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IL DESIDERIO DELL’ AMORE ETERNO

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IL DESIDERIO DELL’ AMORE ETERNO
“«S’agapò tora ke tha s’agapò pantote».
«Cosa significa?»
«Significa: ti amo ora e ti amerò per sempre».
«Ripetilo.» (Lo ripete sottovoce)
«E se non fosse così?»
«Sarà così».
Tento un ultima vana difesa: «Niente dura per sempre, Alekos. Quando tu sarai vecchio e…»
«Io non sarò mai vecchio»
«Si che lo sarai, un celebre vecchio con i baffi bianchi»
«Io non avrò mai i baffi bianchi. Nemmeno grigi».
«Li tingerai?»
«No, morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre».”

💙 Questo brano di Oriana Fallaci presenta un dialogo intenso e ricco di implicazioni psicologiche, esplorando dinamiche di amore, paura e negazione della mortalità.

1. Il bisogno di rassicurazione
La richiesta di ripetere “Ti amo ora e ti amerò per sempre” sottolinea un desiderio di sicurezza e di conferma. Questo gesto è emblematico di una vulnerabilità emotiva: l’amore, per sua natura, implica un rischio di perdita e la necessità di ancorarsi a certezze, anche quando sono solo verbali. La ripetizione diventa quindi un rituale consolatorio.

2. La paura dell’impermanenza
L’affermazione “Niente dura per sempre” introduce una prospettiva razionale, quasi difensiva, che cerca di prepararsi all’inevitabilità del cambiamento Chi pronuncia questa frase potrebbe temere l’amore proprio perché lo percepisce come fragile, soggetto alla mutevolezza del tempo e delle circostanze. È una forma di autodifesa psicologica: accettare fin da subito l’idea della fine per renderla meno dolorosa.

3. La negazione della vecchiaia
Alekos respinge con forza l’idea del tempo che passa, dichiarando: “Io non sarò mai vecchio”. Questo rifiuto può essere interpretato come un meccanismo di difesa contro la paura della decadenza fisica e della perdita di sé. La vecchiaia, associata al declino, è negata per proteggere l’immagine idealizzata di sé che si vuole offrire all’altro. Alekos non vuole essere visto come vulnerabile o mortale, ma eterno e immutabile.

4. Il paradosso della mortalità e dell’amore eterno
La frase finale di Alekos – “Morirò molto prima. E allora sì che dovrai amarmi per sempre” – introduce un paradosso psicologico affascinante. Da un lato, riconosce la propria mortalità, dall’altro trasforma questa consapevolezza in una strategia per garantire l’eternità del sentimento. È come se la morte stessa potesse immortalizzare l’amore, sottraendolo al logorio del tempo.

5. Umorismo e leggerezza come difese
L’elemento ironico – “Li tingerai?” – aggiunge una sfumatura di leggerezza che maschera il peso emotivo del dialogo. L’umorismo diventa un meccanismo per alleviare l’angoscia, per distogliere lo sguardo dalla gravità del tema trattato. Tuttavia, la risposta di Alekos riporta il discorso su un piano profondo, confermando che il suo modo di affrontare l’amore è radicato nella drammaticità.

✅Conclusioni
Il dialogo riflette dinamiche psicologiche universali: il desiderio di eternità nell’amore, la paura del cambiamento e della mortalità, e i meccanismi di difesa usati per affrontare queste paure. Alekos, con la sua negazione del tempo e il suo romanticismo tragico, rappresenta un ideale d’amore assoluto e totalizzante. Il suo interlocutore, invece, incarna un approccio più realistico e razionale, che tenta di proteggersi dall’inevitabile vulnerabilità legata al sentimento amoroso. Questo confronto tra idealismo e razionalità rende il brano estremamente umano e psicologicamente complesso.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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“AD UTRUMQUE PARATUS” : essere pronti ad entrambe le possibilità nelle Relazioni

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“AD UTRUMQUE PARATUS” è una frase latina che significa “preparato per entrambe le cose” o “pronto a entrambe le possibilità”. Può riferirsi a una persona che è preparata ad affrontare due situazioni opposte, come successo o fallimento, vita o morte, pace o guerra, ecc. Indica una disposizione mentale di prontezza e adattabilità in qualsiasi circostanza.
✅Nelle relazioni, la frase “ad utrumque paratus” può essere applicata per descrivere una persona che è mentalmente preparata a gestire sia gli aspetti positivi che negativi di una relazione. Essere pronti “ad entrambe le possibilità” significa accettare che una relazione possa attraversare momenti di gioia e intimità, ma anche sfide, conflitti o persino la fine.
Ad esempio:
➡️In amore: Significa essere disposti a vivere momenti di felicità e a superare difficoltà insieme, accettando sia i giorni sereni che quelli difficili.
➡️Nelle amicizie: Si è pronti a sostenere l’amico nei momenti felici, ma anche a essere presenti durante crisi o litigi.
✅In generale: Essere preparati al cambiamento e non temere l’evoluzione naturale del rapporto, che può migliorare o deteriorarsi.
In sostanza, la frase può rappresentare una maturità emotiva, in cui si affrontano le relazioni con apertura, consapevolezza e resilienza.

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CHI CONOSCE L’AMORE E CHI CERCA L’AMORE

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CHI CONOSCE L’AMORE E CHI CERCA L’AMORE si trovano in due mondi interiori profondamente diversi, ma ugualmente preziosi. Entrambi portano con sé visioni uniche sull’amore, che arricchiscono la nostra comprensione di questo sentimento complesso e universale.

💙CHI CONOSCE L’AMORE
Chi conosce l’amore è qualcuno che l’ha vissuto e sperimentato nella sua forma più concreta, che si tratti di un amore duraturo o di una storia significativa. Questa persona non vede più l’amore come un sogno lontano, ma come una realtà fatta di momenti belli e difficili, di soddisfazioni e compromessi. Conoscere l’amore significa avere imparato a dare e ricevere in modo profondo, comprendendo l’importanza della fiducia, della pazienza e del rispetto reciproco. Chi ha questa esperienza ha spesso una visione più pratica e realistica dell’amore: sa che è un lavoro continuo, qualcosa che va nutrito ogni giorno e che può evolvere nel tempo.

Chi conosce l’amore sa anche accettare i difetti, le fragilità e i momenti di crisi, comprendendo che la perfezione è un ideale impossibile e che l’amore vero è fatto di quotidianità e perseveranza. Questa consapevolezza, però, non toglie bellezza al sentimento, ma lo rende più autentico e radicato.

❤️CHI CERCA L’AMORE
Chi cerca l’amore, invece, è spesso guidato da un’immagine più idealizzata, magari nutrita di sogni, racconti e desideri. Non avendo ancora conosciuto l’amore in forma concreta, questa persona si immagina un sentimento assoluto, quasi magico, in grado di portare felicità e completezza. L’amore, per chi lo cerca, è visto come una promessa, un desiderio capace di riempire un vuoto e di dare senso alla propria esistenza. È spesso descritto con termini come “passione travolgente” o “anima gemella”, elementi che caratterizzano un’idea di amore perfetta e idilliaca.

Questa ricerca può avere un lato molto affascinante, perché chi è in attesa dell’amore vive con una curiosità e una speranza che possono essere fonte di ispirazione e creatività. Tuttavia, c’è il rischio che questa visione romantica porti a non accettare la realtà di un amore vero, che è meno perfetto di quanto si possa immaginare, ma non per questo meno prezioso.

✅Due prospettive complementari
In definitiva, chi conosce l’amore e chi lo cerca rappresentano due lati complementari di un’unica medaglia. Chi ha conosciuto l’amore ci offre una visione più matura e consapevole, mentre chi lo cerca ci ricorda l’importanza di mantenere viva la speranza, la curiosità e il desiderio di emozioni nuove. Entrambi i punti di vista contribuiscono a dare all’amore una profondità e una complessità che forse nessuna singola esperienza potrebbe esprimere da sola

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DIFFERENZA TRA “STARE E STO CON LA PERSONA AMATA”

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In senso relazionale e psicologico, la differenza tra “stare con la persona amata” e “sto con la persona amata” può essere molto profonda e riflettere due modi diversi di vivere il rapporto.

✅1. “Stare con la persona amata”:

Questa espressione, essendo più generica, può riflettere una visione dell’amore come concetto ideale o desiderio. È una forma più distaccata e suggerisce una dimensione ispirazionale o teorica.

Da un punto di vista psicologico, può implicare che l’idea di essere con la persona amata sia qualcosa a cui si aspira o che si considera importante in generale. Non parla tanto di una realtà vissuta ma piuttosto di un bisogno o desiderio di unione e amore.

Relazionalmente, potrebbe anche sottintendere una dimensione potenzialmente insoddisfatta o insoddisfacente, come se l’individuo cercasse ancora un equilibrio o una pienezza nel rapporto. Potrebbe esserci il rischio di idealizzare il concetto di relazione, pensando a “stare con la persona amata” più come un’idea che una realtà concreta.

✅2. “Sto con la persona amata”:

In questo caso, l’espressione è molto più concreta e immediata, indicando che si vive realmente, qui e ora, il rapporto con la persona amata.

Psicologicamente, implica un coinvolgimento attivo e consapevole. Chi dice “sto con la persona amata” si sente presente e partecipe in quella relazione, e questo suggerisce che il legame è vissuto e riconosciuto, non solo immaginato.

Dal punto di vista relazionale, questa espressione sottintende un livello di impegno e reciprocità che va oltre l’idealizzazione. Chi “sta con la persona amata” accetta l’altro con i suoi pregi e difetti e vive realmente la relazione. C’è un senso di accettazione del quotidiano, delle difficoltà e dei compromessi che un rapporto comporta.

✅In sintesi:

➡️”Stare con la persona amata” può indicare un desiderio o una visione idealizzata della relazione, in cui il legame è più aspirato che realmente vissuto.

➡️”Sto con la persona amata” riflette una realtà concreta e consapevole, in cui l’individuo si sente effettivamente presente e partecipe, accettando i compromessi e l’impegno della relazione.

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LA CONCEZIONE DELL’ AMORE IN KIERKEGAARD

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La concezione dell’amore in Søren Kierkegaard è profondamente legata alla sua filosofia esistenziale e religiosa. Kierkegaard esplora l’amore in vari contesti, inclusi l’amore romantico, l’amore per il prossimo e l’amore per Dio. Ecco i punti chiave della sua visione:

1. Amore estetico (amor romantico): Nel suo stadio estetico dell’esistenza, Kierkegaard descrive l’amore romantico come una forma di amore immediato e sensuale, spesso caratterizzato da passione e desiderio. Questo tipo di amore può essere intenso ma anche fugace e soggetto a cambiamenti. È spesso guidato dalle emozioni e dalla ricerca del piacere personale.

2. Amore etico: Il passaggio allo stadio etico rappresenta un’evoluzione verso un amore più maturo e impegnato. Qui, l’amore è visto come una responsabilità e un dovere, basato sulla decisione e sull’impegno a lungo termine. L’amore etico implica fedeltà, sacrificio e la volontà di lavorare per il bene dell’altro.

3. Amore religioso (caritas o agape): Nel suo stadio religioso, Kierkegaard approfondisce l’amore cristiano, che egli vede come il più alto e puro tipo di amore. Questo amore è caratterizzato dalla carità e dall’amore incondizionato per il prossimo, ispirato dall’amore di Dio. Kierkegaard insiste sull’importanza di amare il prossimo come un’espressione della propria fede religiosa e del proprio rapporto con Dio.

4. Amore per Dio: Per Kierkegaard, l’amore per Dio è il fondamento di tutti gli altri tipi di amore. Amare Dio implica una relazione personale e diretta con il divino, caratterizzata da fiducia, devozione e obbedienza. Questo amore trascende tutte le altre forme di amore e le rende possibili e autentiche.

5. La dialettica dell’amore: Kierkegaard esplora anche la tensione tra amore umano e amore divino. Egli sostiene che l’amore umano, se non è radicato nell’amore per Dio, può diventare egoistico e possessivo. Solo attraverso l’amore per Dio si può raggiungere un amore autentico e disinteressato per gli altri.

6. Il sacrificio e la rinuncia: Kierkegaard enfatizza il concetto di sacrificio e rinuncia nell’amore. L’amore vero, secondo lui, richiede la capacità di rinunciare ai propri desideri e bisogni per il bene dell’altro. Questo è particolarmente evidente nel suo concetto di “cavaliere della fede,” che è disposto a sacrificare tutto per amore di Dio.

✅In sintesi, Kierkegaard vede l’amore come un percorso evolutivo che inizia con l’amore estetico, passa attraverso l’amore etico, e culmina nell’amore religioso. L’amore più alto e autentico è radicato nella relazione con Dio e si esprime attraverso l’amore incondizionato e il sacrificio per il prossimo.

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LA STORIA E LA TEORIA DEI 3 SCRIGNI IN AMORE

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La “Storia dei tre scrigni” è una famosa parabola presente nell’opera “Il Mercante di Venezia” di William Shakespeare. Questa storia si trova nel contesto della scelta che il personaggio Bassanio deve fare per conquistare la mano di Porzia, un’ereditiera. Il padre di Porzia, prima di morire, aveva stabilito un test per i suoi pretendenti: scegliere tra tre scrigni — uno d’oro, uno d’argento e uno di piombo — quello che contiene il ritratto di Porzia.

✅La Storia dei Tre Scrigni

1. **Scrigno d’Oro**:
– **Iscrizione**: “Chi mi sceglie otterrà ciò che molti uomini desiderano.”
– **Contenuto**: Questo scrigno contiene un teschio con un messaggio che avverte contro l’inganno delle apparenze.

2. **Scrigno d’Argento**:
– **Iscrizione**: “Chi mi sceglie otterrà quanto merita.”
– **Contenuto**: Questo scrigno contiene l’immagine di un buffone con un messaggio che deride la presunzione di chi crede di meritare il premio.

3. **Scrigno di Piombo**:
– **Iscrizione**: “Chi mi sceglie deve dare e rischiare tutto ciò che ha.”
– **Contenuto**: Questo scrigno contiene il ritratto di Porzia, indicando che chi lo sceglie ha diritto alla sua mano.

✅Aspetti Psicologici della Storia

La scelta tra i tre scrigni rappresenta vari aspetti psicologici e filosofici relativi alla natura dell’amore, del desiderio e del merito.

1. **Inganno delle Apparenze**:
– **Scrigno d’Oro**: Simboleggia l’attrazione per le apparenze esteriori e i beni materiali. La scelta dell’oro è un errore perché basata sul desiderio superficiale di ricchezza e bellezza.
– **Lezione**: Questo ci insegna a non lasciarci ingannare dalle apparenze, poiché la vera essenza e il valore delle cose non risiedono nella loro superficie luccicante.

2. **Presunzione del Merito**:
– **Scrigno d’Argento**: Rappresenta la presunzione di meritare qualcosa di grande valore solo perché lo si desidera. La scelta dell’argento è un errore perché implica un senso di diritto e presunzione.
– **Lezione**: Questa scelta ci mette in guardia contro la presunzione e l’arroganza, suggerendo che il vero valore non è determinato da ciò che si crede di meritare.

3. **Valore dell’Umiltà e del Rischio**:
– **Scrigno di Piombo**: Simboleggia l’umiltà, il sacrificio e la volontà di rischiare tutto per ciò che si desidera veramente. La scelta del piombo è corretta perché richiede di guardare oltre le apparenze e di apprezzare il vero valore.
– **Lezione**: Questo scrigno ci insegna che il vero amore e i valori profondi richiedono umiltà, sacrificio e la capacità di andare oltre le apparenze superficiali.

✅Implicazioni Psicologiche

1. **Valutazione del Carattere**:
– La scelta del piombo da parte di Bassanio dimostra la sua capacità di guardare oltre le apparenze e di apprezzare il valore intrinseco di Porzia, suggerendo un carattere saggio e ponderato.

2. **Riconoscimento dei Valori Interiori**:
– La storia enfatizza l’importanza di riconoscere e apprezzare i valori interiori piuttosto che quelli esteriori, un tema centrale nelle relazioni umane e nell’amore autentico.

3. **Conseguenze delle Scelte**:
– La parabola illustra come le scelte basate su superficialità e presunzione portino a risultati negativi, mentre quelle fondate su umiltà e genuinità portino a ricompense vere e durature.

4. **Sacrificio e Impegno**:
– Il messaggio “Chi mi sceglie deve dare e rischiare tutto ciò che ha” sottolinea che il vero amore e il vero valore richiedono sacrificio e impegno, insegnando che le cose di grande valore spesso richiedono un prezzo da pagare.

✅ Conclusione

La storia dei tre scrigni in “Il Mercante di Venezia” di Shakespeare è una parabola ricca di significati psicologici e morali. Essa esplora temi come l’inganno delle apparenze, la presunzione, l’umiltà e il valore del sacrificio. Attraverso questa storia, Shakespeare ci invita a riflettere sulle nostre scelte e su ciò che consideriamo veramente prezioso, enfatizzando l’importanza di guardare oltre la superficie per trovare il vero valore nelle persone e nelle relazioni.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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LASCIA ANDARE NELLE RELAZIONI

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LASCIA ANDARE…
le persone che non sono pronte ad amarti.
Questa è la cosa più difficile che dovrai fare nella tua vita e sarà anche la più importante.
Smetti di avere conversazioni difficili con persone che non vogliono cambiare. Smettila di essere presente per le persone che sono indifferenti alla tua presenza.
So che il tuo istinto è fare del tuo meglio per essere apprezzata da chi ti circonda, ma è un impulso che ti ruba tempo, energia, salute mentale e fisica.
Quando inizi a lottare per una vita con gioia, interesse e impegno, non tutti saranno pronti a seguirti in quel luogo.
Ciò non significa che devi cambiare chi sei, significa che devi lasciare andare le persone che non sono pronte ad accompagnarti.
Se sei esclusa, insultata, dimenticata o ignorata dalle persone a cui dedichi tempo, non ti stai facendo un favore continuando a offrire loro la tua energia e la tua vita.
La verità è che non sei per tutti e tutti non sono per te.
Questo è ciò che rende così speciali gli incontri con persone con cui hai amicizia o amore reciproci. Saprai quanto è prezioso perché hai sperimentato ciò che non è.
Più tempo passi cercando di farti amare da qualcuno che non ne è capace, più tempo sprechi privandoti della possibilità di quella connessione con qualcun altro.
Ci sono miliardi di persone su questo pianeta e molte di loro si trovano con te al tuo stesso livello di vibrazione e condividono la direzione in cui anche tu stai andando.
Più a lungo rimani piccola, invischiata nella familiarità delle persone che ti usano come un cuscino, un’opzione di secondo piano, un terapista e una guida per il loro lavoro emotivo, più a lungo ti tieni fuori dalla comunità che desideri.
Forse se smetti di apparire, sarai meno cara.
Forse ti dimenticheranno completamente.
Forse se smetti di provarci, la relazione cesserà.
Forse se smetti di inviare messaggi, il tuo telefono rimarrà buio per giorni e settimane.
Forse se smetti di amare qualcuno, l’amore tra di voi si scioglierà.
Questo non significa che tu abbia rovinato una relazione. Significa che l’unica cosa che teneva la relazione era l’energia che tu e solo tu mettevi dentro di lei.
Questo non è amore, è attaccamento.
Quando ti renderai conto di questo, inizierai a capire perché sei così ansiosa quando passi il tuo tempo con persone che non ti corrispondono e in lavori o luoghi o città che non ti convengono.
Inizierai a renderti conto che la cosa più importante che puoi fare per la tua vita, per te stessa e per tutti quelli che conosci è proteggere la tua energia più ferocemente di qualsiasi altra cosa.
Fai della tua vita un rifugio sicuro in cui dai il permesso di entrare solo alle persone che possono prendersene cura, sentirti e connettersi a te.
È il tuo lavoro renderti conto che sei TU l’amore della tua vita, e finalmente incarnare dentro di te, l’amore che pensi di meritare.
Decidi che meriti una vera amicizia, un vero impegno e un amore completo con le persone che sono sane e prospere.
Allora aspetta solo per un attimo e guarda quanto velocemente tutto inizia a cambiare.
(Anthony Hopkins)

Dott. Roberto Cavaliere  Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa).

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L’ AMORE CI TRASCINA IN UN UNIVERSO INSOLITO

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Confesso che la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell’amore, strana ossessione che fa sì che questa stessa carne, della quale ci curiamo tanto poco quando costituisce il nostro corpo, preoccupandoci unicamente di lavarla, di nutrirla, e fin dov’è possibile – d’impedirle che soffra, possa ispirarci una così travolgente sete di carezze sol perché è animata da una individualità diversa dalla nostra, e perché è dotata più o meno di certi attributi di bellezza su i quali, del resto, anche i giudici migliori son discordi. Di fronte all’amore, la logica umana è impotente, come in presenza delle rivelazioni dei Misteri: non s’è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre ravvisato nell’amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il segreto e sacro s’incontrano. E per un altro aspetto ancora, l’espressione sensuale si può paragonare ai Misteri, in quanto il primo contatto appare al non iniziato un rito più o meno pauroso, violentemente diverso dalle funzioni consuete del sonno, del bere e del mangiare, oggetto di scherno, di vergogna o di terrore. L’amore, non altrimenti della danza delle Menadi e del delirante furore dei Coribanti, ci trascina in un universo insolito, ove in altri momenti è vietato avventurarci, e dove cessiamo di orientarci non appena l’ardore si spegne e il piacere si placa. Avvinto al corpo amato come un crocifisso alla sua croce, ho appreso sulla vita segreti che ormai si dileguano nei ricordi, per opera di quella stessa legge che impone al convalescente guarito di dimenticare le verità misteriose del suo male; al prigioniero, una volta libero, di obliare la tortura, e al trionfatore la gloria, quando l’ebbrezza del trionfo è svanita.
A volte, ho sognato di elaborare un sistema di conoscenza umana basata sull’erotica: una teoria del contatto, nella quale il mistero e la dignità altrui consisterebbero appunto nell’offrire al nostro Io questo punto di riferimento d’un mondo diverso. In questa filosofia, la voluttà rappresenterebbe una forma più completa, ma anche più caratterizzata dei contatti con l’Altro, una tecnica in più messa al servizio della conoscenza del non Io. Anche nei rapporti più alieni dai sensi, l’emozione sorge o si attua proprio nel contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone una supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti, la piaga detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali e più anodini si istituiscono attraverso questo sistema di segnali del corpo.
[…] Con la maggior parte degli esseri umani, i più lievi, i più superficiali di questi contatti, bastano o persino superano l’attesa; ma se essi si ripetono, si moltiplicano attorno a un unico essere sino ad avvolgerlo interamente; se ogni particella del colpo umano si impregna per noi di tanti significati conturbanti quante sono le fattezze del suo volto; se un essere solo, anziché ispirarci tutt’al più irritazione, piacere o noia, ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema, se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo, e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi, ecco verificarsi il prodigio sorprendente, nel quale ravviso ben più uno sconfinamento dello spirito nella carne che un mero divertimento di quest’ultima».
Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”, da: “Animula vagula blandula”

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PERCHE’ T’INNAMORI ?

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Il brano riportato di seguito sintetizza una serie di motivazioni sul perchè scatta l’innamoramento in una persona. 

Provate ad identificarvi in una di queste motivazioni o ad aggiungerne una personale non contemplata nel brano.

TI INNAMORI PERCHÉ…
sei giovane, perché stai invecchiando, perché sei vecchio; perché comincia la primavera, perché comincia l’autunno; perché hai troppa energia, perché sei stanco;
L’esperienza dell’amore è talmente universale che sembra priva di mistero.
“Sei diverso. Sei un’eccezione. Non somigli a nessun altro”. Tutti gli innamorati hanno detto queste parole…
Ami per sfidare un marito o una moglie, per sfidare i tuoi genitori, per opposizione agli amici e a un ambiente, per sfidare tutti coloro che ti hanno contrastato in qualche modo.
L’amore non avrebbe la sua cupa violenza se non fosse sempre, all’inizio, una specie di vendetta: contro una società chiusa alla quale puoi a un tratto appartenere; contro un paese straniero nel quale puoi a un tratto mettere radici; contro una cerchia provinciale dalla quale puoi ad un tratto fuggire.
L’amore ci coglie sovente di sorpresa. Soltanto quando incontriamo l’uomo, la donna che soddisfa la nostra aspettativa quell’aspettativa si rivela a noi.
L’amore non nasce quando la vita colma i tuoi desideri, né quando ti schiaccia, ma si presenta soltanto a coloro che, apertamente o in segreto, desiderano un cambiamento. È allora che ti aspetti l’amore e ciò che l’amore porta: Attraverso un’altra persona un mondo nuovo ti viene rivelato e donato.
Esplorare un paese ignoto è una fatica, ma possederlo attraverso l’amore di un seducente straniero è un miracolo. In questo caso, come in molti altri, l’amore è una meravigliosa scorciatoia….Ciò che ti aspetti dalla persona amata dipende dalla tua infanzia, dal tuo passato, dai tuoi progetti, dall’intero contesto della tua vita. Puoi cercare qualcosa di molto specifico: un padre, un bambino, un’anima gemella; la sicurezza, la verità; un’immagine esaltata di te stessa. O il tuo bisogno può essere ambiguo, indefinito o addirittura infinito. Puoi volere qualcos’altro, qualsiasi cosa purché tu non l’abbia.
Il solo fatto che un uomo – o una donna – ti sfugga può bastare: cominci a proiettare su di lui tutte le qualità che cerchi nell’Altro.
D’altro canto puoi essere affascinato dal fascino che eserciti su qualcuno, dall’immagine abbagliante che ti dà di te. È la trappola del narcisismo. I masochisti e tutti coloro che hanno scelto la disfatta cadono in un’altra trappola: amano coloro ai quali sono indifferenti. Puoi infatti amare non solo per la gioia di amare o per la gloria di essere amato, ma talvolta anche per la lacerante amarezza di non essere amato.
E qui ritorno al punto di partenza. Perché ci s’innamora? Nulla di più complesso: perché è inverno, perché è estate; per eccesso di lavoro o per troppo tempo libero; per debolezza, per forza, per bisogno di sicurezza, per amore del pericolo; per disperazione, per speranza; perché qualcuno non ti ama, perché qualcuno ti ama.
(Simone de Beauvoir – Quando tutte le donne del mondo)

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COSA SIGNIFICA AMARE E RIFIUTARE NELLE RELAZIONI

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I discepoli discussero a lungo sulla definizione della parola “amare”. Alla fine chiesero al Maestro:
– Cosa significa amare?
Il Maestro sorrise, poi disse:
– Amare significa accettare.
– E non amare?
– Non amare significa rifiutare.
I discepoli si accontentarono della risposta e andarono a fare le meditazioni quotidiane. Ma uno di loro rimase insoddisfatto della risposta e tornò a chiedere al Maestro:
– Ma io perché non accetto? Perché rifiuto?
– La domanda corretta è: che cos’è che rifiuti, figlio mio?
– Allora… che cosa rifiuto? – ripeté il discepolo inquieto.
Il Maestro spiegò:
– Rifiuti le persone che hanno caratteristiche che hai anche tu, dentro di te, ma non le accetti. Quello che rifiuti in te, lo rifiuti anche nelle altre persone.
Il discepolo domandò perplesso:
– Allora, se accettassi completamente me stesso, accetterei tutti?
– Esatto.
Poi il Maestro aggiunse:
– Se amassi completamente te stesso, riusciresti ad amare tutti.

Tratto da “Guida Zen alla Felicità” di Ri-En-Tsi

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

Possibilità di effettuare consulenze via Skype e telefoniche

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