’ ANGOSCIA DI AMORE ed il suo superamento

Condividi

L’angoscia d’amore é la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore, sin dal momento in cui sono stato stregato.

Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: non essere più angosciato, tu l’hai già perduto.”

Il brano del semiologo Roland Barthes esprime un concetto profondo e complesso legato all’amore e all’angoscia che spesso lo accompagna. Psicologicamente, possiamo interpretarlo come una riflessione sulla natura intrinsecamente precaria e vulnerabile dell’amore.

✅Significato Psicologico

1. L’angoscia come compagna dell’amore: Il brano suggerisce che l’angoscia d’amore non è solo la paura di perdere l’amato, ma piuttosto la consapevolezza di una perdita che è già avvenuta nel momento stesso in cui l’amore è iniziato. L’amore, infatti, porta con sé una sorta di “stregoneria” che cattura l’individuo, facendolo sentire in bilico tra la gioia dell’amore e la paura della sua inevitabile fine. L’angoscia, quindi, non è una reazione a una perdita futura, ma a una perdita percepita già nel presente, quasi come se l’amato fosse già sfuggente sin dal primo istante.

2. Paura della caducità e dell’impermanenza: La frase “la paura di una perdita che è già avvenuta” può essere interpretata come una riflessione sulla caducità dell’amore. L’amore è percepito come fragile, destinato a svanire o a trasformarsi, e questa consapevolezza genera angoscia. Psicologicamente, questo sentimento può essere collegato alla difficoltà di accettare l’impermanenza delle cose e alla tendenza umana a voler trattenere ciò che è transitorio.

3. Il paradosso del conforto: La richiesta di essere rassicurato da qualcuno che affermi “tu l’hai già perduto” è paradossale, ma psicologicamente interessante. Se qualcuno potesse confermare che la perdita è già avvenuta, ciò potrebbe paradossalmente alleviare l’angoscia, perché la paura dell’incertezza e della possibilità di perdita futura sarebbe risolta. L’angoscia deriva spesso dall’incertezza e dal non sapere cosa accadrà. Se la perdita fosse già certa e accettata, non ci sarebbe più spazio per l’angoscia, solo per la rassegnazione o la guarigione.

4. L’illusione dell’amore eterno: Il brano potrebbe anche essere letto come una critica all’illusione di un amore eterno e immutabile. L’angoscia d’amore qui descritta nasce dalla consapevolezza che l’idea di un amore eterno è un’illusione, e che in realtà, ogni amore contiene in sé il seme della propria fine. Riconoscere che “l’hai già perduto” è riconoscere l’impossibilità di trattenere l’amore come qualcosa di stabile e duraturo, abbandonando così l’illusione e, forse, l’angoscia che ne deriva.

✅In sintesi, questo brano mette in luce la natura contraddittoria dell’amore, in cui la gioia è sempre accompagnata dalla paura della perdita, e dove l’accettazione della fine può, in qualche modo, liberare dall’angoscia, e tale accettazione rappresenta in questo modo una terapia preventiva.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

PLATONE E L’ AMORE PLATONICO

Condividi

La concezione dell’amore in Platone è complessa e articolata, emergendo principalmente nei suoi dialoghi come il “Simposio” e il “Fedro”. Ecco alcuni punti chiave:

1. Amore come mancanza: Platone vede l’amore (Eros) come un desiderio nato dalla mancanza. Nel “Simposio”, attraverso il discorso di Socrate che riporta le idee di Diotima, Platone descrive l’amore come il desiderio di possedere il bello e il buono, due elementi che mancano all’amante.

2. Scala dell’amore: Platone introduce la “scala dell’amore” o la “scala di Eros” nel “Simposio”. Questo concetto descrive un percorso ascendente di amore che inizia dall’attrazione fisica per una singola persona, passa all’amore per tutte le bellezze fisiche, poi per la bellezza delle anime, per le leggi e le istituzioni, e infine arriva alla contemplazione della bellezza in sé, che è eterna e immutabile.

3. Amore e conoscenza: L’amore platonico è strettamente legato alla conoscenza e alla filosofia. L’amore, per Platone, è una forza che spinge l’anima verso la conoscenza del Bene e della Verità. È un impulso che porta l’amante a trascendere il mondo sensibile per raggiungere il mondo delle idee, il regno dell’intelligibile.

4. Amore come mezzo di ascesa spirituale: Nel “Fedro”, Platone esplora ulteriormente l’idea che l’amore possa servire come mezzo di ascesa spirituale. L’amore vero non è solo fisico ma è anche intellettuale e spirituale, e può aiutare l’anima a ricordare la sua vera natura divina e a ritornare al mondo delle idee.

5. Amore platonico: Sebbene il termine “amore platonico” venga spesso usato oggi per indicare un amore non fisico e puramente spirituale, nella concezione platonica l’amore può iniziare come attrazione fisica ma deve evolversi verso una forma più alta di apprezzamento e connessione spirituale.

In sintesi, per Platone l’amore è una forza potente che guida l’essere umano verso la ricerca del bello e del buono, portandolo alla conoscenza delle verità più profonde e alla realizzazione spirituale.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LA CONCEZIONE DELL’ AMORE IN KANT

Condividi

La concezione dell’amore in Immanuel Kant può essere interpretata attraverso la sua filosofia morale e la sua distinzione tra diversi tipi di amore. Kant distingue principalmente tra l’amore patologico e l’amore pratico.

1. Amore patologico: Questo tipo di amore è basato sulle emozioni e sui sentimenti. È il tipo di amore che una persona può provare naturalmente, come l’amore per un amico o un membro della famiglia. Tuttavia, Kant è scettico nei confronti di questo tipo di amore come fondamento della moralità perché le emozioni possono essere instabili e non necessariamente guidare a comportamenti moralmente giusti.

2. Amore pratico: Questo è il tipo di amore che Kant considera fondamentale per la moralità. L’amore pratico è un impegno razionale e volontario a trattare gli altri con rispetto e dignità, basato sulla ragione e non sui sentimenti. È l’amore espresso attraverso le azioni che rispettano la legge morale e i doveri verso gli altri. Questo amore non è una mera inclinazione, ma una decisione consapevole di agire in conformità con i principi morali.

Kant ritiene che l’amore pratico sia essenziale per vivere secondo il principio dell’imperativo categorico, che richiede di trattare l’umanità, sia nella propria persona che in quella di qualsiasi altro, sempre come un fine e mai semplicemente come un mezzo.

In sintesi, Kant vede l’amore morale (pratico) come un impegno razionale e volontario a trattare gli altri con rispetto, piuttosto che come una semplice emozione. Questo tipo di amore è fondamentale per la sua concezione dell’etica e della moralità.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LA CONCEZIONE DELL’ AMORE IN NIETZSCHE

Condividi

La concezione dell’amore in Friedrich Nietzsche è complessa e sfaccettata, riflettendo la sua filosofia più ampia riguardante la volontà di potenza, l’autenticità e la critica della moralità tradizionale. Ecco alcuni punti chiave per comprendere la visione nietzscheana dell’amore:

1. Amore come espressione della volontà di potenza: Nietzsche vede l’amore, come molte altre passioni umane, come un’espressione della volontà di potenza. In questo contesto, l’amore non è un semplice sentimento altruistico, ma una forza che spinge gli individui a superare se stessi e a imporsi sugli altri. L’amore può essere una forma di affermazione di sé e di espansione della propria potenza.

2. Critica dell’amore cristiano: Nietzsche critica l’amore cristiano, o “caritas,” come un amore che predica la sottomissione e l’altruismo estremo. Secondo Nietzsche, questo tipo di amore serve a mantenere il potere delle istituzioni religiose e a reprimere la volontà di potenza individuale. Vede l’amore cristiano come una forma di debolezza e di negazione della vita.

3. Amor fati: Nietzsche propone l’idea di “amor fati,” che significa “amore per il destino.” Questo concetto implica l’accettazione e l’amore per la propria vita così com’è, comprese tutte le sofferenze e le difficoltà. L’amor fati rappresenta un atteggiamento di affermazione incondizionata della vita e del proprio destino, senza rimpianti o desideri di cambiamento.

4. Amore come forza creatrice e distruttrice: Nietzsche riconosce che l’amore può essere una forza sia creatrice che distruttrice. Può ispirare grandezza e atti eroici, ma può anche portare alla gelosia, alla possessività e alla distruzione. In questo senso, l’amore è una passione ambigua che riflette la complessità e le contraddizioni dell’esistenza umana.

5. Amore per sé stessi: Nietzsche valorizza l’amore per sé stessi come un elemento cruciale per l’autenticità e l’autorealizzazione. Amare sé stessi non significa egoismo, ma piuttosto un profondo rispetto per la propria individualità e un impegno a vivere secondo i propri valori e desideri autentici.

In sintesi, per Nietzsche, l’amore non è una semplice questione di sentimenti altruistici, ma è profondamente legato alla volontà di potenza e all’affermazione della vita. Egli critica le concezioni tradizionali dell’amore, specialmente quelle influenzate dal cristianesimo, e propone invece una visione dell’amore come forza vitale e creatrice.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LA CONCEZIONE DELL’ AMORE IN KIERKEGAARD

Condividi

La concezione dell’amore in Søren Kierkegaard è profondamente legata alla sua filosofia esistenziale e religiosa. Kierkegaard esplora l’amore in vari contesti, inclusi l’amore romantico, l’amore per il prossimo e l’amore per Dio. Ecco i punti chiave della sua visione:

1. Amore estetico (amor romantico): Nel suo stadio estetico dell’esistenza, Kierkegaard descrive l’amore romantico come una forma di amore immediato e sensuale, spesso caratterizzato da passione e desiderio. Questo tipo di amore può essere intenso ma anche fugace e soggetto a cambiamenti. È spesso guidato dalle emozioni e dalla ricerca del piacere personale.

2. Amore etico: Il passaggio allo stadio etico rappresenta un’evoluzione verso un amore più maturo e impegnato. Qui, l’amore è visto come una responsabilità e un dovere, basato sulla decisione e sull’impegno a lungo termine. L’amore etico implica fedeltà, sacrificio e la volontà di lavorare per il bene dell’altro.

3. Amore religioso (caritas o agape): Nel suo stadio religioso, Kierkegaard approfondisce l’amore cristiano, che egli vede come il più alto e puro tipo di amore. Questo amore è caratterizzato dalla carità e dall’amore incondizionato per il prossimo, ispirato dall’amore di Dio. Kierkegaard insiste sull’importanza di amare il prossimo come un’espressione della propria fede religiosa e del proprio rapporto con Dio.

4. Amore per Dio: Per Kierkegaard, l’amore per Dio è il fondamento di tutti gli altri tipi di amore. Amare Dio implica una relazione personale e diretta con il divino, caratterizzata da fiducia, devozione e obbedienza. Questo amore trascende tutte le altre forme di amore e le rende possibili e autentiche.

5. La dialettica dell’amore: Kierkegaard esplora anche la tensione tra amore umano e amore divino. Egli sostiene che l’amore umano, se non è radicato nell’amore per Dio, può diventare egoistico e possessivo. Solo attraverso l’amore per Dio si può raggiungere un amore autentico e disinteressato per gli altri.

6. Il sacrificio e la rinuncia: Kierkegaard enfatizza il concetto di sacrificio e rinuncia nell’amore. L’amore vero, secondo lui, richiede la capacità di rinunciare ai propri desideri e bisogni per il bene dell’altro. Questo è particolarmente evidente nel suo concetto di “cavaliere della fede,” che è disposto a sacrificare tutto per amore di Dio.

✅In sintesi, Kierkegaard vede l’amore come un percorso evolutivo che inizia con l’amore estetico, passa attraverso l’amore etico, e culmina nell’amore religioso. L’amore più alto e autentico è radicato nella relazione con Dio e si esprime attraverso l’amore incondizionato e il sacrificio per il prossimo.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LA CONCEZIONE DELL’ AMORE IN HEGEL

Condividi

La concezione dell’amore in Georg Wilhelm Friedrich Hegel è intricata e si inserisce nel contesto della sua filosofia dialettica e della teoria dello Spirito. Hegel esplora l’amore in relazione alla sua filosofia della storia, dell’etica e della società. Ecco alcuni punti chiave per comprendere la visione di Hegel sull’amore:

1. Amore come unione degli opposti: Per Hegel, l’amore è una forma di riconciliazione e sintesi dialettica. Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel descrive l’amore come un processo in cui due individui distinti si uniscono senza perdere la loro individualità. Questa unione crea una nuova unità che preserva le differenze degli individui coinvolti, ma li lega insieme in una relazione di mutuo riconoscimento.

2. Amore e riconoscimento: Hegel enfatizza l’importanza del riconoscimento reciproco nell’amore. Perché l’amore sia autentico, entrambi i partner devono riconoscere e rispettare l’umanità e l’individualità dell’altro. Questo riconoscimento è essenziale per la formazione di una relazione armoniosa e autentica.

3. Amore familiare: Nel contesto della sua filosofia dello Spirito oggettivo, Hegel esplora l’amore familiare come una manifestazione importante dell’amore etico. La famiglia rappresenta l’unità primaria della società, dove l’amore si esprime attraverso relazioni di affetto, cura e responsabilità reciproca. La famiglia è vista come la prima espressione concreta della libertà etica e dell’interdipendenza.

4. Amore e sviluppo etico: Hegel vede l’amore come un elemento fondamentale per il progresso etico e sociale. L’amore, in quanto forza unificatrice, è essenziale per la costruzione di comunità morali e politiche. Attraverso l’amore, gli individui possono superare l’egoismo e lavorare per il bene comune.

5. Amore romantico e amore etico: Hegel distingue tra l’amore romantico, che può essere passionale e transitorio, e l’amore etico, che è basato su impegno, rispetto e riconoscimento reciproco. Mentre l’amore romantico può essere un punto di partenza, l’amore etico rappresenta una forma più matura e duratura di amore, integrata nella vita familiare e sociale.

6. Amore come manifestazione dello Spirito Assoluto: Nell’ambito della sua filosofia dello Spirito Assoluto, Hegel considera l’amore come una delle espressioni più elevate dello Spirito. L’amore, in quanto unione degli opposti e forza di riconciliazione, riflette il movimento dialettico dello Spirito verso l’autocoscienza e la realizzazione completa.

In sintesi, per Hegel, l’amore è una forza dialettica che unisce gli opposti, promuove il riconoscimento reciproco e contribuisce allo sviluppo etico e sociale. L’amore familiare e l’amore etico sono fondamentali per la costruzione di una comunità morale, mentre l’amore come manifestazione dello Spirito Assoluto rappresenta una delle espressioni più elevate della realizzazione umana.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

NELLA COPPIA, IN AMORE, SI PARLANO DUE LINGUE DIVERSE

Condividi

“Non credo di sbagliare paragonando il sonno all’amore; non credo di ingannarmi paragonando l’amore a una sorta di sogno a due, certo con brevi momenti di sogno individuale, piccoli giochi di congiunzioni e incroci, ma che comunque permette di trasformare la nostra esistenza terrena in un momento sopportabile – ed è anche, a dire il vero, l’unico modo per riuscirci.

E’ sbagliato che due persone che si amano parlino la stessa lingua, è sbagliato che possano davvero capirsi, che possano comunicare con le parole, perché la vocazione della parola non è creare amore bensì divisione e odio, la parola separa man mano che avviene, laddove un informe balbettio amoroso, semilinguistico, il parlare alla propria donna o al proprio uomo come si parlerebbe al proprio cane, crea la condizione di un amore incondizionato e duraturo.” Michel Houellebecq

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com