BOOM DELL’AMORE.IT – LA SPOSA PERFETTA E’ ONLINE
Laura si chiama proprio Laura. Dice che non le interessa nascondersi dietro un nome di fantasia primo perché “è un nome così comune, ce ne sono milioni”, secondo perché “nascondersi da cosa? Di che ci sarebbe da vergognarsi? Di aver conosciuto mio marito in Internet? Non l’ho mica conosciuto nella dark room di un club sadomaso”.
Ride. “Comunque guardi che se poi uno si trova ed è felice per me anche la dark room va bene, per carità, è solo questione di gusti. Io sono una persona tranquilla, rispetto e voglio essere rispettata. Venivo da una serie di storie finite male e non volevo avventure, niente bar niente locali strani: volevo essere sicura di trovare un uomo serio e per questo Internet è il posto più sicuro che c’è”.
Il posto più sicuro che c’è. Lo dice così: punto, fine della frase. “Sì lo so cosa sta per rispondere: che sulle chat si fanno incontri torbidi, che è pieno il mondo di ragazze che spariscono e poi le trovano accoltellate dall’ultimo tizio dell’ultimo appuntamento, un maniaco seriale. Sarà anche vero, non dubito, ma il problema non è il luogo o il mezzo attraverso cui le persone si incontrano: sono le persone, come si comportano, cosa vogliono, che rischi prendono. Intendo dire che conoscersi in una chat o su un sito dedicato non è diverso da trovarsi in discoteca, a casa di amici, in assemblea all’università”.
“All’inizio sei sempre davanti a uno sconosciuto: vederlo in faccia o leggerlo e vederlo in video non è che sia tanto diverso. Da lì in poi sei tu che decidi, stabilisci le regole prendi le precauzioni: Internet è un posto neutro, sei tu che lo riempi di te”. Laura ha 33 anni, una laurea in filosofia “del tutto inutile a campare”, nessun lavoro nemmeno precario: quando ci incontriamo sta facendo la baby sitter alla figlia di un’amica, la bimba dorme. “Mi alleno. Il nostro nasce in primavera”.
Con Giovanni – conosciuto attraverso l’agenzia di incontri Internet “Parship”, una delle tre che Laura aveva esplorato – si sono sposati l’anno scorso. “Sono felicissima. Non mi ero mai trovata bene con un uomo come con lui, e sì che quando l’ho conosciuto non ero proprio una ragazzina. Dubito che la nostra storia sia interessante, però. E’ la storia normale di due persone normali. Insignificante…”, ride ancora. Vediamo.
Perché su Internet, innanzitutto. “Perché lo conosco, lo uso molto, mi piace. Ci passo tanto tempo libero, la sera invece della tv per esempio. Era un periodo che stavo molto da sola, ho detto: proviamo a vedere come funzionano queste agenzie per incontrarsi. Così, tanto per parlare con qualcuno. Avevo avuto due storie lunghe molto deludenti: avevo poca fiducia negli uomini, si può dire o è banale? Comunque sì, non mi andava tanto di uscire, vestirmi, incontrare. Meglio stare a casa e scrivere.
Della prima storia non c’è tanto da dire. Era un ragazzo del mio paese, ci siamo messi insieme a 16 anni, siamo stati fidanzati per 7. Mi veniva a prendere a scuola, cose così. Poi io mi sono trasferita per l’Università, sono andata a stare in città. E’ finita subito. Le storie a distanza non funzionano.
All’Università ho conosciuto un compagno di studi: 4 anni insieme, un inferno. Diciamo che la fedeltà non era una sua caratteristica. Ero gelosa in un modo ossessivo, tirava fuori il peggio di me. Per fortuna è finita. Mi sono trasferita ancora per cercare lavoro, c’è stata qualche storiella così, niente di che. Ero stanca, non avevo più voglia e neanche più tempo da dedicare a nessuno.
Ero fuori sede, conoscevo poca gente, stavo spesso sola, la sera, a casa. Così mi sono iscritta a due o tre di queste agenzie Internet: è gratis, è divertente. In quella dove ho trovato Giovanni c’è un filtro iniziale: devi fare un questionario molto lungo e dettagliato. Lungo, ci vuole almeno mezz’ora. Poi loro ti trovano una rosa di persone da proporti: a me una decina.
Danno un punteggio di compatibilità. Con Giovanni non avevamo un punteggio alto, eppure ho provato: mi è piaciuta la sua prima frase, una cosa tipo “siamo qui forse a cercare la stessa cosa”. Ci siamo scritti per mesi. Scriversi è bellissimo. Per posta si riescono a dire cose che altrimenti non ti diresti mai. Si aggiunge un’intimità incredibile. Per me era proprio il momento più bello del giorno: arrivare a casa la sera, alla fine della giornata, aprire il computer e mettersi a parlare. Raccontare, dire. Ascoltare. Bellissimo. Avevo anche un po’ di paura a incontrarlo: pensavo magari poi finisce tutto. Sa, quando ti vedi poi è diverso. Invece no, era proprio come mi aspettavo che fosse. Come lo volevo”.
E lui perché cercava una donna in Internet? “Perché non aveva tempo. Trentacinque anni, moltissimo lavoro fino a sera. Tanti lavori diversi. Arrivava a casa stanco, non aveva voglia di uscire. Quando ci siamo incontrati con tutto quello che ci eravamo scritti era come se ci conoscessimo da ragazzi: io lo sapevo che lui era così, ero sicura. Le volgarità, la gente che vuole solo storie da una sera, il pericolo: tutto questo si evita. Lo capisci subito se c’è un rischio, ci sono molti modi per evitarlo. Io chiudevo, per esempio. Stop, sparita. E poi la mia scheda parlava chiaro: sono risultata, dal test d’ingresso, una ragazza “sensibile e razionale in cerca di un rapporto stabile”.
Lui era compatibile con me. Per ogni dubbio si poteva consultare una psicologa, la consulente del sito: risponde a un telefono cellulare, te lo danno quando ti abboni, quando trovi il contatto con l’altro. Io mi sono abbonata per 6 mesi, 150 euro mi pare, e ho chiamato subito la signora. Le ho chiesto molti consigli su come comportarmi, se accettare o no di vederlo, quando, dove incontrarlo. Per esempio: non a casa. Ci siamo visti per strada, la prima volta, abbiamo preso un caffè. E’ passato del tempo prima che si aprisse una porta di casa…”.
Quasi un anno dopo si sono sposati. Rito civile, abito bianco, parenti e pochi amici. I vostri genitori sanno come vi siete conosciuti? “No. I miei no perché non ci parliamo molto, sto fuori da casa da quando ero ragazzina mi sono sempre mantenuta da sola anche all’università. Non abbiamo un grande rapporto, sono figlia unica, sarebbe stato difficile e non valeva la pena. Lui non l’ha detto perché i suoi sono anziani e, come dice sempre, “Internet non sanno nemmeno cosa sia”. Però i nostri amici lo sanno, tutti. E’ normale. Anche suo cugino ha incontrato la sua fidanzata così.
E’ più facile così che per strada, del resto”. Adesso il bambino. “Siamo proprio emozionati. Magari avremmo preferito fare qualche viaggio prenderci un po’ di tempo per noi ma è arrivato e va bene. Stiamo molto a casa, stiamo bene. Giovanni è senza nessun dubbio la persona migliore che abbia incontrato in vita mia. Retorico, banale? Io però l’avevo avvertita che la nostra è una storia qualunque: non c’è niente di strano, non interessa a nessuno”. ( 20 dicembre 2007 )
Ride. “Comunque guardi che se poi uno si trova ed è felice per me anche la dark room va bene, per carità, è solo questione di gusti. Io sono una persona tranquilla, rispetto e voglio essere rispettata. Venivo da una serie di storie finite male e non volevo avventure, niente bar niente locali strani: volevo essere sicura di trovare un uomo serio e per questo Internet è il posto più sicuro che c’è”.
Il posto più sicuro che c’è. Lo dice così: punto, fine della frase. “Sì lo so cosa sta per rispondere: che sulle chat si fanno incontri torbidi, che è pieno il mondo di ragazze che spariscono e poi le trovano accoltellate dall’ultimo tizio dell’ultimo appuntamento, un maniaco seriale. Sarà anche vero, non dubito, ma il problema non è il luogo o il mezzo attraverso cui le persone si incontrano: sono le persone, come si comportano, cosa vogliono, che rischi prendono. Intendo dire che conoscersi in una chat o su un sito dedicato non è diverso da trovarsi in discoteca, a casa di amici, in assemblea all’università”.
“All’inizio sei sempre davanti a uno sconosciuto: vederlo in faccia o leggerlo e vederlo in video non è che sia tanto diverso. Da lì in poi sei tu che decidi, stabilisci le regole prendi le precauzioni: Internet è un posto neutro, sei tu che lo riempi di te”. Laura ha 33 anni, una laurea in filosofia “del tutto inutile a campare”, nessun lavoro nemmeno precario: quando ci incontriamo sta facendo la baby sitter alla figlia di un’amica, la bimba dorme. “Mi alleno. Il nostro nasce in primavera”.
Con Giovanni – conosciuto attraverso l’agenzia di incontri Internet “Parship”, una delle tre che Laura aveva esplorato – si sono sposati l’anno scorso. “Sono felicissima. Non mi ero mai trovata bene con un uomo come con lui, e sì che quando l’ho conosciuto non ero proprio una ragazzina. Dubito che la nostra storia sia interessante, però. E’ la storia normale di due persone normali. Insignificante…”, ride ancora. Vediamo.
Perché su Internet, innanzitutto. “Perché lo conosco, lo uso molto, mi piace. Ci passo tanto tempo libero, la sera invece della tv per esempio. Era un periodo che stavo molto da sola, ho detto: proviamo a vedere come funzionano queste agenzie per incontrarsi. Così, tanto per parlare con qualcuno. Avevo avuto due storie lunghe molto deludenti: avevo poca fiducia negli uomini, si può dire o è banale? Comunque sì, non mi andava tanto di uscire, vestirmi, incontrare. Meglio stare a casa e scrivere.
Della prima storia non c’è tanto da dire. Era un ragazzo del mio paese, ci siamo messi insieme a 16 anni, siamo stati fidanzati per 7. Mi veniva a prendere a scuola, cose così. Poi io mi sono trasferita per l’Università, sono andata a stare in città. E’ finita subito. Le storie a distanza non funzionano.
All’Università ho conosciuto un compagno di studi: 4 anni insieme, un inferno. Diciamo che la fedeltà non era una sua caratteristica. Ero gelosa in un modo ossessivo, tirava fuori il peggio di me. Per fortuna è finita. Mi sono trasferita ancora per cercare lavoro, c’è stata qualche storiella così, niente di che. Ero stanca, non avevo più voglia e neanche più tempo da dedicare a nessuno.
Ero fuori sede, conoscevo poca gente, stavo spesso sola, la sera, a casa. Così mi sono iscritta a due o tre di queste agenzie Internet: è gratis, è divertente. In quella dove ho trovato Giovanni c’è un filtro iniziale: devi fare un questionario molto lungo e dettagliato. Lungo, ci vuole almeno mezz’ora. Poi loro ti trovano una rosa di persone da proporti: a me una decina.
Danno un punteggio di compatibilità. Con Giovanni non avevamo un punteggio alto, eppure ho provato: mi è piaciuta la sua prima frase, una cosa tipo “siamo qui forse a cercare la stessa cosa”. Ci siamo scritti per mesi. Scriversi è bellissimo. Per posta si riescono a dire cose che altrimenti non ti diresti mai. Si aggiunge un’intimità incredibile. Per me era proprio il momento più bello del giorno: arrivare a casa la sera, alla fine della giornata, aprire il computer e mettersi a parlare. Raccontare, dire. Ascoltare. Bellissimo. Avevo anche un po’ di paura a incontrarlo: pensavo magari poi finisce tutto. Sa, quando ti vedi poi è diverso. Invece no, era proprio come mi aspettavo che fosse. Come lo volevo”.
E lui perché cercava una donna in Internet? “Perché non aveva tempo. Trentacinque anni, moltissimo lavoro fino a sera. Tanti lavori diversi. Arrivava a casa stanco, non aveva voglia di uscire. Quando ci siamo incontrati con tutto quello che ci eravamo scritti era come se ci conoscessimo da ragazzi: io lo sapevo che lui era così, ero sicura. Le volgarità, la gente che vuole solo storie da una sera, il pericolo: tutto questo si evita. Lo capisci subito se c’è un rischio, ci sono molti modi per evitarlo. Io chiudevo, per esempio. Stop, sparita. E poi la mia scheda parlava chiaro: sono risultata, dal test d’ingresso, una ragazza “sensibile e razionale in cerca di un rapporto stabile”.
Lui era compatibile con me. Per ogni dubbio si poteva consultare una psicologa, la consulente del sito: risponde a un telefono cellulare, te lo danno quando ti abboni, quando trovi il contatto con l’altro. Io mi sono abbonata per 6 mesi, 150 euro mi pare, e ho chiamato subito la signora. Le ho chiesto molti consigli su come comportarmi, se accettare o no di vederlo, quando, dove incontrarlo. Per esempio: non a casa. Ci siamo visti per strada, la prima volta, abbiamo preso un caffè. E’ passato del tempo prima che si aprisse una porta di casa…”.
Quasi un anno dopo si sono sposati. Rito civile, abito bianco, parenti e pochi amici. I vostri genitori sanno come vi siete conosciuti? “No. I miei no perché non ci parliamo molto, sto fuori da casa da quando ero ragazzina mi sono sempre mantenuta da sola anche all’università. Non abbiamo un grande rapporto, sono figlia unica, sarebbe stato difficile e non valeva la pena. Lui non l’ha detto perché i suoi sono anziani e, come dice sempre, “Internet non sanno nemmeno cosa sia”. Però i nostri amici lo sanno, tutti. E’ normale. Anche suo cugino ha incontrato la sua fidanzata così.
E’ più facile così che per strada, del resto”. Adesso il bambino. “Siamo proprio emozionati. Magari avremmo preferito fare qualche viaggio prenderci un po’ di tempo per noi ma è arrivato e va bene. Stiamo molto a casa, stiamo bene. Giovanni è senza nessun dubbio la persona migliore che abbia incontrato in vita mia. Retorico, banale? Io però l’avevo avvertita che la nostra è una storia qualunque: non c’è niente di strano, non interessa a nessuno”. ( 20 dicembre 2007 )
di Concita de Gregorio ( http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/amore-online/amore-online/amore-online.html)
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
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