Il Troppo Amore può essere distruttivo

Condividi

” E’ già autunno
altri mesi ho sopportato
senza imparare altro: ti ho perduta
per troppo amore, come per fame l’affamato
che rovescia la ciotola col tremito.

Il brano di Elio Pagliarani utilizza una potente metafora per esprimere la sofferenza e il rimpianto legati a una perdita amorosa. Attraverso l’immagine dell’autunno, del “troppo amore”, e della ciotola rovesciata dall’affamato, il poeta riflette sul paradosso dell’amore e sulla natura distruttiva di un sentimento troppo intenso.

✅Significato Psicologico e Interpretativo

1. L’Autunno come simbolo di declino e perdita: L’autunno è spesso utilizzato nella poesia come simbolo di decadenza, transizione e fine. Nel contesto di questo brano, “È già autunno” suggerisce che il periodo di fioritura e vitalità (primavera/estate) è ormai passato, lasciando il posto alla consapevolezza di una perdita o di un amore che non è più presente. Il poeta sembra suggerire che, proprio come l’autunno segna la fine di un ciclo, anche la relazione amorosa è giunta al termine.

2. Sopportazione e mancanza di apprendimento: Il poeta afferma di aver sopportato altri mesi senza “imparare altro”. Questo suggerisce un senso di stagnazione e impotenza. Nonostante il passare del tempo, non è riuscito a trarre insegnamenti dalla sofferenza o dall’esperienza amorosa. C’è una rassegnazione nel non essere riuscito a superare il dolore, ma anche una consapevolezza del proprio fallimento nel comprendere o cambiare la situazione.

3. La perdita a causa del “troppo amore”: La frase “ti ho perduta per troppo amore” evidenzia un paradosso. L’amore, che di solito è visto come una forza positiva, diventa qui la causa della perdita. Il “troppo amore” implica un sentimento così intenso e incontrollato che finisce per soffocare l’altro, allontanarlo, o portare alla rovina della relazione. L’amore, in questo caso, non è stato equilibrato o sano, ma eccessivo al punto da causare la distruzione della cosa amata.

4. La metafora dell’affamato che rovescia la ciotola: Questa immagine è molto potente. L’affamato, spinto dalla necessità e dall’urgenza di nutrirsi, finisce per rovesciare la ciotola nel tremito, perdendo così l’unica fonte di sostentamento. Allo stesso modo, il poeta suggerisce che, nel suo desiderio disperato di amare, ha finito per distruggere ciò che cercava di preservare. Questa immagine trasmette un senso di tragedia e fatalità, dove il bisogno stesso diventa la causa della perdita.

5. Il senso di rimpianto e fatalità: L’intero brano è pervaso da un profondo senso di rimpianto e inevitabilità. Il poeta riconosce che la perdita è stata causata dal suo stesso eccesso, dal suo amore troppo intenso, e ora è costretto a convivere con le conseguenze di questa distruzione. C’è un amaro riconoscimento che, nonostante le migliori intenzioni, l’amore non è sempre sufficiente e può, anzi, portare alla perdita se non è equilibrato.

✅In sintesi Il brano riflette sulla dolorosa consapevolezza che un amore troppo intenso e incontrollato può condurre alla perdita della persona amata. La metafora dell’autunno, della sopportazione senza apprendimento, e dell’affamato che rovescia la ciotola, crea un’immagine potente di rimpianto, distruzione e del tragico paradosso dell’amore che, in eccesso, può diventare autodistruttivo.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LE FALSE CREDENZE SULL’ AMORE ED I RISVOLTI PSICOLOGICI

Condividi

Sull’amore ci sono credenze diffuse che spesso influenzano le nostre aspettative e comportamenti nelle relazioni. Ecco alcune delle principali credenze sull’amore con i loro risvolti psicologici:

1. L’amore è eterno e immutabile
– Risvolti psicologici: Questo mito può portare a delusioni quando si affrontano inevitabili cambiamenti nella relazione. Le persone potrebbero non essere preparate ad affrontare le sfide e i cambiamenti, pensando che l’amore dovrebbe sempre rimanere lo stesso.

2. L’anima gemella
– Risvolti psicologici: La ricerca dell’anima gemella può creare aspettative irrealistiche e portare a insoddisfazione. Le persone potrebbero trascurare relazioni sane in cerca di un partner perfetto che forse non esiste.

3. L’amore risolve tutti i problemi
– Risvolti psicologici: Credere che l’amore possa risolvere ogni problema può portare a evitare la comunicazione e il confronto necessari per risolvere i conflitti. Questo può peggiorare i problemi e creare risentimento.

4. La gelosia è un segno d’amore
– Risvolti psicologici: La gelosia eccessiva può essere vista come una dimostrazione di affetto, ma spesso è sintomo di insicurezza e mancanza di fiducia. Questo può danneggiare seriamente la relazione e la salute mentale di entrambi i partner.

5. Il vero amore è senza sforzo
– Risvolti psicologici: Credere che l’amore non richieda impegno può portare a trascurare la cura e il lavoro necessari per mantenere una relazione sana. Le persone potrebbero abbandonare relazioni valide alla prima difficoltà.

6. L’amore è sinonimo di passione costante
– Risvolti psicologici: Questo mito può portare a insoddisfazione quando la passione iniziale diminuisce. Le persone potrebbero non comprendere che l’amore maturo può evolversi in un legame più profondo e duraturo, oltre alla sola passione.

7. Essere innamorati significa non litigare mai
– Risvolti psicologici: Le coppie possono evitare discussioni necessarie per paura di rovinare l’immagine di una relazione perfetta. Questo può portare a una mancanza di comunicazione e alla repressione dei veri sentimenti.

8. L’amore romantico è l’unico tipo di amore valido
– Risvolti psicologici: Questo mito può svalutare altre forme di amore e connessione, come l’amore familiare e l’amicizia, che sono altrettanto importanti per il benessere emotivo e psicologico.

9. Il partner perfetto deve intuire i tuoi bisogni senza doverli comunicare
– Risvolti psicologici: Aspettarsi che il partner capisca automaticamente i propri bisogni senza esprimerli può portare a incomprensioni e frustrazione. La comunicazione aperta e chiara è essenziale in una relazione sana.

10. Il cambiamento del partner per amore
– Risvolti psicologici: Credere di poter cambiare l’altro per amore può portare a manipolazioni e a una mancanza di accettazione reciproca. L’amore sano si basa sull’accettazione e il rispetto delle individualità di entrambi i partner.

✅Queste credenze possono influenzare negativamente le aspettative e i comportamenti nelle relazioni amorose, causando frustrazione, insicurezza e, in alcuni casi, la rottura delle relazioni stesse. Essere consapevoli di queste credenze e delle loro implicazioni psicologiche può aiutare a sviluppare relazioni più sane e realistiche.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

IL POLIAMORE: ASPETTI PSICOLOGICI E RELAZIONALI

Condividi

Il poliamore è un modello relazionale che consente la possibilità di avere più relazioni intime, romantiche e/o sessuali contemporaneamente, con il consenso e la conoscenza di tutte le persone coinvolte. Il termine deriva dal greco “poly” (molti) e dal latino “amor” (amore), indicando la capacità di amare più di una persona allo stesso tempo in modo etico e trasparente.

✅ Aspetti Psicologici del Poliamore

1. **Consenso e Comunicazione**:
– **Consenso Informato**: Tutte le parti coinvolte devono essere a conoscenza e acconsentire a relazioni multiple.
– **Comunicazione Aperta**: La comunicazione onesta e aperta è fondamentale per evitare malintesi e gelosie.

2. **Gestione della Gelosia**:
– **Consapevolezza delle Emozioni**: La gelosia è naturale, ma può essere gestita attraverso il riconoscimento e l’esplorazione delle proprie emozioni.
– **Strategie di Coping**: Le persone in relazioni poliamorose spesso sviluppano strategie per affrontare la gelosia, come il confronto aperto e il supporto reciproco.

3. **Autostima e Sicurezza**:
– **Autostima**: La sicurezza in se stessi può facilitare la gestione delle relazioni multiple.
– **Conoscenza di Sé**: Una buona conoscenza delle proprie esigenze e limiti è cruciale per mantenere l’equilibrio nelle relazioni poliamorose.

4. **Gestione del Tempo**:
– **Equilibrio**: Bilanciare il tempo e l’energia tra più partner richiede pianificazione e organizzazione.
– **Prioritizzazione**: Determinare le priorità e i bisogni di ciascuna relazione è essenziale.

✅ Aspetti Relazionali del Poliamore

1. **Tipologie di Relazioni Poliamorose**:
– **Relazioni Primarie e Secondarie**: Alcuni poliamorosi distinguono tra relazioni primarie (più impegno) e secondarie (meno impegno), mentre altri vedono tutte le relazioni come ugualmente importanti.
– **Relazioni a V**: Una persona ha due partner che non sono coinvolti tra loro.
– **Relazioni a Triangolo o a Quadrato**: Tutti i membri sono coinvolti tra loro in varie combinazioni.

2. **Etica e Onestà**:
– **Onestà e Trasparenza**: Essere aperti e sinceri riguardo alle proprie relazioni e sentimenti.
– **Rispetto per i Confini**: Rispettare i limiti e le esigenze di tutti i partner coinvolti.

3. **Benefici del Poliamore**:
– **Ampio Supporto Emotivo**: Maggiore rete di supporto emotivo e affettivo.
– **Crescita Personale**: Opportunità di crescita personale attraverso la gestione di dinamiche relazionali complesse.
– **Diversificazione dell’Esperienza**: Possibilità di esplorare diversi aspetti della propria identità e sessualità.

4. **Sfide del Poliamore**:
– **Gelosi e Insicurezze**: La gestione della gelosia e delle insicurezze può essere una sfida significativa.
– **Sovraccarico Emotivo**: Bilanciare le esigenze emotive di più partner può essere emotivamente faticoso.
– **Stigma Sociale**: Affrontare il giudizio e la disapprovazione sociale può essere stressante.

✅ Conclusione

Al di là delle considerazioni etiche e morali personali, Il poliamore è una forma di relazione che richiede un alto livello di comunicazione, trasparenza e consenso. Sebbene offra, per chi lo pratica, opportunità di crescita personale e affettiva, presenta anche sfide significative, come la gestione della gelosia e il bilanciamento del tempo e delle energie tra più partner. La chiave del successo nel poliamore risiede nella capacità di gestire le emozioni, mantenere una comunicazione aperta e rispettare i bisogni e i limiti di tutti i partner coinvolti.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

LA MORTE DI UN AMORE

Condividi

La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o …colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, nè serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po’ per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era nè una persona pregevole anzi straordinaria, nè un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perchè hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perchè, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché , anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.

– Oriana Fallaci –

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

Possibilità di effettuare consulenze via Skype e telefoniche

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA DEMISESSUALITA’

Condividi

La Demisessualità è quell’orientamento sessuale in cui le persone non provano attrazione sessuale se non formano un profondo legame emotivo e sentimentale. La demisessualità prevede la componente romantica affinchè si instauri anche quella fisica e intima. I demisessuali, generalmente, provano quella che viene definita come attrazione sessuale secondaria, vale a dire scaturita da un sentimento, ma non provano attrazione sessuale primaria, vale a dire quella che scatta anche solo al primo incontro conoscitivo. Non si tratta dunque di persone che aspettano il momento giusto per avere relazioni sessuali per convinzioni sociali, personali, morali o religiose. Al contrario, i demisessuali sentono attrazione solo nel momento in cui incontrano una persona molto affine a loro e s’innamorano. Nel momento in cui si rompe questo legame, scompare anche l’attrazione fisica.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

AMARE IN “ORIZZONTALE”

Condividi

Riporto un significativo brano pervenutomi da una lettrice dei miei blog. 

Invito a commentare 

Mi ami in orizzontale
per quello che ti faccio provare
perchè ti piaccio
perchè mi do’ senza riserve
perchè ti faccio stare bene
perchè davvero ti senti affezionato a me.
Ma poi sai che in verticale
l’amore non è solo quello
e siccome è incompleto
non mi ami.
La prossima volta puoi dirmi “ti amo”. “ti adoro”…. ma aggiungi “in questo momento”.
Quanto lavoro e quanta fatica faccio io per cercare di capire, per cose che dovresti spiegare tu perchè tu le hai dette.
Non mi aiuti lo sai.
Perchè chiedo e non rispondi, allora mi rispondo da sola.
Se solo tu ci fossi……….
Le seghe mentali nascono dalla tua assenza in questi momenti.
Sono sensibile, e due minuti di delicatezza fanno più di un’ora di ruvidià che avvelena sia te che me.
Hai preso il mio cuore, ne hai fatto ciò che hai voluto, e ora che mi accartocci e mi butti via vorresti che io accettassi il cestino dei rifiuti senza un lamento.
Il cestino dei rifiuti non è il mio posto, mi alzo da sola e me ne esco da dentro, ma non puoi chiedermi di esserne felice.
Finchè non lo proverai non portai saperlo. Ma la ruota gira, e solo il dolore ci insegna le cose.
Non tutto il male viene per nuocere.
Abbi almeno rispetto perchè la mia parte è più difficile della tua (distruzione/dolore/ricostruzione contro seccatura), eppure mi sto gestendo e controllando, lo sto facendo in maniera seria, in modo non solo da non tornare più indietro sui vecchi errori, ma anche di uscirne migliore.
Chiedere una spiegazione e cercare un dialogo o un confronto più maturo.
Una risposta chiara e immediata eviterebbe l’insorgere di dubbi, di paure.
Da parte tua prestarsi sarebbe una forma di affetto, di empatia, di aiuto, ma è anche impegnativo…. molto più facile è lasciarsi andare all’impazienza e alla chiusura, perchè se pure hai infranto tutti i cristalli come un elefante potresti almeno dare responsabilmente una mano a sistemare……….
Ho ascoltato tanti improperi senza avere modo di aprire bocca.
Ora si che il discorso è sviscerato e chiuso, per me.
TESTIMONIANZA ANONIMA

DONNE CHE AMANO TROPPO

Condividi

“Donne che amano Troppo” è un libro scritto, negli anni ’70, dalla Psicologa americana R. Norwood che ha fatto da apripista alla discussione sulle dipendenze affettive. Sul sito si potranno trovare diversi passaggi di questo libro e dei successivi scritti, sempre della Norwood.

I libri della Norwood sono i seguenti:

  • Donne che amano troppo
  • Lettere di donne che amano troppo
  • Un pensiero al giorno
  • Guarire coi perchè

In Italia tutte le opere di questa autrice sono Edite da Feltrinelli (vai al link )

—————————————————————————————————————————————–

 

Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo.

Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un’infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.

Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo “sbagliato” per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.

Amare in modo sano è imparare ad accettare e amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno con un uomo “giusto” per noi.

Donne che amano troppo sono molto responsabili, impegante molto seriamente e con successo ma con poca stima di sé; hanno poco riguardo per la propria integrità personale e riversano tutte le loro energie in tentativi disperati di influenzare e controllare gli altri per farli diventare come loro desiderano.

Hanno un profondo timore dell’abbandono; pensano che è meglio stare con qualcuno che non soddisfi del tutto i loro bisogni ma che non le abbandoni, piuttosto che un’uomo più affettuoso e attraente che potrebbe anche lasciarle per un’altra donna.

Molte donne commettono l’errore di cercare un uomo con cui sviluppare una relazione senza aver sviluppato prima una relazione con se stesse; corrono da un uomo all’altro, alla ricerca di ciò che manca dentro di loro; la ricerca deve cominciare all’interno di sé. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perchè quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto.

Dobbiamo guarire dal bisogno di dare più amore di quanto se ne riceva; guarire dal continuare a estrarre amore dal buco vuoto che c’è dentro di noi.

Finchè continuiamo a comportarci così, cercando di sfuggire a noi stesse e al nostro dolore, non possiamo guarire.Più ci dibattiamo e cerchiamo altre vie di scampo, più peggioriamo , mentre cerchiamo di risolvere la dipendenza con l’ossessione. Alla fine, scopriamo che le nostre soluzioni sono diventate i nostri problemi più gravi. Cercando disperatamente un sollievo e non trovandone alcuno, a volte arriviamo sull’orlo della follia.

Ciò che manifestiamo esternamente è un riflesso di ciò che c’è nel più profondo di noi: ciò che pensiamo del nostro valore, del nostro diritto alla felicità, ciò che crediamo di meritare dalla vita.

Quando cambiano queste convinzioni, cambia anche la nostra vita.

LA VIA DELLA GUARIGIONE

-Andare a cercare aiuto

-Considerate la vostra guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualsiasi altra

-Trovate un gruppo di sostegno fatto da vostre pari che vi capiscano

-Sviluppate il vostro lato spirituale con esercizi quotidiani

-Smettete di dirigere e controllare gli altri

-Imparate a non lasciarvi invischiare nei giochi di interazione

-Affrontate coraggiosamente i vostri problemi e le vostre manchevolezze personali

-Coltivate qualsiasi bisogno che debba essere soddisfatto in voi stesse

-Diventate “egoiste”

-Spartite con altre donne quello che avete sperimentato e imparato

-Trovate affermazioni positive da ripetervi più volte nel corso del giornata: hanno il potere di eliminare i pensieri e i sentimenti distruttivi, anche quando la negatività dura da anni.

CARATTERISTICHE DI UNA DONNA GUARITA DALLA MALATTIA DI AMARE TROPPO

-Accetta pienamente se stessa, anche se desidera cambiare qualche aspetto della sua personalità.

Questo amore e rispetto di sé stessa è fondamentale e lei lo alimenta con affetto, e si propone di espanderlo

-Accetta gli altri come sono, senza cercare di cambiarli per soddisfare i suoi bisogni

-E’ consapevole dei suoi sentimenti e del suo atteggiamento verso ogni aspetto della vita, compresa la sessualità

-Ama tutto di se stessa: la sua personalità, il suo aspetto, le sue convinzioni e i suoi valori, il suo corpo, i suoi interessi e i suoi talenti. Valorizza sé stessa invece di cercare di trovare il senso del proprio valore in una relazione

-La sua autostima è abbastanza profonda da consentirle di apprezzare il piacere di stare insieme ad altre persone e preferisce uomini che siano a posto così come sono. Non le necessita che qualcuno abbia bisogno di lei per avere l’impressione di valere qualcosa

-Si permette di essere aperta e fiduciosa con chi lo merita; non ha paura di lasciarsi conoscere a un livello personale profondo, ma non si espone al rischio di essere sfruttata da chi non ha riguardo per il suo benessere

-Si domanda. “Questa relazione va bene per me? Mi consente di sviluppare tutte le mie possibilità e diventare quello che sono capace di essere?”

-Quando una relazione è distruttiva, è capace di lasciarla perdere senza sprofondare nella depressione ha una cerchia di amiche che la sostengono e fanno del loro meglio per vederla uscire da una crisi.

-Apprezza più di ogni altra cosa la propria serenità; tutte le lotte, le tragedie e il caos del passato hanno perso il loro fascino; ha un atteggiamento protettivo verso sé stessa, la sua salute e il suo benessere.

-Sa che una relazione, per poter funzionare, deve essere tra due patner che condividono valori, interessi e fini, e che siano entrambi capaci di intimità.

-Sa anche di essere degna del meglio che la vita può offrirle.

AFORISMI TERAPEUTICI di ROBIN NORWOOD

Siamo in grado di dedicarci da sole amore e attenzioni: non è necessario aspettare, inerti, che arrivi un uomo a dispensarceli.

Cercare di guarire dalla dipendenza relazionale (o da qualsiasi altra forma di dipendenza) senza fede è come camminare in salita, all’indietro, su tacchi a spillo.

Se stiamo realmente guarendo, non telefoniamo certo a un uomo per dirgli che non abbiamo più intenzione di parlargli.

Il nostro compito su questa terra è di crescere, imparare e aprire gli occhi.

Non praticare la propria dipendenza richiede uno sforzo maggiore del semplice ripetere a se stesse di cambiare.

Quando le persone stanno veramente cercando di cambiare, non perdono tempo a parlarne. Sono troppo occupate nel farlo.

Il vero cambiamento richiede una resa che è simile, per certi versi, a una crocifissione.

La vita consiste, dopotutto, nel prendere coscienza e crescere. Rendiamo questi processi più dolorosi perché non li accettiamo di buon grado.

La guarigione ci permette due doni: la qualità della nostra vita migliorerà e saremo davvero d’aiuto.

Recupero significa scegliere solo ciò che favorisce la vostra serenità e il vostro benessere.

Amare se stesse abbastanza da vincere la dipendenza è un prerequisito essenziale per amare un’altra persona.

Il vero recupero avviene quando smettiamo di situare il problema fuori di noi e dentro qualcun altro.

Per superare il rancore, all’altra persona augurate solo il bene e pregate perché lo raggiunga

Quando proviamo invidia, siamo preda dell’errata convinzione che in questo mondo non vi sia bene sufficiente per tutti.

Riceviamo quel che auguriamo agli altri, dunque augurate tutto il bene possibile!

Qualsiasi comportamento tra esseri umani che non sia onesto, aperto e affettuoso, affonda le sue radici nella paura.

Di solito gli uomini temono maggiormente di essere soffocati dalla partner, mentre le donne hanno più paura di essere abbandonate.

Quando le nostre ferite non sono ancora rimarginate, tendiamo ad essere pericolose.

Uomini e donne con problemi relazionali tirano su figli e figlie destinati a soffrire allo stesso modo.

L’amore per una persona ha in sé la stabilità emotiva non il disordine.

La capacità di amare un’altra persona sboccia da un cuore pieno, non da uno vuoto.

Ogni giorno, guardatevi allo specchio, dite il vostro nome e aggiungete: “Ti voglio bene e ti accetto esattamente per quello che sei”.

Se qualcosa non va bene per noi, in realtà non va bene per nessun altro.

Se davvero siete sulla via del recupero dell’amare troppo, sappiate di essere un miracolo.

Dovete considerare l’eventualità che, una volta smesso di amare troppo, la vostra relazione possa finire.

E’ attraverso il perdono che impariamo la lezione per la quale la nostra anima ha scelto questa esistenza.

La dipendenza relazionale è il tipo di dipendenza che viene maggiormente idealizzato.

Noi tutte tendiamo a rimuovere ciò che è troppo doloroso da accettare o troppo spaventoso da immaginare.

Se tutto ciò che abbiamo fatto sinora avesse davvero funzionato, non avremmo bisogno di guarire.

Il dolore è il più saggio dei consiglieri che bussa alla nostra porta.

Alcuni rapporti caratterizzati da forte dipendenza sono tra persone dello stesso sesso.

Una delle caratteristiche primarie dell’amare troppo è un’assoluta dipendenza, spesso mascherata da forza apparente.

Imparate a vivere evitando di concentrarvi su un uomo come la fonte o la soluzione di tutti i vostri problemi.

Per molte di noi la chiave della guarigione sta nell’imparare a fare esattamente il contrario di ciò che abbiamo sempre fatto.

Quando rinunciamo a fare la nostra parte di battaglia, la battaglia è perduta.

Non fate minacce che non siete in grado di mettere in pratica; anzi, meglio non farne affatto.

RELAZIONE CON UN BORDERLINE

Condividi

Il disturbo bordeline di personalità è secondo il DSM IV un disturbo di personalità, cioè un disagio che investe le aree più importanti della vita di una persona, essendo insito nella personalità del paziente. E’ un disturbo molto diffuso, circa il 3% della popolazione ne soffre, con prevalenza nel sesso femminile e si sviluppa generalmente nell’infanzia o in adolescenza con un decorso solitamente cronico.
E’ soprattutto la la dimensione affettivo relazionale di chi ne è affetto ad esserne investita. Infatti i bordeline non riescono a stabilire rapporti affettivi profondi e stabili nel tempo, a causa di una mancanza d’identità che li spinge a creare rapporti problematici e distruttivi, soprattutto per chi entra in contatto con loro.
Nel soggetto bordeline l’immagine di sè varia rapidamente, con continui e repentini cambiamenti dei loro valori, delle aspirazioni, degli obiettivi che si pongono. I progetti di lavoro, i partners e gli amici che scelgono, persino la loro identità sessuale possono essere diversi nel corso della stessa giornata. Il loro tratto distintivo è l’impulsività: spendono molto, cambiano spesso partner sessuale, di frequente abusano di sostanze stupefacenti, giocano d’azzardo, guidano in maniera spericolata, ingeriscono grandi quantità di cibo, manifestano una rabbia intensa e immotivata che li spinge a coinvolgersi in litigi di vario tipo. Il tutto per colmare un’enorme voragine, un sentimento di vuoto senza tregua a cui non riescono a dare un senso. Fra gli atti estremi si può essere anche il suicidio.
A questo disturbo si associano spesso problematiche di ansia, instabilità dell’umore che va dal depresso al maniacale, timori ipocondriaci e, in situazioni di particolare stress emotivo. Possono essere presenti anche sintomi psicotici transitori, quali deliri paranoidi o idee bizzarre e inusuali.
Ma come già detto è soprattutto l’aspetto relazionale a risentirne maggiormente di tale disturbo. Chi stabilisce una relazione intima con un borderline, sia esso un amico, un partner o un genitore, vengono trascinati in un vortice di emozioni contrastanti che oscillano tra la rabbia e il senso di colpa, in un continuo circolo vizioso difficile da chiudere.
Da premettere che il borderline non si rende conto delle sue modalità inaccettabili e del male che sta facendo alla persona cara. Quasi sempre, non è consapevole di avere un problema.
Un borderline sceglie solitamente le persone a cui legarsi tra quelle più fragili, o molto legate a loro da vincoli di affetto (la madre, una persona che li ama); quindi li attira a sè: può sedurli mostrandosi molto amorevole, dimostrando sentimenti esagerati che non prova, drammatizza eventi e aspetti della sua vita al fine di manipolare chi gli si avvicina, cambia repentinamente umore e opinioni.
Quando un’altra persona si lega a lui, il borderline lo idealizza e lo fa sentire l’essere più importante del mondo; contemporaneamente gli fa il vuoto intorno, allontanando tutte le persone significative per l’altro in modo da tenerlo solo per lui, anche con la menzogna e l’inganno. Già nei primi incontri il borderline fa al partner richieste assurde: gli chiede di trascorrere molto tempo insieme, di fare cose e progetti destinate a coppie di lunga data. E l’altro, inizialmente gratificato dall’adorazione che riceve dal borderline, cade nella rete. Quando poi comincia a vedere le prime incongruenze e si ribella, incontra la protesta del borderline che continuando a manipolarlo lo fa sentire talmente in colpa da spingere l’altro a tornare sui suoi passi e a biasmarsi. Dall’idealizzazione il borderline passa alla svalutazione più estrema: la minima disattenzione del partner spinge il paziente ad accusare l’altro di trascurarlo, di non essere abbastanza presente, di averlo abbandonato. Così per il partner del borderline, s’instaura un’altalena di sentimenti che lo fa dondolare tra la rabbia e il senso di colpa, sempre più isolato dagli altri e incapace di uscire dalla trappola: è la co-dipendenza.
Il borderline farebbe di tutto per evitare l’abbandono, perchè sente che non può tenersi in piedi senza una persona cara che si prenda cura di lui. Sono gli altri a dare senso alla sua vita. Se il partner di un borderline paventa una separazione anche breve il borderline manifesta un’angoscia devastante o un furore disperato, fino a minacciare o a mettere in atto comportamenti eteroaggressivi o autoaggressivi come farsi del male in vario modo o tentativi di suicidio. Vivere sereni con un borderline è pressochè impossibile: il partner dovrebbe essere a disposizione sempre, non criticarlo mai e sottostare a regole rigide e inaccettabili. In poche parole dovrebbe imparare a “camminare sulle uova”. Manifestano infatti scarsa empatia, non considerando che l’altro può avere come loro dei bisogni o dei problemi.
E’ possibile uscire da tale relazione malata solo prendendo consapevolezza da parte sia del bordeline che di chi lo subisce che nella loro relazione è presente un ‘terzo’ che è la patologia descritta. Dopo tale consapevolezza è possibile intraprendere una terapia individuale e/o di coppia.
Dott. Roberto Cavaliere 

DISTURBI PSICHIATRICI E PROBLEMATICHE AFFETTIVE

Condividi

Troviamo diverse analogie fra alcune delle problematiche trattate dal sito e i disturbi diagnosticati dal DSM-IV-TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano.). Riporto le varie categorie diagnostiche interessate, a mio parere, al solo scopo informativo e non certo per volere “patologicizzare” le problematiche affettive e relazionali

 

DISTURBO D’ANSIA DI SEPARAZIONE

I criteri diagnostici per il Disturbo d’Ansia di Separazione sono i seguenti:

Ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva che riguarda la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato, come evidenziato da tre (o più) dei seguenti elementi:

  1. malessere eccessivo ricorrente quando avviene la separazione da casa o dai principali personaggi di attaccamento o quando essa è anticipata col pensiero
  2. persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita dei principali personaggi di attaccamento, o alla possibilità che accada loro qualche cosa di dannoso
  3. persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento spiacevole e imprevisto comporti separazione dai principali personaggi di attaccamento (per es., essere smarrito o essere rapito)
  4. persistente riluttanza o rifiuto di andare a scuola o altrove per la paura della separazione
  5. persistente ed eccessiva paura o riluttanza a stare solo o senza i principali personaggi di attaccamento a casa, oppure senza adulti significativi in altri ambienti
  6. persistente riluttanza o rifiuto di andare a dormire senza avere vicino uno dei personaggi principali di attaccamento o di dormire fuori casa
  7. ripetuti incubi sul tema della separazione
  8. ripetute lamentele di sintomi fisici (per es., mal di testa, dolori di stomaco, nausea o vomito) quando avviene od è anticipata col pensiero la separazione dai principali personaggi di attaccamento.
  1. La durata dell’anomalia è di almeno 4 settimane.
  2. L’esordio è prima dei 18 anni.
  3. L’anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, scolastica (lavorativa), o di altre importanti aree del funzionamento.
  4. L’anomalia non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo, di Schizofrenia, o di un altro Disturbo Psicotico e, negli adolescenti e negli adulti, non è meglio attribuibile ad un Disturbo di Panico con Agorafobia

 

DISTURBO DELIRANTE

Nella sezione del disturbo delirante troviamo, secondo il DSM IV, i seguenti disturbi

Deliri non bizzarri (cioè, concernenti situazioniche ricorrono nella vita reale, come essere inseguito, avvelenato, infettato, amato a distanza, tradito dal coniuge o dall’amante, o di avere una malattia) che durano almeno un mese.

    1. Il Criterio A per la Schizofrenia non è risultato soddisfatto.
      Nota: Nel Disturbo Delirante possono essere presenti allucinazioni tattili o olfattive se sono correlate al tema delirante.
    2. Il funzionamento, a parte per quanto consegue al(ai) delirio(i), non risulta compromesso in modo rilevante, e il comportamento non è eccessivamente stravagante o bizzarro.
    3. Se gli episodi di alterazione dell’umore si sono verificati in concomitanza ai deliri, la loro durata totale è stata breve relativamente alla durata dei periodi deliranti.
    4. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco), o a una condizione medica generale.

Il tipo di Disturbo Delirante è definito in base al tema delirante prevalente:

  • Tipo Erotomanico: convinzione delirante che un’altra persona, generalmente di rango superiore, sia innamorata del soggetto.
  • Tipo di Grandezza: convinzione delirante del soggetto di avere un esagerato valore, potere, conoscenze, o una speciale identità, o una speciale relazione con una divinità o con una persona famosa.
  • Tipo di Gelosia: convinzione delirante del soggetto che il proprio partner sessuale sia infedele.
  • Tipo di Persecuzione: convinzione delirante del soggetto di essere in qualche modo trattato male (lui stesso o qualche persona intima).
  • Tipo Somatico: convinzione delirante del soggetto di avere un qualche difetto fisico o malattia.
  • Tipo Misto: convinzioni deliranti caratteristiche di più di uno dei tipi sopra menzionati, ma senza prevalenza di alcun tema.
  • Tipo Non Specificato.

 

DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITÀ

I criteri diagnostici per questo tipo di disturbo sono i seguenti:

A Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1. ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni
  2. ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita
  3. ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione.
    Nota:Non includere timori realistici di punizioni
  4. ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia)
  5. può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli
  6. si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso
  7. quando termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto
  8. si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.

 

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ

I criteri diagnostici per questo tipo di disturbo sono i seguenti: 

A Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1. sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono.
    Nota:Non includere i comportamenti suicidari o automutilanti considerati nel Criterio 5.
  2. un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
  3. alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili.
  4. impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate).
    Nota:Non includere i comportamenti suicidari o automutilanti considerati nel Criterio 5.
  5. ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante.
  6. instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni).
  7. sentimenti cronici di vuoto.
  8. rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici).
  9. ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

 

DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITÀ
I criteri diagnostici per questo tipo di disturbo sono i seguenti:

A Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1. ha un senso grandioso di importanza (per es., esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza una adeguata motivazione)
  2. è assorbito da fantasie di illimitati successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale
  3. crede di essere “speciale” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata
  4. richiede eccessiva ammirazione
  5. ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative
  6. sfruttamento interpersonale, cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi
  7. manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri
  8. è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino

mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it